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Michele Santoro devericorrere al webper avvisare i telespettatori del suo ritorno in tv. “Cari amici, sono di nuovo costretto a chiedere il vostro aiuto”, così comincia l’appello che il conduttore lancia attarverso il sito internet della trasmissione (www.annozero.rai.it) “Giovedì 23 settembre alle ore 21 è prevista la partenza di Annozero ma la redazione è tornata al lavoro da poche ore e con grande ritardo, i contratti di Travaglio e Vauro non sono ancora stati firmati e lo spot che abbiamo preparato è fermo sul tavolo del Direttore Generale“.
“Tuttavia – continua Santoro – se non ci sarà impedito di farlo, noi saremo comunque in onda giovedì prossimo e con me ci saranno come sempre Marco e Vauro. Vi prego, come avete fatto con Rai per una Notte, di far circolare tra i vostri amici e tra le persone con cui siete in contatto questo mio messaggio avvertendoli della data d’inizio del programma”. Fonte:Ilfattoquotidiano
Una riflessione su alcuni temi trattati dall’emittente di Stato Rai che ormai ha toccato il fondo e non le resta altro che scavare, stendersi e farsi seppellire. A parte Annozero il resto è scadente. Dalla Setta che parla di quanto è invidiato Berlusconi(contornata da tanti lacchè pronti a dire la loro) a Bruno Vespa che invece di trattate argomentazioni importanti e attuali si rifugia come suo solito dietro delitti irrisolti.
La Corte d’Appello di Roma, sezione lavoro, ha respinto il ricorso della Rai contro Michele Santoro, confermando la sentenza di primo grado sia per la parte che riguarda il risarcimento economico che per quella relativa al rispetto della collocazione e del ruolo legato al programma in onda al momento della sospensione. Il Tribunale del lavoro aveva imposto il ritorno in video di Santoro dopo leditto bulgaro, con il quale veniva tolto dal video per oltre due anni. La Rai aveva fatto il ricorso in appello, contestando che la sentenza avrebbe inciso sull’autonomia imprenditoriale dell’azienda.
Il ricorso oggi è stato respinto, con la decisione della Corte d’Appello di Roma sezione lavoro, presidente Ermanno Cambria, relatore Donatella Casablanca.
”Con la sentenza di oggi siamo ad oltre 10 giudici– commenta l’avvocato Domenico D’Amati, legale di Michele Santoro –che danno ragione a Santoro e torto alla Rai. La decisione di oggi e’ una gran bella soddisfazione”.
DAmati ha fatto presente di aver chiesto il rispetto degli accordi contrattuali, disattesi dallazienda in seguito allintervento del Presidente dl Consiglio Berlusconi che aveva ordinato di bandire il giornalista dai teleschermi. Fonte:youtube
Saluti, a lunedì
P.S.-Scusate l’assenza, ma il tempo è risicato. Spero di rimediare dalla prox settimana.
Pubblico insieme a questi tre video, che appartendono alla puntata di Annozero di ierisera (gli altri due sono piú avanti nel post), la lettera aperta a Travaglio redatta dal giornalista Paolo Bernard e la risposta del paladino dagli occhi celesti (con il commento sempre di Bernard). Personalmente devo ancora assimilare tutte queste informazioni, quindi non ho un’opinione precisa riguardo a quello che Bernard dice. Sta di fatto che la presenza di Sgarbi ad Annozero (personaggio improponibile ma non del tutto incoerente) lascia trasparire la volontá di Santoro e Travaglio di ricreare nel loro studio una situazione circense, non tanto per informare quanto per intrattenere il pubblico. La domanda sorge spontanea: fanno anche loro parte, insieme a Grillo, di quella zuppa del supermercato di cui ci parla sempre Ascanio Celestini?
LETTERA APERTA A MARCO TRAVAGLIO DI PAOLO BARNARD
Caro Travaglio, io ho le prove che tu non sei libero. Non mi dilungo, te le espongo in breve e ti assicuro che non sto parlando del fatto che, ad esempio, tu ti rifiuti di parlare di temi come il Signoraggio bancario, nonostante esso sia una piaga aberrante artificiosamente inflitta alla vita di ogni singolo italiano, che ne paga un prezzo altissimo.
No, Marco, parlo di altro. Tu non sei libero perché tu oggi sei una Star; perché sei in prima serata TV ogni settimana e proprio nel luogo dove secondo te “…chi non ha il guinzaglio in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha”; perché sei lì anche tu, col trucco di scena, con i riflettori sparati su di te, col megaschermo dietro le spalle che amplifica il tuo verbo; perché giri l’Italia fra il tripudio dei fans club, che ti adorano; perché sei un’Icona. Tutto questo è Potere, è meravigliosamente forte, è oppio. Una volta assaporato, non se ne può più fare a meno. E allora Marco, quando dovesse capitarti di scorgere qualcosa che non va, e proprio nelle strutture che ti garantiscono quel Potere, quell’inebriante vivere, quel tuo oppio, e intendo una stortura, magari proprio del marcio, un’omertà, o la negazione di un qualsiasi principio morale o di un diritto, tu che faresti Marco? Lo denunceresti? Spareresti cioè un siluro alla base stessa delle fonti della tua inebriante fama? Li manderesti a gambe all’aria assieme a gran parte del tuo status di celebrity? Cioè svergogneresti e denunceresti chi ti trasmette e il loro megaschermo? Chi ti pubblica ogni parola senza fiatare? Chi ti amplifica nelle piazze dei centomila? Chi ti fornisce il tuo oppio? Oppure chiuderesti un occhio? E magari anche tutti e due? Perché lo sai bene come reagirebbero alla tua denuncia: sarebbe rancore, veleno, isolamento per te, cellulari che non ti rispondono più, inviti che non ti arrivano più, amici che, ops, non ci sono più, il tuo volto che scompare dagli schermi e dalla memoria.
Te lo dico io, caro Marco: tu li chiuderai gli occhi. E sai perché? Perché una volta assaporata la fama, lo stradom, e cioè il Potere, non se ne può più fare a meno. Dall’oppio non ci si stacca, dal Potere neppure. Tu non torni Guarino, Staiano, Ferrieri, e cioè uno per cui la TV è un oggetto del salotto, spenta più spesso che no, e non un palcoscenico fondamentale. Tu non torni uno da serate con 23 spettatori a chiacchierare pacatamente di un libro da 2000 copie se va bene, forse due autografi alla coppia di pensionati all’uscita. Tu non potresti più oggi vederti oscurato a 360 gradi e sepolto nella dimenticanza del grande pubblico. Non ce la faresti. E allora ti chiuderai gli occhi all’occorrenza, eccome che li chiuderai, e non sei più libero.
Io non so se ti è già capitato di abdicare così alla tua libertà e alla missione di libero informatore; forse sì, forse non ancora. Ma ti porto un esempio dove questo è già accaduto, accaduto a una persona a te vicina, che tu stimi, a un’altra ‘paladina’ della libera informazione a mezzo stardom: Milena Gabanelli. Come te lanciata da quell’emittente pubblica dove, secondo le tue stesse parole, “ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio ed è pure bravo, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile, ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”. Come te adorata, presente sulle riviste patinate, premi a profusione, fama, tanta… oppio. Ebbene quando nel 2004 Milena Gabanelli si trovò a dover scegliere fra l’adesione al principio sacro della difesa della libertà di informazione, con i rischi tremendi che essa comportava per la sua fulgida carriera, o la difesa di quest’ultima, ella chiuse entrambi gli occhi, senza esitazione, né rimorso, né patema alcuno. E gettò alle ortiche la sua missione di ‘paladina’ del coraggio televisivo, per assecondare proprio le fonti del suo Potere, della sua celebrità, del suo oppio. In collusione con l’editore RAI, partecipò a uno dei peggori casi di Censura Legale che si ricordi, e ancora oggi vi partecipa, ovvero un colpo al cuore della libertà d’informazione in questo Paese. Proprio lei.
Concludo Marco. Con dei nomi e tre domande.
Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie… Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato… Li hai mai visti in prima serata RAI, CBS o FOX, ogni giovedì, tutto l’anno, primo piano, trucco di scena, megaschermo alle spalle?
Sono mai sopravvissuti per 20 anni in RAI, CBS o FOX, scalando i gradini della carriera per poi posizionarsi in prima serata sei mesi all’anno, pubblicità e inserzionisti al seguito, editoriali su riviste di prestigio? Hanno mai tuonato dalle piazze di Roma, New York o Los Angeles, al culmine di tourné teatrali con biglietti prezzati alla Rolling Stones, e fulmineamente impacchettate in Dvd, libri, compilations, pronta vendita su carta di credito?
Sono mai stati tutto questo, Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie, Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato?
No.
Il coraggio di chi è veramente libero porta altrove, lo si trova altrove, mai lì dove sei tu. Pensaci Marco.
LA REPLICA DI MARCO TRAVAGLIO A PAOLO BARNARD Mail di Paolo Barnard al sito:
Come talvolta accade nella vita, la verità si offre da sé. Mi è arrivata la più cristallina conferma che quanto vado dicendo di certi nuovi ‘paladini’ di questa povera Italia è vero. Essi necessitano adulazione, ma una volta sottoposti a critica reagiscono esattamente come i personaggi del Sistema-Potere, quelli cioè che proprio loro così alacremente contestano.
Marco Travaglio non mi ha ovviamente risposto, ma ha replicato a un cittadino che gli chiedeva del caso Censura Legale e di cosa pensasse della mia ‘Lettera aperta’ a lui destinata. Ora leggete:
From: “piero deola” piero.deola@****
To: “travaglio” marco.travaglio@****
Cc :
Date : Wed, 30 Apr 2008 10:23:20 +0200
Subject : Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard
Caro Travaglio
La leggo e la seguo in tutti i modi possibili per la chiarezza di esposizione e per la mancanza di peli sulla lingua. Ricevo però da Barnard l’allegata (Lettera aperta, nda) e sarei anch’io felice se assieme
allo staff di “Anno Zero”, avesse il coraggio, fin quì negato, di trattare la questione Gabanelli/Barnard. Ho piu’ volte scritto alla redazione della trasmissione senza avere riscontro (siamo in un regime democratico o piu’ o meno tutti hanno imparato dal Caimano?). Non mi deluda e dipani questa intricata matassa che doverosamente gli uomini liberi e giusti, come io La intendo, dovrebbero sentire il dovere forte di fare. Con stima Le invio i piu’ cordiali saluti.
Piero Deola
__________
To: “piero.deola” Sent: Thursday, May 01, 2008 2:18 PM
Subject: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard
SONO TUTTE BALLE.
SALVE
MT
__________
From : “piero deola” piero.deola@****
To: marco.travaglio@****
Cc :
Date : Thu, 1 May 2008 15:24:50 +0200
Subject : Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard
Grazie per il riscontro ma non per la frettolosa risposta. In certi casi anche la forma richiede di essere onorata e la sostanza giustificata. Cordialmente Piero Deola
___________
From: To: “piero.deola” Sent: Thursday, May 01, 2008 3:31 PM
Subject: Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard
è che non ho tempo da perdere dietro ai delirii di uno squinternato che mi diffama su internet senza avermi mai visto nè coniosciuto con processi alle intenzioni. ciao m,t
_________
“Sono tutte balle”. Ho fornito le prove nero su bianco in atti giudiziari pubblici della collusione di Milena Gabanelli con la RAI in Censura Legale. Inoltre io e il gruppo di cittadini censurati da Report e da Beppe Grillo abbiamo fornito le prove nero su bianco di quella censura. A montagne. Abbiamo lanciato un allarme perché quei fatti, incontestabili, colpiscono al cuore la libera informazione italiana, e proprio per mano di coloro che si autoproclamano i suoi ultimi bastioni. Ho scritto che “il giorno in cui dovessimo scoprire che ‘Il nemico marcia alla nostra testa’, quello sarebbe il giorno più tragico per le speranze della società civile italiana”.
Marco Travaglio, attento esaminatore di documenti, non ha letto nulla e non si è documentato su nulla in questo caso, e spara sentenze esattamente come faceva Berlusconi quando gli contestavano i suoi misfatti prove alla mano: “Tutte balle”. Questa è ignoranza e tracotanza, Travaglio come Berlusconi, come Ferrara o Feltri. Vedete quanto poco ci vuole a replicare il Sistema?
“I delirii di uno squinternato”. Sono giornalista da quando Travaglio era al liceo. Ho co-fondato Report e ho lavorato in RAI per 14 anni partendo da Samarcanda, poi Report per arrivare a RAI Educational; sono scrittore e saggista pubblicato da alcune delle maggiori testate italiane; sono ideatore e membro di una Consulta presso il Ministero della Salute.
Giovanni Minoli ha detto pubblicamente di me: “Su un giornale e anche su un blog, leggevo di una polemica di un socio fondatore di Report, Paolo Barnard, che è stato sicuramente uno che a Report ha dato tantissimo, che ha fatto la maggior parte delle inchieste di grande successo dei primi anni di Report e anche successivamente. E lui era severo, severo con Milena . Però mi colpiva che un uomo etico come Barnard, una persona che dedica molto del suo tempo, della sua vita, ad assistere i malati terminali, quindi un uomo e una persona che ha un impegno sociale e civile di primissimo ordine, chiedeva conto a Milena del perché è stato abbandonato”.
L’ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo mi ha definito per iscritto “una persona molto stimata nella società civile”.
Giuliano Amato mi ha telefonato per commentare così il mio ‘Per un Mondo Migliore’: “Lei ha finalmente detto ciò che lo fa accadere (il cambiamento, nda). L’ho citata e la citerò”.
Alex Zanotelli ha scritto di me “Ho sempre ammirato il lavoro giornalistico di Paolo Barnard. Penso che le sue puntate su Report siano le più belle del giornalismo italiano”.
Ma soprattutto migliaia di cittadini mi hanno scritto per esprimermi la loro gratitudine e il loro apprezzamento.
Io ho posto a Marco Travaglio una questione che va al cuore dell’etica del nostro mestiere: il rapporto fra fama/potere e libertà di espressione. Lui non mi risponde e mi insulta volgarmente per interposta persona con, di nuovo, una tracotanza impressionante. L’impasto di ignoranza del tema trattato e di arroganza volgare sono in Marco Travaglio, qui, la replica esatta di come hanno sempre reagito i peggiori personaggi del Sistema Potere a chi li criticava o a chi ne esponeva le ipocrisie.
“I processi alle intenzioni”. Sabina Guzzanti ha replicato così alla lettura della mia Lettera aperta a Marco Travaglio: “Tu dici che Marco starà in tv 20 anni? Che si corromperà? Può darsi, ma è un pò prematuro darlo per certo non ti pare? Tua Sabina”.
Le ho risposto: “Marco si è già corrotto. Come fa a stare nel salotto di uno che ha fatto scempio del mandato elettorale di tanti italiani per scendere da Strasburgo (dove ha soggiornato a spese dei cittadini) a riprendersi il suo ‘giocattolo’ preferito? Cos’è un mandato elettorale? Un parcheggio temporaneo? Una cura ricostituente? E costui, cioè Santoro, oggi sta in TV a bacchettare il malcostume della politica (sic). Può Marco dire quanto sopra in faccia a Santoro in diretta ad Anno Zero? Eppure è un fatto, conclamato. Può? Lo ha fatto?
Può Travaglio dire che la sua casa editrice Chiarelettere è diventata il fans club di un magistrato e della magistratura con tanto di striscione e motto sul sito (caso unico in occidente), facendo così a pezzi il più sacro dei principi dei checks and balances nel giornalismo? Può? Lo ha fatto?”.
E aggiungo qui: può Travaglio spiegarci cosa ci sta facendo in prima serata TV dopo aver perentoriamente dichiarato nel 2006 quanto segue:
“In televisione è vietato tutto ciò che è libero, indipendente e autonomo. Perché? Perché non si sa mai cosa può dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si sa mai cosa potrebbe raccontare… Se uno è asservito è controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio. Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha.
Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli più furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto è lungo, ma non c’è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiave, che si occupano di informazione, di attualità, o che si occupano disettori limitrofi, il guinzaglio c’è e lo tiene in mano qualcuno. Poi ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo (sic, nda), non è mica escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”?
Quanto sopra, dovrebbe in un pubblico sano destare una profondissima preoccupazione e molte domande.
Nel mio Considerazioni sul V-day (http://www.disinformazione.it/lettera_paolo_barnard.htm) e nelle mie interviste su Arcoiris TV ho lanciato appelli alla società civile organizzata, cioè all’ultimo residuo di speranza dell’Italia di emergere dal buio. Potete leggerli e ascoltarli, ma ripeto qui alcuni punti fondamentali.
Primo. Non esistono spiriti liberi nel circo delle Star e della fama. La fama dà potere e, una volta acquisito, il suo mantenimento diviene prioritario rispetto alla libertà d’espressione (come dimostrato sopra). Inoltre il potere e la fama inducono spesso a comportamenti meschini. Nell’estate del 2006, per fare un esempio, Beppe Grillo negava al cineamatore Pietro Campoli il permesso di diffondere su Arcoiris Tv le immagini del suo intervento alla marcia di Quarrata “perché non ricordo ciò che ho detto e non posso più sostenere le cause che mi arrivano” (sic). Grillo denuncia un reddito di 4,2 milioni di euro all’anno. Arcoiris vive di contributi volontari.
Secondo. Il lavoro di Travaglio e soci nella ‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ che hanno fondato è inutile. Inutile perché 16 anni dopo Mani Pulite, e dopo 16 anni di denunce e di indignazione sfornati a ritmo ossessivo, con decine di libri fotocopia, l’Italia è messa peggio di prima. E sapete chi lo ha scritto questo? Marco Travaglio nel suo libro ‘Mani Sporche’. E qui sta l’ironia: Travaglio ha scritto di suo pugno che quello che fa non serve a un accidenti. Ma non se nè accorto. L’‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ ha fallito interamente i suoi scopi, e naturalmente i suoi ‘industriali’ sono ben lontanti da qualsiasi autocritica su questa evidenza. E ben lontani dal pensare di fare altro.
Terzo, lavoro di Travaglio e soci è anche dannoso. Dannoso perché i Travaglio, Grillo, Stella e co., con gli attacchi ossessivi alla Casta, stanno fornendo agli italiani un alibi colossale per fuggire dall’unica verità che sarebbe utile all’Italia: e cioè che la Casta siamo noi, tutti noi, noi mafiosi, parrocchiali, omertosi, e ladri di 270 miliardi di euro di sola IVA, confronto ai quali il mantenimento della Casta politica, la mafiosità di un pugno di amministratori, l’omertà dei furbetti italici sono ben poca cosa. Va riportato il cittadino al centro, al centro delle sue responsabilità per il Paese che ogni giorno crea con le sue azioni, e gli va detto che Berlusconi, Mangano, Consorte, Pio Pompa, Bossi e gli altri sono solo la proiezione sul muro della sua ombra. Null’altro.
Ma dannoso soprattutto perché questi nuovi Personaggi/eroi della nuova Italia hanno finito per replicare lo Star system del sistema commercial-mediatico. Sono oggi vere celebrità. Ponendosi come tali, inevitabilmente trasmettono alle persone la sensazione di sapere sempre più di loro, di contare più, di avere più carisma, più coraggio, più visibilità. E più sapere, capacità, importanza, carisma, coraggio e visibilità le persone gli attribuiscono, meno ne attribuiscono a se stessi. Il paragone inevitabile fra la (generalmente fragile) autostima della gente comune e l’immagine di ‘grandezza’ dei Personaggi, fra il limitato potere della gente e quello invece di chi è famoso, è ciò che finisce per annullare tantissimi. E infatti in assenza dei Personaggi, la maggioranza dei loro seguaci non osa più esporsi, anzi, scompare. Ecco perché le migliaia che si riversano nelle piazze ogni anno sembrano regolarmente sparire nel nulla all’indomani.
I Travaglio, Grillo e soci dovrebbero rimpicciolisi, sgonfiare la loro ipertrofica presenza e aiutare invece i cittadini a ingrandirsi, a divenire infatti i Personaggi di se stessi, i Travaglio-Grillo-Ciotti-Zanotelli ecc. di se stessi, a ‘scrivere’ cioè il ‘libro’ della propria denuncia dei fatti, a fare loro personale Tg, a credere solo nella propria verità, senza mai, mai e mai aderire acriticamente alla verità di alcuno, chiunque esso/a sia, qualunque sia la sua fama, provenienza, carisma o potere. Insomma, a scintillare non dovrebero essere i Grillo e i Travaglio, ma ogni singola persona comune, per sé, in sé.
Solo il percorso sopraccitato avrebbe garantito la nascita di un insieme di cittadini capaci di agire sempre, indipendentemente da qualsiasi cosa, capaci di combattere anche da soli, anche in assenza dei trascinatori, per sé e con sé, dunque potenti, affidabili e durevoli, protagonisti. Questo avrebbe fatto tremare i palazzi, questo li avrebbe spazzati via, questo e solo questo avrebbe cambiato la nostra Italia.
Sono queste le riflessioni che da due anni pongo a Marco Travaglio e ai suoi colleghi ‘paladini’. Le risposte non sono mai venute. Da loro ho unicamente censure, insulti, disprezzo.
Ma il punto è ben altro. Il punto siete voi che leggete. Le domande che non vi fate. L’affettività del tutto irrazionale con cui difendete questo triste stato di cose e i suoi ‘eroi’. Dopotutto le evidenze di quanto poco distanti siano alcuni di questi ‘paladini’ dai modi del Sistema-Potere che vorrebbero abbattere sono davanti ai vostri occhi. Perché non fate qualcosa per voi stessi? Perché non aprite gli occhi e non vi mettete voi sui palchi da centomila, dietro ai tavoli coi microfoni, al centro del mondo delle idee per cambiare?