In questo clima prenatalizio un po’ apatico (per non dire afasico:)))) ripropongo alcuni vecchi post dei Silenti che appartengono all’archivio. Questo é di Demiurgus (auguri! Oggi entra negli Enta!). Allego anche i commenti fatti all’epoca. Buona lettura.

Le cose cambiano, mutano, evolvono o involvono, a seconda del punto di vista.
Viviamo in un’era di enormi cambiamenti, più o meno percepiti, più o meno importanti, ma di cambiamenti si tratta: epocali, straordinari, per questo dolorosi e senza precedenti.
Internet, mass media, multinazionali, società multietniche, applicazioni scientifiche, guerre, rivoluzioni intrapersonali, nuove figure professionali, e-commerce, aste on line su scala planetaria, intrattenimento di massa, nuove forme di istruzione e di editoria, bio ingegneria, ridefinizione del concetto di privacy, copyleft, innovazioni tecnologiche ed energetiche, clonazioni, immaginari collettivi contaminati e condivisi…
La reazione al cambiamento tra individuo ed individuo, tra cultura e cultura, inevitabilmente risulta essere “altro”, unico, spesso non confrontabile.
Ciò che noto sempre più spesso sono le contraddizioni interne che questi cambiamenti generano in noi, portando alcune persone a criticare una forma di consumismo utilizzando un mezzo consumista (innumerevoli i siti internet in materia), ad inveire contro quel padre che li ha allevati, inculturati, contro quella madre che li ha nutriti, spesso puniti, isolati, ma allo stesso tempo formati e costruiti…
Un padre ed una madre che preferisce alcuni figli rispetto ad altri, una famiglia inaccettabile dalla comune morale, inquinata da antichi ribaltamenti di valori.
Inutile dire che mi dissocio completamente dal post “Religione oppio dei popoli?”
La Pluralità dei punti di vista, nonostante ciò che continuano a sbraitare entità fanatiche che tentano di resistere ad ogni cambiamento (ogni riferimento non è causale), è la più grande ricchezza del genere umano; per questo non chiederò mai la cancellazione o la censura di quel post, anzi! Combatterei fino alla morte per far rispettare il diritto di espressione, soprattutto a chi non la pensa in modo simile al mio, anche se l’altro lotta o ha lottato per annientare questo sacro diritto…
E che forse, anche ora, cancellerrebbe volentieri questo intervento!
Solo che non posso fare a meno di pensare che quel post nasce da una reazione molto frequente nella nostra cultura, scaturita dall’insopportabile contraddizione che alcune morali condivise e collettive generano in quei soggetti: quale lupo famelico non impazzirebbe nell’odiare la sua natura di predatore? E non intendo dire che ogni uomo è un lupo, ma non scherziamo: la nostra natura non è certo quella di pecore mansuete!

L’insopportabile peso del nostro potere diventa un fardello titanico, a volte insostenibile, se pensiamo che sia possibile farne a meno o che sia ingiusto possederlo.
Si inizia ad intravedere il nocciolo di questo mio intervento, riassumibile in alcuni punti:
1) La morale è insufficente a comprendere la complessità dei fenomeni, la globalizzazione e la esponenziale complessificazione delle relazioni, delle interazioni, delle leggi interne di mercato, non sono analizzabili in termini di morale cristiana.
esempio: non è ingiusto che un giornalista inondi i media di menzogne e viva di propaganda, è “solo” eticamente scorretto che chi ricopre un posto di responsabilità pubblica non aderisca ad un codice di condotta che garantirebbe un servizio più efficente.
BENE E MALE sono concetti alieni al mondo del denaro, al mondo che ci ha allevato, che ci ha dato una lingua, simboli, ma che continuano a vivere in molti di noi.
E’ una delle cause dell’incapacità di accettare la doppia faccia della realtà: vorremmo un mondo composto di solo bene, la Gerusalemme Celeste in Terra, quando questa Utopia affascinante, questo miraggio, questo sogno di pace eterna e di armonia sarebbe la nostra fine, tutti incastrati nella sua apparente perfezione.
2) Alcune morali, specialmente la giudaico-cristiana, sono dei semplici ribaltamenti di morali ed etiche precedenti, negazioni, inversioni di quella antica e sublime realtà che le ha precedute, dove la forza e non l’umiltà era considerata un valore, dove l’ambizione e non la modestia era considerata “sana”,
dove “siamo tutti uguali” era bestemmia, e personalmente lo è ancora.
3) Perchè parlare di morale cristiana?
Perchè quell’intervento ne è pieno, saturo, trabocca di giudizi morali, inadeguati nell’analizzare i processi economici e la matrice del sistema stesso.
Chi non ritiene l’ambizione, il potere e la ricchezza dei valori fondanti e importanti, e ritiene che sia l’umiltà e la carità a far contento un uomo, non capisco perchè si incazza se non gode di quei privilegi che solo il potere e la ricchezza possono dare.
In fin dei conti il paradiso è dei poveri di spirito, dei derelitti, dei malati, dei sofferenti…
Il premio finale, per chi ci crede, compensa ampiamente la mancanza di questi privilegi: lo Streben Kantiano, lo sforzo necessario per compiere l’azione morale “giusta“, anche quando essa ci penalizza nel mondo di tutti i giorni, il seguire il senso a priori del dovere, è premiato da Dio con la SALVEZZA della tua anima…
Eppure tanti cristiani sembrano soffrire più per la mancanza di questi privilegi che per l’esistenza dei privilegi stessi che il consumismo crea…
Ne vedo sempre meno gioire della loro inattaccabile rettitudine morale che verrà ricompensata dal Solo che può giudicare se una vita è stata vissuta giustamente…
Insomma, per non diventare prolissi:
Non è che il consumismo lo critichi perchè schiaccia SOPRATTUTTO te?
Questo è l’insopportabile dilemma…
Inutile prendersela con il mezzo…E’ l’uso che ne facciamo!
Nessuno ci obbliga a consumare come pac-man famelici, ma se lo facciamo molte persone vivranno meglio, altre peggio: INEVITABILE LEGGE DI MERCATO.
Alcune persone vivono meglio, altre peggio: E’ INEVITABILE. Chi non sopporta questo drammatico lato della vita è condannato ai sogni utopici.
Assediato dai miraggi dei TUTTI, OGNI, SEMPRE, MAI…
Chi non tenta di vivere meglio, per far vivere meglio le persone che ama, sognando che qualcosa cambi, quando dovrebbe essere LUI a cambiare qualcosa, è un utopico.
E di questi tempi l’utopia è di moda…peccato che in pochi percepiscono la distopia…
DEMIURGUS, 13 Settembre 2007