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Serrate i portafogli e le borse, chiudete a chiave le carte di credito e dimenticatevi del vostro hobby preferito: lo shopping.

Sabato 27 novembre 2010 è il Buy Nothing Day, la giornata mondiale del non acquisto. Un giorno da passare insieme agli amici e alla famiglia fuori dai negozi, in sintonia con la vita. Le regole sono semplici; 24 ore di disintossicazione dallo shopping. Chiunque può partecipare a condizione di passare un giorno senza spendere!

Tutto ciò che acquistiamo ha un impatto sull’ambiente. Il Buy Nothing Day vuole fare riflettere sulle conseguenze ambientali ed etiche del consumismo. Il 20% della popolazione mondiale consuma oltre l’80% delle risorse naturali della terra, provocando un preoccupante danno ambientale, e una iniqua distribuzione della ricchezza.

Come consumatori abbiamo bisogno di mettere in discussione i prodotti che acquistiamo e sfidare le aziende che li producono. Quali sono i rischi reali per l’ambiente e per paesi in via di sviluppo? Sappiamo tutti che il riciclaggio è OK, ma è sempre meglio consumare meno, perciò il Buy Nothing Day è un ottimo modo per iniziare.

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telecamera-palloncino

Paranoie da Grande Fratello? Di questi tempi non sono certo tutte immotivate… Il nuovo ordine mondiale ti vuole insicuro, impaurito, così può metterti le videocamere anche su per il buco del culo! Polizia agli angoli di ogni marciapiede, intercettazioni telefoniche ed informatiche, controlli, controlli e ancora controlli. Ti sentirai sicuro solo a casa tua o nel centro commerciale vicino.

In tempi come questi un po’ di fantasia può risolvere, oltre a far sorridere. Cerchiamo di usare l’ingegno, con spirito, con positività, con un sorriso stampato in faccia. Ecco quello ci vuole: positività! È l’unico rimedio alle intemperie di questa brutta epoca.

Ho sentito un amico un paio di giorni fa, un tipo in gamba. Sapete cosa mi ha detto? “La crisi? Questo è solo l’inizio… Tutto quello che possiamo fare è cercare di essere migliori. Alla fine la resa dei conti arriva sempre…”

Grazie J.

RELIGIONE OPPIO DEI POPOLI?

Pubblicato: 13 dicembre 2008 da Willoworld in PENSIERO, RELIGIONE
Tag:, ,

Questo articolo di Matteo (un vecchio Silente) é datato 13 settembre 2007. Ho riportato anche i commenti. Buona lettura.

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Il consumismo non è “filosofia del capitale”, bensì una piaga.

Piaga sociale: tu hai la macchina più grossa della mia, hai la jacuzzi, e allora io sono un fallito, e giù antidepressivi…

Piaga etica: io non valgo per quello che sono, ma per quanto è lussuosa la mia casa, per quanto è sottile il mio monitor tv 2 metri per 3, per quanti lifting mi sono fatto.

Piaga esistenziale: niente ha più senso al di fuori del numero crescente di oggetti inutili di cui mi circondo.

Piaga lavorativa: mi sottopongo a ogni schiavitù fisica e psichica pur di avere il “meglio”, il “più recente”, il “più costoso”.

Piaga familiare: notizia inquietante Ansa, 27 marzo 2005, carabinieri e polizia segnalano un incredibile numero di chiamate per litigi all’interno di nuclei familiari. Come dire che le feste comandate diventano un’occasione di sfogo, tutti stressati… e come non esserlo?

Rate, scadenze, fideiussioni, tassi di interesse, taeg (ho scoperto che vuol dire tasso annuo effettivo globale, cioè quanto costano i soldi!), ipoteche, bollettini…

Guardiamo un attimo le cifre, che parlano da sole.

Il direttore generale dell’ABI, associazione bancaria italiana, Giuseppe Zadra ci informa (Repubblica, 21 marzo 2005), che alla data di fine settembre 2004 gli italiani devono restituire prestiti al consumo (l’acquisto della macchina, altri beni “durevoli”… cioè tutto tranne la mozzarella, prestiti personali e carte di credito) per un totale impressionante: sono indebitati per quasi 60 miliardi di euro, 57.964.000.000, per la precisione. Siccome io ancora ho bisogno di ragionare in lire per capire la portata delle cose, traduco la cifra: SONO OLTRE 112 MILA MILIARDI DI LIRE (112.233.954.280.000).

Con tutti i debiti contratti per consumare di più (consumare, bada bene, non sono i mutui della casa!) ci si costruirebbero interi quartieri.

Questa somma mi spaventa. Ci sono milioni di individui che hanno perso la libertà, quella minimale, che consiste nel poter scegliere cosa fare domani… perché quando ti sei assoggettato alle rate… sei legato a doppio filo e non puoi scappare da nessuna parte.

E le banche? Sono preoccupate per l’esposizione? Macchè… esultano! Gongolano all’idea di spolpare i polli: dice il presidente dell’ABI che gli italiani sono un pezzo avanti rispetto al resto d’Europa, ossia sono già molto più indebitati, ma… si può fare di meglio! Infatti tra poco entra a regime il decreto di dicembre 2003 del Ministero delle Attività Produttive, che dice che anche i poveri potranno indebitarsi (eh, la par condicio..): c’è un fondo apposito che garantisce metà dei prestiti per le famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro. Pensa che paradiso: già non ce la fai a campare così, figurati dopo che hai fatto le rate per 48 mesi per la macchina nuova!

E non è finita: è in arrivo anche l’estensione della cessione del quinto dello stipendio ai dipendenti privati, introdotta con la Legge Finanziaria 2005… (poveri co.co.pro., a loro non sono concessi neanche i debiti!). E ovviamente la Commissione Europea non si tira indietro: il 4 novembre 2004 ha varato una nuova direttiva in materia, con l’obiettivo di creare un mercato unico del credito al consumo.

Insomma… la via del legislatore è costellata di tappeti rossi per gli indebitati di oggi e di domani.

Lasciamo perdere per un momento la questione dei tassi di interesse (si fa per dire: con tutta la pubblicità del “prendi ora e paghi tra un anno”… gli interessi diventano uno scannatoio autorizzato), e scendiamo più a fondo, nei cosiddetti “bisogni”…

Ma davvero senza l’home cinema non si può vivere? E senza la berlina da 30 mila euro? E senza la vacanza da pagare a rate, dal modico costo di 12 mila euro x famiglia da quattro? E che dire dell’operazione di liposuzione, della scuola un anno all’estero, dell’ultimo modello di motorino-macchina per dodicenni? Che diamine, tutti prodotti di prima necessità.

Tuttavia, a guardare interessanti ricerche, provenienti tra l’altro dal paese più consumista del mondo, al disopra degli 8.000 euro di reddito annuo pro-capite, il denaro e gli oggetti posseduti non aggiungono neanche un briciolo di soddisfazione, gioia, serenità, orgoglio… niente di niente.

L’assuefazione agli oggetti nuovi è simile a quella delle droghe pesanti: ne servono dosi sempre maggiori per avere quei dieci minuti di esaltazione.

Certo, le prime ore al volante della fiammante e metallizzata bestia che raggiunge i 260 orari possono equivalere a diversi orgasmi consecutivi… ma già il mese successivo, quando arriva il bollettino con su stampato 935,87 euro, a cui sai che ne seguiranno altri 47… mi sa che il gusto si fa meno intenso.

E però la droga è ormai penetrata… vuoi vedere che con la barca mi godo ogni momento come fosse il primo?? E allora che sarà mai… un’altra piccola rata da 2.328,56 euro al mese per sei anni… e via con il motoscafo… dopodiché si passa direttamente agli strozzini e ai pignoramenti.

Questo è il punto: la rincorsa verso l’alto, verso quello che non c’è ancora, non riguarda quelli che la macchinona se la sono comprata in contanti perché la società l’ha messa in bilancio come costi aziendali per scalare le tasse… quelli non fanno le rate, mica sono scemi, sono semplicemente già ricchi, e furbi, quelli la barca non la “possiedono”, ce l’ha la holding con sede alle Cayman, figura nelle spese di rappresentanza, e non è neanche di proprietà, è in leasing, così si scarica le rate…

Il popolo degli indebitati è… appunto, il popolo… abbindolato dal luccichio e dal finto potere delle cose, che ti sembra di possederle ma sono loro che possiedono te, ti strozzano, ti levano l’aria, lo spazio fisico, lo spazio di manovra e il governo della tua vita.

Una volta si andava dalla vicina di casa a chiedere due uova o uno spicchio d’aglio o un limone, se avevamo dimenticato di prenderli nel fare la spesa… Adesso cosa potremmo chiedere… scusa, ce l’avresti un lettore dvd e un 112 pollici a schermo piatto da prestarmi un attimo, chè oggi mi sono dimenticato di comprarlo a rate?

Mi sa che è il caso di pensarci, pensarci bene, e poi ripensarci di nuovo… e poi decidere di smettere, e di farsi una passeggiata in bici (presa a rate!)…

MATTEO

In questo clima prenatalizio un po’ apatico (per non dire afasico:)))) ripropongo alcuni vecchi post dei Silenti che appartengono all’archivio. Questo é di Demiurgus (auguri! Oggi entra negli Enta!). Allego anche i commenti fatti all’epoca. Buona lettura.

distione-del-bene-et-del-male

Le cose cambiano, mutano, evolvono o involvono, a seconda del punto di vista.

Viviamo in un’era di enormi cambiamenti, più o meno percepiti, più o meno importanti, ma di cambiamenti si tratta: epocali, straordinari, per questo dolorosi e senza precedenti.

Internet, mass media, multinazionali, società multietniche, applicazioni scientifiche, guerre, rivoluzioni intrapersonali, nuove figure professionali, e-commerce, aste on line su scala planetaria, intrattenimento di massa, nuove forme di istruzione e di editoria, bio ingegneria, ridefinizione del concetto di privacy, copyleft, innovazioni tecnologiche ed energetiche, clonazioni, immaginari collettivi contaminati e condivisi…

La reazione al cambiamento tra individuo ed individuo, tra cultura e cultura, inevitabilmente risulta essere “altro”, unico, spesso non confrontabile.

Ciò che noto sempre più spesso sono le contraddizioni interne che questi cambiamenti generano in noi, portando alcune persone a criticare una forma di consumismo utilizzando un mezzo consumista (innumerevoli i siti internet in materia), ad inveire contro quel padre che li ha allevati, inculturati, contro quella madre che li ha nutriti, spesso puniti, isolati, ma allo stesso tempo formati e costruiti…

Un padre ed una madre che preferisce alcuni figli rispetto ad altri, una famiglia inaccettabile dalla comune morale, inquinata da antichi ribaltamenti di valori.

Inutile dire che mi dissocio completamente dal post “Religione oppio dei popoli?”

La Pluralità dei punti di vista, nonostante ciò che continuano a sbraitare entità fanatiche che tentano di resistere ad ogni cambiamento (ogni riferimento non è causale), è la più grande ricchezza del genere umano; per questo non chiederò mai la cancellazione o la censura di quel post, anzi! Combatterei fino alla morte per far rispettare il diritto di espressione, soprattutto a chi non la pensa in modo simile al mio, anche se l’altro lotta o ha lottato per annientare questo sacro diritto

E che forse, anche ora, cancellerrebbe volentieri questo intervento!

Solo che non posso fare a meno di pensare che quel post nasce da una reazione molto frequente nella nostra cultura, scaturita dall’insopportabile contraddizione che alcune morali condivise e collettive generano in quei soggetti: quale lupo famelico non impazzirebbe nell’odiare la sua natura di predatore? E non intendo dire che ogni uomo è un lupo, ma non scherziamo: la nostra natura non è certo quella di pecore mansuete!

pecore-e-lupi

L’insopportabile peso del nostro potere diventa un fardello titanico, a volte insostenibile, se pensiamo che sia possibile farne a meno o che sia ingiusto possederlo.

Si inizia ad intravedere il nocciolo di questo mio intervento, riassumibile in alcuni punti:

1) La morale è insufficente a comprendere la complessità dei fenomeni, la globalizzazione e la esponenziale complessificazione delle relazioni, delle interazioni, delle leggi interne di mercato, non sono analizzabili in termini di morale cristiana.

esempio: non è ingiusto che un giornalista inondi i media di menzogne e viva di propaganda, è “solo” eticamente scorretto che chi ricopre un posto di responsabilità pubblica non aderisca ad un codice di condotta che garantirebbe un servizio più efficente.

BENE E MALE sono concetti alieni al mondo del denaro, al mondo che ci ha allevato, che ci ha dato una lingua, simboli, ma che continuano a vivere in molti di noi.

E’ una delle cause dell’incapacità di accettare la doppia faccia della realtà: vorremmo un mondo composto di solo bene, la Gerusalemme Celeste in Terra, quando questa Utopia affascinante, questo miraggio, questo sogno di pace eterna e di armonia sarebbe la nostra fine, tutti incastrati nella sua apparente perfezione.

2) Alcune morali, specialmente la giudaico-cristiana, sono dei semplici ribaltamenti di morali ed etiche precedenti, negazioni, inversioni di quella antica e sublime realtà che le ha precedute, dove la forza e non l’umiltà era considerata un valore, dove l’ambizione e non la modestia era considerata “sana”,

dove “siamo tutti uguali” era bestemmia, e personalmente lo è ancora.

3) Perchè parlare di morale cristiana?

Perchè quell’intervento ne è pieno, saturo, trabocca di giudizi morali, inadeguati nell’analizzare i processi economici e la matrice del sistema stesso.

Chi non ritiene l’ambizione, il potere e la ricchezza dei valori fondanti e importanti, e ritiene che sia l’umiltà e la carità a far contento un uomo, non capisco perchè si incazza se non gode di quei privilegi che solo il potere e la ricchezza possono dare.

In fin dei conti il paradiso è dei poveri di spirito, dei derelitti, dei malati, dei sofferenti…

Il premio finale, per chi ci crede, compensa ampiamente la mancanza di questi privilegi: lo Streben Kantiano, lo sforzo necessario per compiere l’azione morale “giusta“, anche quando essa ci penalizza nel mondo di tutti i giorni, il seguire il senso a priori del dovere, è premiato da Dio con la SALVEZZA della tua anima…

Eppure tanti cristiani sembrano soffrire più per la mancanza di questi privilegi che per l’esistenza dei privilegi stessi che il consumismo crea…

Ne vedo sempre meno gioire della loro inattaccabile rettitudine morale che verrà ricompensata dal Solo che può giudicare se una vita è stata vissuta giustamente…

Insomma, per non diventare prolissi:

Non è che il consumismo lo critichi perchè schiaccia SOPRATTUTTO te?

Questo è l’insopportabile dilemma…

Inutile prendersela con il mezzo…E’ l’uso che ne facciamo!

Nessuno ci obbliga a consumare come pac-man famelici, ma se lo facciamo molte persone vivranno meglio, altre peggio: INEVITABILE LEGGE DI MERCATO.

Alcune persone vivono meglio, altre peggio: E’ INEVITABILE. Chi non sopporta questo drammatico lato della vita è condannato ai sogni utopici.

Assediato dai miraggi dei TUTTI, OGNI, SEMPRE, MAI

Chi non tenta di vivere meglio, per far vivere meglio le persone che ama, sognando che qualcosa cambi, quando dovrebbe essere LUI a cambiare qualcosa, è un utopico.

E di questi tempi l’utopia è di moda…peccato che in pochi percepiscono la distopia

DEMIURGUS, 13 Settembre 2007