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Questa intervista, fatta per un blog satellite e mai pubblicata, racchiude in poche parole tutte le ragioni e le idee dietro Rivoluzione Creativa e gli altri progetti che porto avanti online. Per questo motivo la propongo oggi sulla pagina ufficiale di RC e gli altri miei blog. Buona lettura!

1. Chi é GM Willo?

Non posso definirmi davvero uno scrittore. Come dice Baricco, lo scrittore ha quella rara capacità di “portare a casa le parole”, ovvero riesce a metterle tutte al posto giusto. Io non ne sono capace. Ci provo ormai da diversi anni, ma credo di averne ancora di strada da fare. Questo non vuol dire che non ci riuscirò mai, ovviamente… Mi piace più definirmi un raccontastorie, un inventore di mondi, insomma un menestrello… e dato che il mio palcoscenico è quello della rete, l’appellativo di Menestrello Virtuale mi sembra calzi a pennello… (altro…)

di Wu Ming (*)

1. I due corni del falso dilemma
2. Nascita del copyright e censura: contro il “mito delle origini” liberista
3. Google Print e affini: rete, gratuità e battaglie di retroguardia

1. I due corni del falso dilemma

Partiamo dalla fine: il copyleft si basa sulla necessità di coniugare due esigenze primarie, diremmo due condizioni irrinunciabili del convivere civile. Se smettiamo di lottare perché si soddisfino questi bisogni, smettiamo di auspicarci che il mondo migliori.
Non vi è dubbio che la cultura e i saperi debbano circolare il più liberamente possibile e l’accesso alle idee dev’essere facile e paritario, senza discriminazioni di censo, classe, nazionalità etc. Le “opere dell’ingegno” non sono soltanto prodotte dall’ingegno, devono a loro volta produrne, disseminare idee e concetti, concimare le menti, far nascere nuove piante del pensiero e dell’immaginazione. Questo è il primo caposaldo.
Il secondo è che il lavoro deve essere retribuito, compreso il lavoro dell’artista o del narratore. Chiunque ha il diritto di poter fare dell’arte e della narrazione il proprio mestiere, e ha il diritto di trarne sostentamento in un modo non lesivo della propria dignità. Ovviamente, siamo sempre nel campo delle condizioni auspicabili.
E’ un atteggiamento conservatore pensare a queste due esigenze come ai corni di un dilemma insolubile. “La coperta è corta”, dicono i difensori del copyright come lo abbiamo conosciuto. Libertà di copia, per costoro, può significare solo “pirateria”, “furto”, “plagio”, e tanti saluti alla remunerazione dell’autore. Più l’opera circola gratis, meno copie vende, più soldi perde l’autore. Bizzarro sillogismo, a guardarlo da vicino.
(altro…)

COSA STANNO FACENDO ALLE TUE SPALLE?

Pubblicato: 25 gennaio 2010 da eydorjack in TECNOLOGIA
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Buona sera, Italia. Prima di tutto vi chiedo di scusarmi per questa interruzione. Come molti di voi io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo quanto chiunque altro…

A parte una parola forse avrai riconosciuto la parte introduttiva del discorso di V per Vendetta.

Un ottimo film. Dove qualcuno vuole imporre un regime, qualcun altro invece vuole combattere il regime.

Voglio affrontare un argomento molto simile: le controverse leggi sui copyright.

Perché controverse?

Perché ancora non si capisce quale fine perseguano e chi dovrebbero difendere. Il consumatore? L’autore? Gli autori morti? Le case produttrici in generale? Le major? In che ordine? Quali sono i limiti?

Attualmente i diritti d’autore durano tutta la vita dell’autore più 70 anni dalla sua morte. Un grande affare per le case detentrici dei diritti d’autore. Ma anche un’ottima scelta per qualsiasi autore che prevede di diventare non morto.

Undead by ~deligaris

by Deligaris

Molti lottano per imporre la loro visione delle cose.

Prendiamo la Francia.

Sarkozy si è imposto sul parlamento francese senza badare alle opinioni contrarie proposte dalla Corte Costituzionale Francese o dal Parlamento europeo.

Ha creato una legge, la Hadopi, per combattere la pirateria.

Quando la Corte Costituzionale la ha dichiarata incostituzionale Sarkopzy non si è arreso: ha promulgato la Hadopi II (la vendetta!).

Il premier francese ne ha fatto una lotta di principio. Ma a favore di chi vanno le sue azioni? Chi ci guadagna di più? E sono leciti questi guadagni?

Le domande da porsi aumentano ogni giorno.

La Hadopi (oltre a essere legge) è anche un’agenzia incaricata del controllo degli internauti.

Eppure.

La stessa agenzia Hadopi viene accusata di violare i diritti d’autore (copyright).

Infatti qualcuno ha accusato la Hadopi di aver usato un font che non aveva licenza di utilizzare.

i font di hadopi

Non è il massimo come prova di fiducia. Questa agenzia è incaricata di controllare l’attività degli utenti su internet e potrà bloccare l’accesso al web dalla terza infrazione.

Dovrebbero controllare il traffico web delle case dei francesi e non riescono a verificare il lavoro dei loro dipendenti?

Ma il vero problema non è la Hadopi. Non è questo che stanno nascondendo a noi utenti.

Quello che stanno nascondendo si chiama ACTA.

Cos’è l’ACTA?

Un accordo multilaterale tra 40 paesi di tutto il mondo.

Già il nome è un programma.

Anti Counterfeiting Trade Agreement

Counterfeiting? Contraffazione?

Immagino che siamo tutti d’accordo sul fatto che contraffare un prodotto sia sbagliato. Quindi perché lamentarsi di un progetto per fermare i contraffattori?

Non ci sarebbe motivo di contestare un accordo del genere.

Se non fosse che in questo caso counterfeiting è un false friend. Non stanno parlando di contraffazione. Stanno decidendo come comportarsi di fronte a TUTTI i diritti di proprietà intellettuale e relative eccezioni.

Perchè vogliono spostare l’attenzione sulla parola contraffazione?

Perchè non chiamarlo Copyright Enforcement Agreement? Vogliono sviare l’attenzione?

Esistono altri modi migliori per sviare l’attenzione. Lo sanno tutti.

by Simon Pow

Come mai gli accordi sono stati tenuti segreti? Come mai nessuno può vederli?

Cosa stanno facendo alle nostre spalle?

Le domande sono infinite.

Solo ultimamente (30 novembre 2009) è trapelato un documento dell’ACTA. Le voci che già circolavano purtroppo sono state confermate.

L’ACTA mira a imporre filtri su Internet, a creare misure penali per la violazione del copyright NON a scopo di lucro e alla soppressione di qualsiasi eccezione per l’aggiramento delle protezioni.

Non solo. L’ACTA vuole anche proibire l’incoraggiamento dell’interoperabilità per i contenuti. Cioè vuole mantenere la suddivisione regionale dei codici regionali. Se prendi un cd in America non puoi vederlo in Europa. Creare programmi che violano questi codici regionali è argomento tuttora dibattuto. Loro vogliono archiviarlo.

Vogliono perfino eliminare il fair use! Ad esempio fino ad oggi si possono usare parti di un testo per fare critica senza bisogno di pagare niente al detentore dei diritti d’autore. Se l’ACTA passa il diritto alla critica sarà lo stesso?

Ma anche educazione, ricerca e satira ne verranno influenzate.

E ancora. L’ACTA vuole eliminare il principio legale di mere conduit. In pratica il postino non è mai responsabile dei contenuti che trasporta. E’ così dai tempi dei romani. Oggi invece le major vogliono rendere responsabili i sistemi di trasferimento dati. Cioè Emule diventerebbe responsabile se qualcuno lo usa per scopi non convenzionali (far circolare prodotti piratati). In pratica può sembrare molto una PRESUNZIONE di colpevolezza. (Quando nei regimi democratici dovrebbe vigere il contrario: la presunzione di innocenza)

Come mai ho fatto riferimento alle major?

Perché sono loro a proporre queste richieste ai membri appartenenti all’ACTA.

Come faccio a dirlo se questi accordi sono segreti?

Perché so chi è invitato e chi no. (E lo saprai anche tu se continui a leggere. Non lo terrò segreto)

Questo accordo multilaterale non è tenuto segreto solo per i cittadini MA ANCHE il parlamento europeo ha dovuto insistere per ottenere l’accesso alle informazioni (tutt’ora non ho capito se effettivamente sono riusciti a ottenere l’accesso completo). Eppure le grande industrie del monopolio intellettuale hanno il pieno accesso a documenti e negoziati. Non ci credi. Guarda qua.

Se vogliono parlare di copyright perché non hanno invitato i membri del partito dei pirati? Anche loro avrebbero avuto sicuramente qualcosa da dire. E perché non invitare il pubblico? Un sacco di gente vorrebbe leggere i documenti.

Ma soprattutto perchè ascoltare SOLO le major? Non c’è un evidentissimo conflitto d’interessi?

Le major non vogliono mollare il loro osso.

by azlezoo

Con questo articolo non voglio certo affermare che violare il diritto d’autore sia giusto. Ci vogliono indubbiamente delle regole. Ma è da irresponsabili far decidere queste regole alle major. Cercare di farlo in segreto, nascondendolo agli occhi del pubblico significa essere in totale malafede.

In una sola frase: Va bene regolamentare i diritti d’autore. NON va bene farlo senza invitare tutti gli interessati.

Autore: Giacomo Mariani dr Jack – Fantasy Eydor


Fonti esterne:

ACTA impone la tutela del copyright al di sopra di tutto

Unione Europea: perplessità per ACTA, troppe incompatibilità con le leggi europee, se ti interessi di Unione Europea questo articolo ti spiega QUANTE leggi violerebbe l’ACTA per come lo si conosce oggigiorno.

Secret Copyright treaty debated in DR: must see video, l’ACTA è conosciuta da poco. Proprio nel gennaio 2010 è stato fatto un dibattito pubblico. Nel video vedrai l’avvocato delle Major che cerca di difendere l’ACTA e la sua segretezza.

OMG. Un regalo per tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qua. Questo era il link che volevo mettere per esprimere il concetto “sviare l’attenzione”.

LA SVOLTA

Pubblicato: 21 gennaio 2010 da Willoworld in ARTE, INTERNET, PENSIERO, RIFLESSIONI
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Mi chiedo, dopo anni di folle rincorsa chimerica nel perseguire gli ideali di condivisione, quando ci sarà questa benedetta svolta epocale che ribalterà la percezione del prodotto mediatico? Perché di sicuro prima o poi arriverà, ma forse bisognerà aspettare la morte di tutti noi matusa, trentenni e quarantenni nostalgici (le generazioni più vecchie dovrebbero crepare molto prima, si spera). Certo è che i nuovi navigatori della rete, i teenagers per intenderci, trovano assurdo dover spendere dei soldi per qualcosa che si può facilmente trovare on-line oppure copiare. Prima o poi saranno loro a trovarsi nelle stanze dei bottoni e nel dare libero accesso a tutte le informazioni digitali della rete, si divertiranno a fare battute su di noi, sulle nostre librerie cartacee ingiallite, sulle nostre collezioni di DVD ormai tecnologicamente obsolete e sulle discografie plastichine costate un occhio della testa.

Immagino i nostri figli a punzecchiarci con frasi del tipo: “Ehi babbo, se vuoi ti aiuto a traslocare ma le casse piene di libri e di CD te le porti da solo fino al quarto piano!” oppure “Se mi lasci in eredità la tua collezione di fumetti ci faccio un fuoco enorme per capodanno…” (quello del 2025 s’intende…) o ancora “Si, m’interessa quel vecchio libro… non ti preoccupare, me lo sparo stanotte in cuffia, lo sai che sono allergico alla carta…” Quello che le grandi industrie dell’intrattenimento stanno facendo, appoggiate dai politici burrattini, non è altro che un accanimento terapeutico su qualcosa destinato a schiattare insieme, probabilmente, a loro. Portare in tribunale giovani madri e spaventare i bambini non gli servirà a molto. Il cambiamento è già avvenuto. Cercano di indottrinare le nuove generazioni ma non ce la faranno, perchè dovrebbero far leva sulla questione etica, e si sa bene che “Etica” e “Mercato” fanno a cazzotti da sempre.

Prima o poi moriremo tutti, noi nostalgici matusa, che pensiamo sempre di aver vissuto gli anni migliori, e storciamo la bocca davanti alle stranezze dei giovani, dimenticandoci di quando i nostri genitori erano lontano anni luce da noi. Per fortuna moriremo, si non vedo l’ora… e allora arriverà la svolta.

ROMA – Domani nella Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati di Palazzo Marini ci sarà a Roma il quarto appuntamento di Capitale Digitale, un ciclo di incontri promossi da Telecom Italia, Fondazione Romaeuropa, Comune di Roma e Wired per fare il punto sugli aspetti della cultura digitale insieme a esponenti di livello internazionale provenienti da settori ed esperienze differenti… continua…

LE CASE DISCOGRAFICHE, ACCUSATE DI PIRATERIA, DOVRANNO RISARCIRE GLI ARTISTI PER 6 MILIARDI DI DOLLARI

Mentre le major trascinano in tribunale gli utenti di BitTorrent per violazione dei diritti sul copyright, sono loro stesse ad essere citate in giudizio da un’associazione di artisti esattamente per lo stesso reato. Warner, Sony BMG, EMI e Universal dovranno rispondere fino a 6 miliardi di dollari di danni per aver piratato circa 300.000 brani.

Non è un segreto che le maggiori etichette discografiche usino due pesi e due misure quando si tratta di diritti d’autore. Da una parte cercano di mettere gli operatori dei siti BitTorrent in carcere e di rovinare la vita di madri e studenti chiedendo centinaia di migliaia di dollari in multe, e dall’altra vendono CD contenenti musica per i quali non hanno ottenuto il permesso dagli autori.

In passato abbiamo assistito a diverse contese tra gli artisti e le etichette per questioni di copyright. Solo pochi mesi fa uno dei più acclamati artisti dell’America Latina, Alejandro Fernández, ha chiesto l’intervento della polizia in un ufficio della Sony Music per confiscare oltre 6.000 CD che l’etichetta aveva rifiutato di ritornare, e questa è solo la punta di un iceberg.

Le etichette hanno preso l’abitudine di utilizzare le canzoni da una grande varietà di artisti per i CD di compilation, senza garantirne i diritti. Utilizzano la registrazione prendendone nota in “una lista di attesa”, in modo da poter affrontare la questione in un secondo momento. Questa pratica è in corso dal 1980 e da allora l’elenco dei brani non retribuito e le violazioni del copyright è cresciuto a 300.000 casi.

Stanchi di questa “pirateria delle etichette”, un gruppo di artisti ha depositato una class action in Canada nei confronti di quattro importanti case discografiche collegate alla CRIA, l’equivalente locale della RIAA. Nel mese di ottobre dello scorso anno Warner Music, Sony BMG Music, EMI Music e Universal Music sono state citate in giudizio per l’uso illegale di migliaia di brani e al momento la causa è ancora in corso.

Come e perché questa flagrante violazione del copyright possa andare avanti per anni è un mistero, ma questa condotta scorretta dei due pesi e due misure sembra sia stata recepita.  “Questo comportamento delle case discografiche è aggravato dal loro approccio rigoroso ed incessante quando si tratta dei loro interessi nei confronti dei consumatori,” sostengono gli artisti nella loro domanda di risarcimento danni.

La causa è ancora in corso, ma le etichette hanno già ammesso di dovere almeno 50 milioni di dollari per aver violato i diritti degli artisti, e questa cifra potrebbe crescere fino a 6 miliardi. Allora, chi sono i veri pirati qui?

FONTE: http://torrentfreak.com/

Traduzione di Willoworld

metamorfosi project copertinapiccola

Un anno fa la Edizioni Willoworld pubblicò il libro All work and no play makes Jack a dull boy, una provocazione o genialità che voleva far riflettere sul futuro dell’editoria con l’avvento dei servizi di autopubblicazione on-line. Il libro, che era anche un omaggio al personaggio di Jack Torrance del romanzo e film Shining, riportava la frase “All work and no play makes Jack a dull boy” per 666 volte nelle cinque lingue in cui avvenne il doppiaggio del film, riempiendo così più di 180 pagine di parole senza senso. La mia riflessione verteva sul fatto che oggi chiunque è in grado di pubblicare un libro, e il mercato dell’editoria avrebbe dovuto fare i conti con questo nuovo fenomeno autocelebrativo.

Un mese dopo un artista newyorkese se ne venne fuori con un simile progetto e ne parlò anche il Guardian. Qualcuno elogiò il signor Buelher e feci presente al giornale inglese che willoworld.net lo aveva anticipato di un mese abbondante sui tempi. Nessuno però si fece sentire… (leggi gli articoli 1 e 2)

Ma le provocazioni non sono finite. Oggi la EW propone isofromateM aL, ovvero “La Metamorfosi” di Franz Kafka all’incontrario. Che asmaS rogerG abbia subito l’ennesima metamorfosi? Può darsi, d’altronde sono passati quasi cento anni dalla sua prima apparizione. Era il 1915 quando lo scrittore boemo dava alla luce la sua opera più acclamata, e da allora ne é passata di acqua sotto i ponti. Ma nonostante il secolo che ci separa dalla nascita di questo strano personaggio-insetto (e 85 anni dalla morte del suo creatore) ci è ancora proibito, a causa del copyright sulle traduzioni, accedere liberamente al testo che racconta la sua storia. È mai possibile, dico io?

Il sistema di mercato nel quale abbiamo avuto la fortuna e sfortuna di crescere ha completamente stravolto il nostro modo di percepire il significato di un potente gesto comunicativo, che sia arte o semplice informazione. Il fine primo é quello di raggiungere più riceventi possibile. Immaginate cosa avrebbero pensato i grandi artisti del passato di una società in cui l’informazione è merce ed è accessibile solo sotto pagamento, nonostante la tecnologia ci permetta di distribuire il messaggio a tutto il mondo. Quanto ancora potrà andare avanti questa sciarada che la gente chiama copyright?

Milioni di persone condividono quotidianamente informazione attraverso la rete. Il desiderio di condivisione è decisamente più dirompente di quello di preservazione per gli interessi dei pochi eletti. Se davvero vogliamo parlare di democrazia, i dati che abbiamo sono molto esaustivi: la maggioranza vuole partecipare al processo di scambio dell’informazione, liberamente.

Dall’avvento di internet e dei primi peer-to-peer ci stanno dicendo che condividere è uguale a rubare. Questa è una violenza mentale perpetuata anche a danno dei nostri figli, che crescono pensando che la cosa più meravigliosa che le persone possano fare, e cioè quella di scambiarsi cose, idee, pensieri e sensazioni, sia sbagliata. Condividere significa arricchire il prossimo, e non esiste cosa più nobile. La vendita di un prodotto è qualcosa di completamente diverso dall’acquisizione di un’informazione digitale attraverso la rete. La merce è solamente il prodotto, non l’informazione da esso contenuta.

isofromateM aL sfida le lobby che difendono il copyright. Oggi non abbiamo più bisogno di questa licenza. È servita a proteggere i lavori degli artisti in passato, ma nell’era di Internet 3.0. questa legge é un dinosauro. Servono licenze più flessibili e dinamiche, come il creative commons ad esempio. Questo libro non viola la legge sul copyright perché è semplicemente un’accozzaglia di parole insensate…

…ma se copiate il testo e lo fate procedere in un programmino che ribalta le parole come questo qui
…e questo giochino potrebbe essere fatto con tutti i testi, no?

L’editoria cartacea ha i giorni contati. Anche io sono un nostalgico della carta ma di sicuro non lo saranno le nuove generazioni. Nell’ultimo anno gli e-book reader hanno subito un calo di prezzi del 30%. Tra breve saranno accessibili come i lettori mp3 e i testi di qualsiasi libro reperibili più o meno legalmente in rete. Che senso ha questo accanimento terapeutico sul copyright? La gente è pronta a dare e ricevere. Non pensate che sia davvero un bel segno? Una speranza?

GM Willo – Ottobre 2009

Se vivete negli States e state pensando di condividere i vostri files su internet, fermatevi! Rischiate di essere multati, e il crimine non paga (almeno che non decidi di rapinare una banca, quello si che potrebbe convenire!) Prendete ad esempio Jammie Thomas, condannata a pagare 2 milioni di dollari di multa per aver scaricato illegalmente 24 canzoni, o tutti quelli che sono stati perseguitati dalla RIAA.

Al contrario provate altri reati, perché ce ne sono molti che hanno pene più leggere che quelle in cui potreste incappare scaricandovi le ultime hits del momento. Ecco qui elencati sette crimini con sanzioni minori di quelle riserbate a chi pratica il file sharing.

1.    Sottrazione di minori – 25000$
2.    Rubare un cd originale – 2500$
3.    Svuotare la casa di Bryan Adams – 375000$
4.    Dare fuoco alla villa di Lars Ulrich – poco più di 375000$
5.    Perseguire (stalking) Lindsay Loan – 175000$
6.    Iniziare un ring per cani da combattimento – 50000$
7.    Uccidere qualcuno (in secondo grado) – La pena massima è solo 25000$ (più 15 anni di prigione) e poi dipende dal tuo salario, che con molta probabilità non ti fará prendere più di 2 milioni di multa.

Quindi, prima di accendere il vostro torrent, pensateci su. Forse vi conviene di più scendere al negozio di dischi e infilarvi una manciata di cd nello zaino.

FONTI: http://gapersblock.com/mechanics/2009/08/17/seven-crimes-to-consider-befor/

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HAR 2009

Pubblicato: 17 agosto 2009 da Willoworld in INTERNET, PENSIERO, TECNOLOGIA
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In questi giorni in Olanda (Vierhouten, una cinquantina di chilometri da Amsterdam) si sta tenendo l’Hacking at Random 2009, una conferenza tecnologica internazionale su temi quali la sicurezza, il file-sharing e altri interessantissimi temi ideologici legati al fenomeno della rete.

Qui sopra riporto il video di uno dei dibattiti tra Tim Kuik, presidente dell’associazione BREIN in difesa del copyright, e alcuni  sostenitori del fenomeno del file sharing. L’audio è in inglese non sottotitolato.

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Premetto che sono in favore del file sharing e della condivisione di materiale in rete. Tutte le mie pubblicazioni infatti sposano le licenze creative commons e copyleft.

Questo breve intervento potrebbe sembrare quasi scontato, ma sento comunque il bisogno di postarlo. Mi preme ricordare (con un po’ di presunzione da maestrino) a tutti coloro che utilizzano gli strumenti di peer2peer e scaricano da internet files protetti dal copyright che, qualora si avvalessero loro stessi della licenza del copyright, la loro condotta, oltre ad essere illegale (e questo mi sembra chiaro), diventerebbe decisamente ipocrita.

Questo teorema sempliciotto potrebbe estendersi a qualsiasi pratica di copiatura, dal cd-burning alla fotocopiatrice. Le leggi sul copyright sono precise e severe; il materiale protetto si può riprodurre solamente tra le mura domestiche, perché anche prestare un cd o un dvd significa, secondo il manifesto del copyright, danneggiare l’autore.

Ma la cosa che mi preme dire non è: “chi non ha mai prestato un libro… in fondo siamo tutti pirati”. No, non m’interessa il discorso legale ed illegale. Rispetto le leggi della società perché mi vengono imposte, non perché le reputo giuste. Esistono leggi al di sopra della società, e sono quelle dell’uomo, e il condividere è uno dei fondamenti della comunità.
Vorrei solo puntare l’indice su coloro i quali, magari inconsapevolmente, si comportano da ipocriti. Perché se non rispetti le indicative delle leggi sul copyright e poi ti avvali di queste per le tue produzioni, commetti un “reato etico”.

Diverso e più complesso il discorso per coloro che hanno dei contratti con case editrici/discografiche o produttori vari. In questi casi succede che la responsabilità etica è automaticamente delegata a chi segue gli interessi degli autori (anche se questo giochino, a mio parere, non scagiona del tutto l’artista).

Viviamo tempi strani, e l’argomento copyright e copyleft riflette molto l’andazzo ideologico e politico del pianeta. Il perbenismo di facciata conta di più dei sani principi dell’uomo. Di tanto in tanto è importante farsi un bell’esamino di coscienza, anche se non tutti rispettano i medesimi parametri di integrità e giustizia.

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di Alessangro Longo

Il Partito Pirata, per la prima volta nella storia, entrerà nel Parlamento Europeo, avendo ottenuto in Svezia il 7,4 per cento dei voti. Una svolta che racconta come muta il sentimento popolare intorno ai temi del copyright in internet, perché scopo principale del Partito Pirata è rivoluzionare le leggi sulla tutela del diritto d’autore. È un partito con diramazioni in vari Paesi europei, anche in Italia. Come ben sanno anche i suoi sostenitori, è però molto improbabile che si replichi da noi il successo svedese.

«Quella in Svezia è stata una bellissima vittoria, che probabilmente porterà al Partito Pirata due seggi in Parlamento. Nei giorni precedenti la votazione, era accreditato al 6 per cento. Insomma, non poteva andare meglio», dice a Repubblica.it Alessandro Bottoni, portavoce del Partito Pirata italiano.
In Svezia ha ottenuto 200 mila voti, contro i 35 mila del 2006, quando ha provato per la prima volta il salto in Europa. È ora il quinto partito in Svezia e, si calcola, il più popolare tra chi ha meno di 30 anni.

L’entusiasmo per questa prima volta deve però fare i conti con la realtà, spiega Bottoni: «Ci sono Partiti Pirata anche in Spagna, Germania, Francia, Polonia, Regno Unito, Italia, Finlandia. Ma solo in Svezia sono riusciti ad andare alle elezioni europee. In alcuni Paesi – Germania, Francia, Regno Unito – non sono riusciti a raccogliere abbastanza firme. In altri non ci hanno nemmeno provato», continua Bottoni. «E in Italia il massimo che siamo riusciti a fare è che mi sono candidato come indipendente nelle liste Sinistra e Libertà». Che non è riuscita a entrare nel Parlamento europeo.

«Da noi c’è molto meno interesse, rispetto alla Svezia, per i temi della libertà di internet e per la riforma del copyright. Credo che nei prossimi dieci anni almeno, il Partito Pirata non riuscirà a ottenere niente da noi». E la posizione del Partito Pirata italiano è pure più moderata di quella svedese. Se lì l’obiettivo è eliminare il copyright tout court, «da noi proponiamo un compromesso tra i diritti degli utenti, degli autori e degli editori. Non vogliamo abolire il copyright, ma rendere libero e legale lo scambio di opere tra utenti, purché non a scopo di lucro ma solo per uso personale».

Bottoni cerca di sensibilizzare la popolazione su questi temi, pur consapevole che l’impresa darà frutti forse solo sulle prossime generazioni. «In Europa però già la vittoria del partito svedese potrà cambiare qualcosa», aggiunge. «Un successo che si deve in parte al processo svedese contro Pirate Bay, ma non solo. È segno che i giovani vogliono ormai riconosciuto come diritto dei cittadini un’abitudine radicata, che vedono come normale: poter scambiare musica, film e giochi con i propri amici». Forse, adesso, «i governi saranno più cauti, abbandoneranno la linea dura contro il peer to peer, tutta a favore delle lobby dei copyright. Perché, con la vittoria svedese, sanno che sta crescendo un sentimento popolare ormai inarrestabile».

FONTE: La Repubblica

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Pirateria in Francia

Clikka sul fumetto per ingrandire.

L’articolo di Repubblica.

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Un triste giorno tutti quelli (e sono tantissimi) che come me crede nel file-sharing quale mezzo per abbattere istituzioni obsolete come il copyright, e contrastare le influenze delle corporation sulle correnti artistiche e su tutta l’industria dell’intrattenimento. Per chi non avesse chiaro bene questo concetto, che non ha niente a che vedere con manie di protagonismo o sotterfugi criminali ma abbraccia filosofie di scoperta e di comunicazione paragonabili alla scoperta della stampa, consiglio di vedere i due documentari già indicati da questo sito “Steal this Film”.

È stato appena dato il verdetto contro Pirate Bay, forse il più importante sito di indicazione dei Torrent (gli indirizzi che ti permettano di scaricare musica, film e altro), e i quattro imputati sono stati dichiarati colpevoli di aver infranto le leggi sul copyright e sono stati condannati ad un anno di prigione (oltre che a un multa di oltre 3 milioni di dollari). Peter Sunde, uno degli imputati, ha dichiarato di non essere molto sorpreso dal verdetto, e che comunque tutto dovrà decidersi in appello. Lui, come molti, si augurano che per allora l’opinione pubblica incominci a capire cosa in effetti ci sia dietro il concetto di file-sharing.

Ancora una volta il paradosso più grande di questo tipo di vicende rimane il fatto che il reato è commesso regolarmente, tutti i giorni da milioni di persone. La legge non può perseguire tutti, ovviamente. Quello che viene perpetuato attraverso questi processi è una tattica terrorista per impaurire i ragazzi e convincerli a non scaricare musica e film da internet. È una tecnica assolutamente meschina.

Ogni rivoluzione ha le sue perdite. Ogni rivoluzione nasce come contro-movimento. Perché la rivoluzione è come un virus, un virus di positività. Colpisce e ha bisogno di tempo per insinuarsi, ma una volta che ha fatto presa, non è più possibile arrestarla.
Ai quattro ragazzi va la mia più sincerá solidarietà.

CREATIVE COMMONS

Pubblicato: 13 settembre 2008 da Charles Huxley in CRONACA, INTERNET, MUSICA, RIFLESSIONI, TECNOLOGIA, VARIE
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Mi lego al post del Willo “Un nuovo modo di vivere l’arte” per condividere con voi questi due filmati, secondo me, interessanti.  A voi:

ALCUNE INFORMAZIONE SUL CREATIVE COMMONS E SUL COPYRIGHT

BUILDING ON THE PAST

Nel presentare la nuova stagione 2008-2009, vorrei provare oggi a definire una volta per tutte il “target” di Willoworld e di tutte le manifestazioni virtuali che porto avanti da un pezzo a questa parte. L’ho già fatto in passato, ma le cose cambiano, si evolvono e alla fine non sono mai le stesse. La mia evoluzione come uomo e comunicatore è stata possibile anche grazie a questa idea; non siamo mai quelli del giorno prima. Non bisogna approfittarsene però. Il cambiamento deve essere giustificato, altrimenti alla fine uno fa come gli gira, ogni giorno in un modo diverso. Una posizione quanto mai incoerente.

Ma se si accetta l’esperienza e la facciamo fluire attraverso le nostre conoscenze ed emozioni, è indubbio che questa ci trasformi. Se resistiamo a questa trasformazione, l’esperienza risulta sprecata.
Willoworld nasce come archivio di materiale privato e si trasforma nel 2007 in un work-in-progress di libero accesso. L’intento è quello di coinvolgere alcune persone che per anni hanno condiviso insieme svariate passioni, dalla letteratura alla musica, dalla politica al gioco di ruolo. Nascono giornali virtuali, album fotografici, esperimenti di blogging. Il mio intento primario è quello di stimolare la gente a creare, perché credo fermamente che sia un ottimo esercizio per rimanere vicini alla propria purezza. Il creare nel segno del gioco, un processo esente da condizionamenti quali ambizione, successo, fama, riconoscimento. Per questo motivo adopero il creative commons license e abbraccio la filosofia del copyleft.

Internet è stata la terza rivoluzione informatica, dopo stampa e televisione, ma credo stia anche diventando la seconda rivoluzione della fruizione dell’arte, dopo quella della riproducibilità dell’opera (avvenuta nel secolo scorso e in quello precedente attraverso la fotografia, il cinema, e i supporti musicali). La rivoluzione della riproducibilità ha permesso a tutti di godere dell’arte. Con internet e le sue molteplici funzioni, tutti possono diventare degli artisti (nel senso di comunicatori di rappresentazioni grafiche, narrative, musicali ecc…) e dare sfogo liberamente alla propria creatività.

Vorrei farvi partecipi di una mia visione profetica del modo in cui percepiremo l’arte in futuro. Tutta l’idea di Willoworld gira attorno a questa visione, ovvero la decentralizzazione del mito. Si creeranno gruppi sempre più ristretti, miniculture di sottoculture nelle quale fermenteranno gli artisti. La fruizione delle opere non sottostarà più al copiright e le corporation che sponsorizzano gli idoli di grande impatto mediatico dovranno alla fine inchinarsi alle possibilità tecnologiche di riproduzione. Mentre gli idoli del grande schermo rimarranno a fare la pubblicità alle bibite gassate, in rete fioriranno le sottoculture che daranno alito a nuove correnti artistiche. I piccoli gruppi si autofinanzieranno e autocelebreranno, con incontri, concerti, raduni, concorsi. In realtá tutto questo sta giá succedendo. Qualcuno cercherà di incanalare nel vecchio sistema questo nuovo dirompente modo di vivere l’arte. Forse ci riuscirà, o forse impareremo sempre di più a leggere il mondo fuori dalle righe. Il cambiamento è possibile solo se non abbiamo paura di cambiare noi stessi.

Utopia? Probabile. Io ho sempre amato questa parola. Intanto i miei progetti vanno avanti. C’è ancora molto da dire, molto da raccontare. Ho un milione di storie che mi aspettano. Desiderano uscir fuori, raggiungervi.
Incomincia la nuova stagione di Willoworld; 2008-2009. Ne vedrete delle belle!

Clikka per ingrandire la cartolina ufficiale di Willoworld