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Purtroppo non credo che questo ultimo appello degli Adbusters riuscirà per davvero a fare implodere il social network più imponente del pianeta, ma è interessante notare come un nuovo e pandemico sentimento di antipatia verso Facebook stia maturando tra gli internauti. Non sono solo gli Adbuster a preannunciare, forse con un po’ di ingenuità, il collasso del colosso di Zuckerberg. Molti esperti in social network e social media sono abbastanza sicuri che nel giro di un paio di anni Facebook non dominerà più la rete.

Dal sito http://www.adbusters.org

Da quando Facebook è diventato un elemento indispensabile della nostra vita, c’è stato un crescente senso di presagio che qualcosa non andasse per il verso giusto, la premonizione che alla fine avremmo sentito il bisogno di rompere qualsiasi rapporto con il sito. (altro…)

ASSANGE VS ZUCKERBERG

Pubblicato: 26 gennaio 2011 da Willoworld in INTERNET, PERSONAGGI
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“La differenza tra Mark Zuckerberg e me? Io vi fornisco gratuitamente informazioni private sulle corporations, e sono un delinquente…

… Zuckerberg fornisce le vostre informazioni private alle corporations per soldi ed è l’Uomo dell’Anno.”

Julian Assange

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Dopo neanche un mese dall’uscita nei cinema di uno dei film più attesi di quest’anno, ecco che The Social Netwok, il nuovo lavoro di David Fincher (Seven e Fight Club) sulla storia di Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, sbarca in rete grazie a un copia Screener, anticipando così di molti mesi l’uscita del dvd. Non è certo la prima volta che succede una cosa del genere e non sarà neanche l’ultima. Per quanto l’industria cinematografica cerchi di contenere questi fenomeni, qualcosa sfugge sempre al controllo. E di sicuro questo film sarà uno dei torrent più scaricati dell’anno, dato che in solo pochi giorni, secondo il sito Torrent Freak,  ha già avuto più di 100 mila download.

La domanda da porsi è se davvero un evento del genere possa compromettere il successo econimico del film. Beh, nei pochi giorni di programmazione, solo negli Stati Uniti, The Social Network ha già abbondantemente coperto i costi di produzione (75 milioni di $ di incasso contro i 50 spesi). Chissà, forse l’appetitoso “leak” potrebbe addirittura favorire il film, come succede ormai sempre più spesso, nonostante quello che i media ci vogliono far credere sul fenomeno del file-sharing.

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LA SINDROME YK2

Pubblicato: 2 marzo 2010 da rivoluzionecreativa in PENSIERO, RIFLESSIONI
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Recentemente su Facebook mi sono imbattuto in un gruppo il cui nome è abbastanza curioso:

“Il mondo non finirà nel 2012 perché Marty McFly è stato li nel 2015 :)”
(alla data del 28/02/2010 questo gruppo contava già 1603 iscritti).

Il nome del gruppo è riferito palesemente alla profezia del popolo mesoamericano Maya. Questa profezia fissa nella data 21/12/2012 la fine del calendario di questa civiltà e con esso, anche la fine del mondo.

Leggendo di questo gruppo la prima cosa che mi è balzata per la testa è stata:

“Fantastico, ci voleva giusto Marty McFly per salvarci..” poi di seguito ..”ma di cosa discuteranno questi signori ?” (altro…)

Con i suoi quasi 30 milioni di giocatori, Farmville è al momento il gioco on-line più popolare di Facebook, non un semplice videogioco di intrattenimento ma un fenomeno di massa che sta portando a una pericolosa dipendenza moltissimi utenti. I giocatori più accaniti dedicano mediamente 6-8 ore al giorno alla loro fattoria virtuale, si svegliano presto la mattina, proprio come dei veri contadini, perché il sistema di gioco mette alla prova il loro senso di responsabilità. Il videogame infatti funziona un po’ come il vecchio Tamagogi. Il fattore si deve occupare degli animali, dei raccolti, mirando ovviamente ad espandere la propria tenuta virtuale.

Proprio a causa di questo senso di responsabilità indotto, Farmiville crea tra i suoi utenti un’acuta dipendenza dalla quale non è facile uscire. La questione negli Stati Uniti è già stata sollevata da alcuni blogger, che raccontano la loro Farmiville-dipendenza e danno consigli su come uscirci o al limite su come organizzare meglio il tempo, per poter portare avanti la propria fattoria virtuale senza doversi svegliare la mattina alle 6. Tutti comunque sono del parere che la cosa migliore da fare è non iniziare a giocare.

Il sito Health Courage invita simpaticamente i fan di Farmiville a visitare una vera fattoria, o a limite a trovare un’altra dipendenza, che di giochi in rete ce ne sono quanti si vuole.

GM Willo

Se la più banale delle apparizioni televisive può trasformarti in una “Persona Molto Importante” (VIP), allora io voglio essere un VUP, “a very unimportant person”. Osservando da vicino quei personaggi che riscuotono un certo successo (specialmente tra i giovani) ci facciamo velocemente un’idea della loro caratura. Non sto solamente parlando delle loro doti tecniche ed artistiche, che nella maggior parte dei casi lasciano molto a desiderare, ma di quelle virtù etiche e morali che contraddistinguono un bel modello di persona. La stessa cieca rincorsa verso la celibrità è una chiara dimostrazione della vanità di questi personaggi.

Eppure questa tendenza a voler diventare famosi a tutti i costi ce l’abbiamo più o meno tutti. Se si osservano i comportamenti degli utenti dei social network, specialmente tra i giovani, si denota una spiccata propensione per il mostrarsi e l’affermarsi senza alcun pudore. Le gallery fotografiche dei teenagers sembrano dei tabloid di moda o di gossip, creature-fotocopie degli insipidi personaggi di cellulosa sbattuti in prima serata dalle TV spazzatura italiane (e non solo).

Ma il fenomeno non si ferma qui. Filosofi improvvisati, poeti dell’ultim’ora, aspiranti artisti, fotografi del lunedì e naturalmente (mi ci metto pure io) pseudo-scrittori da due soldi. O almeno è questa la percezione che in molti potranno avere scorrendo gli interventi pubblicati regolarmente sulle pagine di Facebook.

Qual’è il fattore che nobilita la rappresentazione di una pesona (o anche di un’opera)? Non certo il talento, se si pensa al programma “Grande Fratello” e ai vari reality show. Semplice, è il “fattore lotteria”. Se viene estratto il tuo nome puoi far parte dell’olimpo dei privilegiati. Una vera e propria maledizione, se si pensa a come vengono trasfigurate le perone dal successo e dai soldi. Mi auguro non mi succeda mai, almeno non in questo mondo… Eppure la tentazione rimane forte, incisa a fuoco nel nostro subconscio da decenni di TV-Bombing.

Come possiamo uscire da questo paradigma? Facile (a dirsi)! Cambiare atteggiamento nei confronti degli status quali “successo”, “fama”, “importanza”, “valore” come ci sono stati imposti dalla nostra società, la stessa che incorona persone prive di qualsiasi talento o virtù quali idoli per le nuove generazioni. Se il gioco è sporco, o accetti di sporcarti le mani oppure decidi di non giocare. Per quanto riguarda me, io ho deciso di giocare un altro gioco, con le mie regole.

E il gioco di cui parlo può essere giocato proprio con l’aiuto dei social network e degli strumenti messi a disposizione da internet 2.0. È un gioco di percezione che non gira attorno al prodotto o al personaggio ma all’azione in se, il creare o l’essere. È un gioco che non ha niente a che vedere con le classifiche, con i numeri o con una qualsiasi retribuzione economica. Non è importante il valore della tua opera ma il fatto che tu ci abbia messo dentro un pezzo di te. Non conta cosa rappresenti ma chi realmente sei. Liberarsi dalla trappola del Super-Io, che quotidianamente nel nostro occidente crea migliaia di nuovi consumatori di prozac e altre droghe antidepressive, è essenziale. Fatto ciò non ci resta che fare i funamboli, coinvolgere una decina di contatti e ritagliarci i propri piccoli momenti di popolarità.

Paradigma vago? Può darsi, ma se la tendenza è quella di voler diventare “famoso”, preferisco sembrare “fumoso”. L’era dei VUP incomincia oggi. ENTRA IN RIVOLUZIONE CREATIVA!

FONTE: www.willoworld.net

Segnalo con piacere la mostra che si terrà per tutto il mese di febbraio nel comune di Pennadomo (Ch). I quadri di Antonio Conte saranno accompagnati da alcuni brevi testi dalla Silente G., nostra collaboratrice ed immancabile funambola del circuito willoworld.net. Il soggetto di questa mostra è davvero interessante e riprende in qualche modo il manifesto di Rivoluzione Creativa, la community di Willoworld.

“C’e una battaglia ideologica che si sta combattendo in questi anni, anche se i media ne parlano unilateralmente. La cultura del file-sharing, se non verrà bandita dalle leggi che si moltiplicano ogni giorno, trasformerà la percezione del prodotto mediatico. Se nessuno pagherà più un centesimo per godere di un’opera, non sarà la fine delle correnti creative anzi, sarà l’inizio di una grande rivoluzione artistica. Cadranno i miti, i simboli di facciata costruiti dalle industrie dell’intrattenimento, e con tutta probabilità (in realtà sta già succedendo), il ciclo di fruizione dell’opera sottostarà a nuovi modi. Diventeremo fan di noi stessi, oppure dei nostri amici, o delle persone che faranno parte della nostra community. Questa decentralizzazione dell’immagine potrà fomentare nuove correnti, migliaia di nuove correnti, e si riscoprirà il vero significato dell’arte, che è fine al creare. Il processo creativo é terapeutico. Gli altri potranno attingere da noi, copiare, stravolgere, riscrivere la storia cento altre volte. Slegati dalle catene del mercato, liberi dal cerchio che imprigiona la grande “C” del copyright, saremo finalmente liberi di conoscere noi stessi e non temeremo più di farci conoscere agli altri.”

Tratto dal Manifesto di Rivoluzione Creativa

Antonio Conte – FACCE DA FACEBOOK (ognuno sarà famoso x 15 persone)

Facebook è la prova tangibile che Warhol aveva ragione, tutti noi avremmo avuto i nostri quindici minuti di celebrità anche se forse non è più una questione di tempo,oggi siamo famosi non per quindici minuti ma per quindici persone, il nostro pubblico. Il Web permette, di fatto, di avere un costante ‘controllo sulla notorietà’: ognuno di noi è in grado istantaneamente di verificare da quante persone si è letti, osservati, (eventualmente) apprezzati: si creano “micro celebrità” a colpi di click. Facebook ti «fotografa», ti trasforma in personaggio, solletica abilmente il tuo egocentrismo,con face book ognuno diventa personaggio famoso e attenzione attenzione ognuno è anche critico dell’altro in un continuo gioco delle parti ,Il vecchio critico decretava un successo o un fallimento parlando da solo alla massa: ora è una ‘massa critica che parla a se stessa. Tutti famosi per un giorno? No. Tutti famosi per qualcuno.

Due immagini della mostra

ANTONIO CONTE

Immaginate un uomo, che guarda verso l’orizzonte.
Non c’è più nulla, solo colori e forme che possono divenire qualsiasi vostro pensiero.
Ci sono artisti come Antonio Conte che nascono per esprimersi solo con l’arte e ci riescono.
Se ci può essere un connubio tra Surrealismo,
Dadaismo e Astrattismo
con una punta di Pop-art alla Wharol…
questo è Antonio.
In un’era in cui l’Arte è divenuta puro accessorio e commercio, qui troviamo ancora risposte e sogni a colori. Parole dall’ ironia e dalla malinconia e la vita nei visi e negli occhi delle tele di chi ha respirato l’aria di Napoli ma è pronto per ogni dove!
Dategli un rosso magenta e un blu cobalto e salverà il mondo…
salvando se stesso.

Silvia Paganini

GIULIA RICCO’

Si dedica da alcuni anni alla scrittura creativa. Ha pubblicato diversi racconti sul circuito Willoworld.net e sulla community Rivoluzione Creativa. Lo scorso agosto si era già cimentata nel medesimo ruolo scrivendo i testi di accompagnamento per la mostra di Daniele Frisina.

I LAVORI DI GIULIA RICCÒ APPARSI SU RIVOLUZIONE CREATIVA

ECCO I 14 PROFILI DI G. RICCO’ SUI QUADRI DI A. CONTE

FACEBOOK… CHE PATIRE!!!!

Pubblicato: 8 settembre 2009 da Willoworld in INTERNET, RIFLESSIONI
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Facebook é come il bar sotto casa, con l’insegna squallida, le paste antiche in bella mostra, i tavolini di plastica con parti di giornale del giorno prima, il baldacchino delle gomme con un bello strato di polvere e il barrista di nome Aldo che si scaccola spudoratamente mentre ti prepara il caffè…

…anzi no, è come il locale piú in del momento, posizione ideale in pieno centro, non ci parcheggi neanche se moccoli in vietnamita, ci trovi la potta fresca che in realtà è solo scongelata di fresco, ci trovi il vip di passaggio, e lo chiami vip solo perché è appena uscito dal grande fratello, ma è il locale in cui ci trovi tutti, tra un negroni e una capirinha, spilluzzichi i salatini e le olive, fai due chiacchiere con la barrista che manco a dirlo sfoggia una scollatura nella quale s’intravede l’ombelico…

…anzi no, facebook come la partita di pallone, la curva dei tifosi; stai scomodo, non vedi un cazzo e rischi anche di prenderne…

Facebook è il social network della massa, e inevitabilmente ti tocca andarci se non vuoi rimanere con i tre contatti di Imeem o i cinque sfigati di Ning. Ma ragazzi, posso dirvelo con sincerità, così mi sfogo…. È FATTO MALE!!!!

Ok, adesso sto meglio. Scusate, non prendetevela, ma dopo che l’upload delle foto mi è andato 4 volte in tilt e il server ha fatto i capricci tutto il pomeriggio, bisognava ventilassi….

Ciao!

Premetto che io ero uno di quelli che ci capivano qualcosa di Internet. Mi ero sprofondato in internet appena il World Wide Web fece capolino in Italia nel 1995, con VideoOnLine. Non c’era quasi nulla, su Internet, e i motori di ricerca facevano schifo, eppure si trovava tutto. Quindici anni dopo il paradigma si è invertito: su Internet c’è tutto, e i motori di ricerca sono intelligentissimi, ma non si trova più nulla. Quindici anni fa i motori di ricerca erano decisamente stupidi, si limitavano ad indicizzare le pagine web e l’unico criterio di ricerca che usavano era contare quante volte una parola chiave compariva all’interno di una certa pagina. Dato che io producevo pagine web e non ero altrettanto stupido, compresi quindi che bastava ripetere centinaia di volte una parola chiave all’interno di una pagina per finire in testa ai motori di ricerca, il più importante dei quali era Altavista. Iniziai quindi a fare proprio così usando praticamente tutte le parole chiave che mi venivano in mente, colorando le migliaia di parole chiave dello stesso colore dello sfondo, così che non si vedessero. Adesso questo suona oggi banale, ma all’epoca era un’idea brillante. Tanto brillante che tutti me la copiarono (forse anch’io copiai qualcosa da altri, ma in Italia fui uno dei primi e, di sicuro, per almeno un paio di anni il più efficiente) e ben presto il web italiano divenne in parte un immondezzaio. Qualcuno criticò il mio operato (il responsabile motori di ricerca di Virgilio quasi mi tirò la tazzina di caffé che stava bevendo quando, dopo avermi incontraro, apprese da me chi ero), ma l’aspetto positivo di quelli come me è che costrinse i motori di ricerca a farsi più intelligenti. In seguito utilizzai le mie competenze per mandare affanculo qualche milione di italiani che probabilmente se lo meritavano (i nostalgici possono ancora andarci su Affanculo.org) e per un po’ di altre cosucce, che qui non ci interessano. Questo preambolo non serviva a vantarmi, ma a premettere che di Internet non sono proprio a digiuno. Ebbene, oggi, nel 2009, su Internet non riesco neppure più a trovare quello che cerco. Forse è capitato anche a voi, ma eventualmente non ve ne siete accorti. Tutto dipende da cosa cercate. Se per esempio volete semplicemente trovare il profilo Facebook di un vostro amico, nessun problema. Eccolo lì, in testa ai risultati di ricerca. Se siete alla caccia di un albergo in una località turistica, ne trovate a volontà. Ma se cercate semplici informazioni a proposito di un luogo, è quasi impossibile sfuggire alla fitta giungla di siti alberghieri che vogliono attirarvi nelle loro stanze. Alla fine, siete costretti a ripiegare su Wikipedia, che non manca mai in testa ai risultati di ricerca. Ma bisogna proprio essere schiavi di Wikipedia se si vuole qualche informazione non commerciale? (E tra l’altro si è scoperto che è ormai pratica comune fra le grosse aziende il rivolgersi ad aziende di marketing che a pagamento provvedono a manipolare Wikipedia a beneficio dei clienti – quindi la tanto decantata obiettività di Wikipedia è solo un mito). Ci sono cose che si trovano sempre, su Google. Talmente sempre esse si trovano, che è diventato quasi impossibile trovare altro. Ci sono virtualmente milioni di pagine su Internet, ma gira che ti rigira ti ritrovi sempre a finire sulla manciata dei soliti siti. Io ho una homepage personale che esiste ormai da quasi 15 anni, eppure la gente del mio passato mi trova su Facebook, come se il resto di internet non ci fosse. E la mia pagina ha un buon ranking e si trova con facilità su google, ma per sempre più gente Internet si è ormai ristretta a Facebook e pochi altri “luoghi”. Buon per loro (tranne quando poi si ritrovano eventualmente buttati fuori da Facebook senza sapere il perché, come ad alcuni accade). Io invece rimango attratto dall’internet più “underground”, che però è sempre meno facile da trovare. E’ ormai quasi del tutto invisibile, come se non esistesse. Il sistema del ranking inventato da Google, certamente geniale e per molto tempo decisamente efficiente, ha tuttavia nel tempo finito per privilegiare (e formare) i grandi centri di gravità attorno a cui ormai ruota tutto. Nulla di innaturale, dopotutto, anche l’universo stesso è diventato ciò che è in modo non dissimile. Se le galassie si sono formate è a causa di quel misterioso principio di gravità che ora sembra essere efficace pure nel mondo virtuale di Internet, anche se a livello cosmico è per ora da escludersi che ci abbia messo lo zampino Google. C’è chi chiama questa nuova forma di Internet il Web 2.0, come se fosse una novità. Tecnicamente si tratterrà pure di una novità, ma concettualmente il Web 2.0 assomiglia sempre di più al vecchio mondo rispetto al quale il Web 1.0 costituiva una novità effettiva, un mondo essenzialmente oligarchico dove sono in pochi – i veramente grossi e potenti – ad avere audience e voce in capitolo su ciò che importi. Se ciò avviene, significa che probabilmente è inevitabile e non andrebbe giudicato in termini di bene o di male, che sono sempre categorie soggettive. A me personalmente disturba, ma questo è eventualmente solo un mio problema. Il mondo è raramente come a noi farebbe comodo che fosse. A questo processo – per così dire – “naturale”, si aggiunge però adesso anche quello più artificiale dei legislatori, che probabilmente agli ordini di occulti burattinai sembrano indirizzati a formalizzare sul piano legislativo e quindi consolidare questa trasformazione. La Francia è su questo all’avanguardia. Una legge che costringe gli IPS, i fornitori di accesso, a bloccare l’accesso ad Internet a chi si scambi files peer-to-peer, costituisce l’antipasto. Ma è allo studio una legge ben più aggressiva, la quale prevede la creazione di “white lists” di siti web consentiti, e per essere inclusi nella white list bisognerà pagare una tassa. Questo significherebbe il definitivo affossamento della parte non commerciale di Internet. In America si discute anche di una tassa sull’invio di ogni email. Ma in America Pentagono o dintorni hanno già definito Internet come la più grande minaccia esistente per gli Stati Uniti. Probabilmente non li rende troppo felici il fatto che tramite Internet i loro stessi cittadini si scambino informazioni non approvate dal governo, tipo quelle che sui fatti dell’11 settembre raccontano una storia diversa (e io sul tema ne so qualcosa). Immagino che per quello che riguardi la “minaccia” si riferissero al Web 1.0, perché qualcosa mi dice che il Web 2.0, nella sua forma consolidata, non genererà gli stessi “problemi”. Ho provato a cercare su Facebook l’esistenza di gruppi per la verità sull’11 settembre (dei quali il web 1.0 è traboccante), ma non ne ho trovati, se non di dimensioni risibili. Questo vorrà pur dire qualcosa.
Il nome Internet nacque quando vennero connesse la rete Arpanet e la rete Usenet. Il nome suggerisce un ambiente che connetta reti. La direzione in cui ci muoviamo adesso è per certi versi contraria, si va verso una disconnessione (reale o virtuale) dei “piccoli” dal mondo dei “grandi”. Ragione per cui il Web 2.0 (o il 3.0, scegliete voi in quale release…) si chiamerà Internet in modo filosoficamente improprio. Sarebbe molto più appropriato chiamarlo Oligonet. E forse – chissà – sarà proprio così che gli esclusi lo chiameranno. Ma nessuno lo verrà mai a sapere.

Roberto Quaglia

FONTE: http://www.roberto.info/

E-dentity

Facebook ce l’ha tolta, con la scusa di ritrovare vecchi compagni di classe, persone lontane, gente che per un motivo o per l’altro abbiamo perso di vista. Ma se c’era un motivo, allora che bisogno avevamo di ritrovare quella gente?

I Social Network sono il presente di Internet. Non ho molta simpatia per queste piattaforme, ma le uso perché è l’unica maniera per rimanere in contatto con la maggior parte dei miei conoscenti che navigano in rete. In realtà le funzioni importanti dei social network, condividere, scrivere, rappresentarsi, mandare messaggi, pensieri, caricare foto e video, erano già tutte alla portata del precedente fenomeno dei blog. Per quanto riguarda invece i giochi, le applicazioni, i test e i quiz, beh… stendiamo un velo pietoso. Abbiamo davvero bisogno di sapere “che personaggio dei Simson sei”? Sappiamo bene che tutta questa roba è la ragione per la quale ci viene dato gratuitamente l’uso di questi dispositivi. Informazione…

Ma a parte il discorso della pubblicità mirata e delle ricerche di mercato (oltre che a una giustificata paranoia da Grande Fratello), quello che più mi disturba di questo fenomeno di massa è la perdita della propria identità di navigatore dell’etere. Partendo dal presupposto che nessuno riuscirà mai a rappresentare pienamente se stesso neanche attraverso centomila funzioni, quello che ci rimane è un gigantesco equivoco di personalità. Crediamo di avere settemila amici, ma in realtà non ne abbiamo neanche uno. È il nostro personaggio, quello fatto di immagini, link, interventi, pensieri e note che ha tutti quei contatti. Se non distinguiamo i due mondi, rimaniamo perduti nel limbo tra la realtá e il ciberspazio.

Quello che siamo in rete non siamo noi. Dobbiamo ricordarcelo sempre questo, prima di metterci davanti alla tastiera. Riconoscere la nostra E-dentità è un passo fondamentale per l’utente che socializza dietro lo schermo.

Che fare allora? A questo punto abbiamo ritrovato i vecchi amici, ce ne siamo fatti di nuovi, viviamo una seconda vita dietro lo schermo, inconsapevoli di essere diversi da come realmente siamo. Chi siamo davvero? Questa è la domanda. Chi siamo realmente in rete? La persona che lavora, che va scuola, che alleva i suoi figli, che va in birreria o in discoteca, oppure l’avatar con il ciuffo e lo skateboard che abbiamo simpaticamente battezzato Frankie007? Rispondetevi e riappropriatevi della vostra e-dentità.

Fatto questo vi basterà solo comunicare ai vostri settemila amici chi siete realmente. Cancellate il vostro account e ricreatene un altro, col vostro vero nome, Frankie007 per essere chiari. Quello è ciò che siete e ciò che sarete sempre dentro il più grande gioco di ruolo mai esistito.

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ATTIVITÁ CREATIVE

Pubblicato: 15 Maggio 2009 da Willoworld in ARTE, EVENTI, INTERNET, NARRATIVA
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http://willoworld.files.wordpress.com/2009/05/la-grande-semina.jpg

Vorrei riportare alcune iniziative creative in cui mi sono imbattuto in questi giorni, piú quella nata proprio oggi sul sito Rivoluzione Creativa. Piccoli mondi paralleli a Willoworld

LA GRANDE SEMINA

Internet centralizzata oppure Internet decentralizzata? Quale futuro ci aspetta?
La tendenza sembra vertere verso la prima soluzione: i social network e le community (specie quelle di blogging). Servizi gratuiti che però gratuiti non sono. L’informazione è denaro, lo sappiamo bene.
Il problema non è adesso, che abbiamo ancora delle alternative. Ma se il “Pacchetto Internet” verrà spartito, come è già stato profetato, tra una manciata di network, i piccoli siti scompariranno, e tutti dovranno adeguarsi alle regole dei grandi servizi on-line: Facebook, Youtube, Blogger ecc… continua…

DECLASSATI, SOTTOMESSI, DISGREGATI

Storia, racconto, fiction, feuilleton, a puntate, a pezzi, a brani.  Scrittura creativa a volte.  Quel che più vi piace, qui lo troverete… continua…

IL CICLO DI ARCAN

Per gli appassionati del fantasy, innamorati di Eragon, patiti de Il Signore degli Anelli, arriva “Il ciclo di Arcan”, un romanzo di genere fantasy classico. Con tale romanzo l’autore non vuole ergersi al di sopra dei più grandi capolavori del settore, bensì vuole regalare una parte della sua fantasia ad altri. Il romanzo sarà pubblicato a puntate sulle pagine del blog… continua…

FACTORY 77

Per lo sviluppo e la diffusione gratuita delle arti della cultura e della conoscenza… continua…

CANTIERE CREATIVO

E’ una libera associazione di fatto, apartitico, pacifista, con durata illimitata nel tempo e senza scopo di lucro.
Nasce dall’idea di quattro studenti universitari con l’impegno intellettuale nel cinema, nell’arte, nelle scienze e nella musica e con la passione verso conoscenze che risiedono al di fuori dei comuni canali di comunicazione…
continua…