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di Gianluca Freda

Di tanto in tanto, quando dolce e chiara è la notte e senza vento, faccio un sogno bellissimo, che è per me uno dei principali motivi per cui valga la pena di vivere. Sogno che in un futuro imprecisato, in uno scenario fantapolitico dai contorni indefiniti, l’Italia sia stata occupata da un esercito straniero rivoluzionario. Rivoluzionari veri, non gli zombi pagati dalla CIA e teleguidati tramite Facebook che abbiamo visto all’opera, in Africa e Medio Oriente, in questi mesi. La nazionalità dell’esercito rivoluzionario varia di circostanza in circostanza. A volte sono irakeni, a volte libici, a volte indiani Apache, ma non è importante. Nel mio sogno, i nuovi occupanti hanno fatto arrestare, quali traditori, mentitori e fiancheggiatori di assassini, tutti i giornalisti italiani, sia televisivi che della carta stampata, e si accingono a fucilarli in una grande piazza (che a volte è piazza del Duomo a Milano, altre volte è la Piazza Grande di Arezzo) in un radioso mattino di sole. Lo spettacolo è aperto al pubblico, che interviene numeroso e festante. Io arrivo tenendo per mano le mie bambine e le mie bambine sorridono. In una delle tante bancarelle aperte per l’occasione, ho comprato loro dei palloncini e dello zucchero filato, denso e bianchissimo. (altro…)

foto9grande_25003Marco Travaglio vive a Torino, però tutti i giovedì scende a Roma per partecipare ad Anno Zero un programma di dibattito politico in onda su RAI 3. Abbiamo preso appuntamento per la mattina seguente nell’hotel dove di solito alloggia, nel quartiere Prati. Il giornalista più critico d’Italia appare in reception con faccia assonnata ed un quarto d’ora di ritardo così come imposto dall’etichetta nazionale.

Dopo aver pagato il conto, afferra un paio di quotidiani, ordina la colazione e usciamo in terrazza. Con un solo caffè ed un paio di cornetti si sveglia del tutto e comincia con quello che sa meglio fare: mettere il dito nella piaga della sempre più confusa realtà politica italiana. Una realtà teatrale, irreale, ipermediatica, racconta, “il regno della superficialità e della menzogna”.

La colpa a suo giudizio è soprattutto “dei giornali, che imitano la televisione e tentano di competere sulle banalità, mettendo in gioco un sistema molto sofisticato, studiato perchè venga dimenticato tutto, come un tritatutto. Le polemiche durano appena 24 ore, dopo svaniscono. Se un politico fa una battuta, si riporta la battuta piuttosto che la notizia. Se non c’è la battuta, non si parla neanche del contenuto. Dicono che il problema dei giornali è la carta, ma il problema è quello che si scrive sulla carta. Laureato in Storia Contemporanea, Travaglio, 44 anni, è stato allievo di Indro Montanelli a ne “il Giornale” per sette anni. Oggi firma un editoriale sull’Unità , pubblica ogni lunedì un video (Passaparola), nel blog antipolitico di Beppe Grillo. Per raccontare le verità scomode al paese utilizza uno stile più che torinese, gelido, che gli somiglia. Non batte ciglio nè alza la voce.

Con l’Italia impantanata tra le barzellette del Cavaliere e la vaga retorica di una sinistra ossidata, il suo giornalismo di precisione è diventato una rarità, una forma di ribellione. Forse per questo ha realizzato 80 atti di uno spettacolo teatrale, “Promemoria”, nel quale snocciola la tragicomica storia recente del paese in un monologo di tre ore e un quarto.

Sulla sola base di un archivio e di un’ironia feroce, Travaglio fa pensare e divertire un pubblico che esce dal teatro in trance, proprio di chi ha visto la luce. “Non è merito mio”, dice. “In Italia il passato non esiste. Per questo quando racconto quello che è successo appena due anni fa sembra rivoluzionario e la gente ti guarda come se guardasse a un pazzo”. Denunciato “30 o 40 volte” per diffamazione nei tribunali civili da Berlusconi e dai suoi compagni, anche se non è stato tuttavia condannato penalmente, ha da poco vinto il Premio per la Libertà di Stampa dell’Associazione dei Giornalisti Tedeschi, per il suo “coraggio e senso critico”. Ha appena rieditato il suo libro “La disperazione dei fatti”, con il sottotitolo “Si prega di abolire le notizie per non molestare le opinioni”, in cui critica i mezzi di comunicazione.

L’aereo per Torino parte tra un’ora, l’incontro volge al termine, lo aspettano i suoi due figli. Prima di andarsene, Travaglio spiega come Berlusconi ha sostituito Andreotti nel ruolo di grande intoccabile. “Controlla quasi tutti i giornali, la televisione, la pubblicità o il cinema. Per questo l’Italia si capisce meglio dall’estero che da dentro. Ci ha imposto la sua arretratezza culturale, la sua scala di antivalori e la sua forma di vita”.

Nello stesso momento passa un giovane, si ferma ad ascoltare e dice: “Pienamente d’accordo. Continua così”.

Fonte: El Paìs

Saluti

REAZIONE ALL’ANALISI DI REPUBBLICA SUL V2DAY

Pubblicato: 26 aprile 2008 da Willoworld in RIFLESSIONI
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Il rincoglionimento é totale, non ci sono più dubbi.
Prendete ad esempio l’articolo di Merlo di stamattina su Repubblica riguardo al Vday2. Questo qui fa il giornalista? Ma da dove viene? Ma cosa ha in testa? Boh!

Scrive:

ECCO una bella sfida per la nuova stagione della politica italiana: riprendersi questa piazza che Beppe Grillo riempie ma non merita, e non solo perché, in piena crisi artistica, non riesce più nemmeno a fare ridere.

Riempie ma non merita. Che cosa significa? Uno riempie una piazza, 100mila persone e non lo merita. Perché? No spiegamelo???

Il punto è che Grillo, per galleggiare nel malumore, ormai deve spararla sempre più grossa. E infatti, in questa escalation, ieri è diventato un altro di quegli irresponsabili italiani che di tanto in tanto vorrebbero riprendere e continuare il lavoro feroce dei partigiani – “ah se solo avessimo più cuore e più coglioni” – scambiando la tragedia della guerra civile con le gag da Bagaglino: “Siamo noi la nuova Resistenza”.

Ma non c’era solo Grillo. C’erano molte persone a parlare sul palco, anche giornalisti. Boh! Ma chi è questo Merlo?

Grillo attacca i giornali perché non scrivono quel che vuole lui e come vuole lui. Come tutti i demagoghi italiani, vorrebbe abbattere la stampa
Crede di essere una somma di Totò e del professor Sartori, uno che prende drammaticamente sul serio la propria scienza politica

E come tanti altri anche Grillo attacca i giornali perché non scrivono quel che vuole lui e come vuole lui: “Pennivendoli di regime”. E sogna un capo dello Stato meno “Morfeo” e dunque più decisionista, purché ovviamente nel consiglio di reggenza di questo virile presidenzialismo ci sia lui, Beppe Grillo.

Qui siamo al fumo gratis. Qui si è fatto un bel cannone!!! Ma se lo ripete da sempre che non vuole entrare in politica (o almeno in questo sistema politico). Grillo è l’amplificatore del disappunto italiano. Basta!

Grillo non lo sa, ma il giornalismo, che come tutti i demagoghi italiani anch’egli vorrebbe abbattere, serve anche a mostrare la realtà che sta dietro il dito dell’inaudito.

Ma questo si fa!!! Ma si fa di brutto!!!

E dunque a segnalare che ieri a Torino la piazza era, come sempre in Italia, molto migliore di lui, nel senso che il malumore del suo “pubblico” non è solo l’umore andato a male di Grillo. E non soltanto perché lì, in mezzo a quei cinquantamila, c’è anche tanta gente che vorrebbe ancora divertirsi a vederlo recitare; gente che – dicono al Sud – lo “buffonia”, lo prende in giro, gli fa credere d’esser lì per la sua sapienza politologica e invece è lì soltanto perché in piazza San Carlo non si paga il biglietto.

Ma te ne rendi conto cosa dice questo!!! Questo era il secondo Vday! La gente lo sapeva che non era uno spettacolo. Ma che cazzo dici!!!

Insomma alcuni – quanti? – dei suoi fans sono “portoghesi” che sperano di ridere gratis partecipando a uno spettacolo di comicità. E nessuno li comprende meglio di noi che, pur di sentire cantare Ventiquattromila baci o Azzurro, siamo disposti a “buffoniare” Celentano. È così anche per Grillo. L’importante è che, tra una stupidaggine e l’altra di filosofia etica, ci faccia ridere e magari anche ghignare con i suoi lazzi, le sue pernacchie, la sua strumentazione di comico.

Davvero, fuma meno che è meglio!!!!

Abbiamo un rapporto speciale con i comici, noi italiani. Molti di loro ci hanno insegnato trucchi e scorciatoie di grande intelligenza. Abbiamo imparato molte più cose da Totò che non da Gramsci. Totò, con il suo “vota Antonio, vota Antonio”, ci diceva per esempio che la campagna elettorale dei suoi tempi somigliava già ad un canovaccio da commedia dell’arte. Ma nient’altro Totò sapeva e voleva e poteva fare. Questo Grillo invece crede di essere una somma di Totò e del professore Sartori, una specie di Sartori totoizzato, uno che prende drammaticamente sul serio la propria scienza politica. E invece tutto può fare Grillo tranne che saltare la propria ombra, che rimane l’ombra di un comico (in crisi).

Infatti i suoi spettacoli (quelli veri perché quello di ieri non era uno spettacolo!) sono sempre esauriti!!! Bravo! Sei bravo, Merlo!!!!

Nella rabbia dell’Italia giustamente insoddisfatta della politica, Beppe Grillo è dunque la carnevalata. I suoi sberleffi, le sue parolacce, le sue linguacce sono i coriandoli di piazza. E si capisce che “mandare a fare in culo” possa apparire più piccante che partecipare a una celebrazione – rituale per quanto solenne – della Resistenza.

Aggiungiamo adesso, senza alcuna reticenza, che in quella piazza ieri c’erano umori che non solo non si identificano con gli schizzi di bile nera di Grillo, ma sono, in parte, anche umori nostri. In tutti i movimenti – direbbe Alberoni – c’è chi fa cassa. Da Masaniello a Canepa a Bossi a Grillo… c’è sempre qualcuno che diventa l’espressione sgangherata di malumori forti e legittimi. E la buona politica dovrebbe calarsi dentro di essi; per tirare fuori, ad esempio, il buon umore dal malumore dei produttori del Nord che stanno con Bossi perché si sentono ipertassati e non protetti.

Così tra i piazzaioli di Grillo ci sono professionisti, docenti, giovani e giovanissimi che coltivano buoni sentimenti e disagio, e magari in qualche caso sono il meglio della gioventù, quella che non trova espressione nei codici della politica e va dunque a cercare un detonatore o un pantografo che percepisca e ingrandisca il segnale.

Merlo, ma da che pianeta vieni? Ovvio che 100mila persone non possono essere tutte uguali ed avere le stesse idee (almeno che non votino Forza Italia e guardino la De Filippi!). Ma in un’idea democratica, solo la convergenza di una moltitudine puó dare alito a una resistenza. Se 50 persone vogliono partire da roma e andare a milano, avranno bisogno di un autobus. Grillo li procura l’autobus. Poi una volta a milano fanno che cazzo li pare!!!

Due parole infine sulla lotta di liberazione contro i giornali che sarebbero fascisti, fogli di regime eccetera eccetera: roba per il vaffa. Tutti vedono che i giornali italiani sono un esempio di caotico pluralismo che produce più informazione di quanta si possa raccogliere e metabolizzare. Insomma in Italia c’è una sovrapproduzione di informazione che, in menti sciagurate e mediocri, produce ingorghi alluvionali. I casi sono due: o Grillo non riesce ad infilarsi in questo gorgo oppure, lì dentro, si ingolfa la sua intelligenza.

No, qui veramente raggiungi dei livelli da fantascienza. Ma chi sei? Scrivi in rete e sembra proprio che tu non conosca minimamente quello che sta succedendo qui dentro. L’informazione di rimbalzo, il blogging aperto al commento, l’insofferenza di migliaia di utenti che si fanno sentire con e-mail, interventi, video e qualsiasi altra cosa. La rete è l’unico esempio di “caotico pluralismo che produce più informazione di quanta si possa raccogliere e metabolizzare”. I giornali danno quelle dieci notizie, magari messe un po’ diversamente a seconda della direzione politica della testata, e basta. Ogni giorno confronto le notizie della rete con quelle dei giornali e la differenza è come quella tra il giorno e la notte. Boh!!!! Ma ti sei fatto proprio di brutto!!!

Vogliamo dire che Grillo scambia per prepotenza d’altri la propria incapacità di capire che la realtà è l’insieme di centinaia di punti di vista. Nulla di nuovo e nulla di grave, anche perché i giornalisti non sono sacri. L’importante è non attaccare il diritto degli altri a ficcare il naso nella realtà. Se dunque non gli piacciono i mille giornali che lo raccontano in mille modi, tutti diversi da come egli vede se stesso, Grillo faccia lui un giornale che gli somigli di più, che sia specchio del suo narcisismo: un giornale che canta, insulta e sputa in aria.

Vabbé, adesso peró ripigliati eh!!!
Ieri dall’Olanda ho visto il Vday in streaming, potevo intervenire, potevo segnalare l’evento ad altri, senza pubblicitá, senza filtraggi, senza costi. Caro Merlo, ma riesci a comprendere anche solo un pochino quello che sta succedendo? L’informazione la gente la trova da sola. Non c’è piú bisogno di inutili scribacchini come te!!!
L’evoluzione è inarrestabile. Fino a tre-quattro anni fa non si potevano aprire blog, caricare video su youtube, chiamare gratis (o almeno nessuno lo faceva). Cosa succederá tra 3 anni? Lo vuoi sapere?
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I giornali sono finiti!
Anzi, no. I giornali rimarranno per i lobotomizzati, gli amici del nano di Arcore e i nuovi analfabeti, ovvero coloro che non riescono neanche ad accendere un pc.
Un ultimo consiglio: smettila con la Gangia, ti fa male!!!