Leggi l’articolo “Benvenuti nel mondo violento del signor Belle Speranze” di John Pilger.
Posts contrassegnato dai tag ‘john pilger’
IL SEQUESTRO DI HAITI
Pubblicato: 2 febbraio 2010 da Willoworld in GUERRA, POLITICA, STRAGITag:Haiti, john pilger, obama, TERREMOTO, usa
DI JOHN PILGER
johnpilger.com/
Il sequestro di Haiti è stato rapido e grossolano. Il 22 gennaio gli Stati Uniti hanno ottenuto il “formale beneplacito” delle Nazioni Unite di impossessarsi dei porti ed aeroporti di Haiti, e di “mettere in sicurezza” le strade. Nessun Haitiano ha firmato questo accordo, che non ha niente di legale. Regna l’egemonia, col blocco navale americano e l’arrivo di 13.000 marines, forze speciali, spie e mercenari, nessuno di questi addestrati ai soccorsi umanitari.
L’aeroporto della capitale Port-au-Prince è adesso una base militare americana e i voli di soccorso sono stati dirottati sulla Repubblica Dominicana. Per tre ore, tutti i voli sono stati sospesi all’arrivo di Hillary Clinton. I feriti gravi haitiani hanno dovuto aspettare mentre 800 residenti americani di Haiti venivano sfamati ed evacuati. Sei giorni sono trascorsi prima che l’aviazione statunitense paracadutasse bottiglie d’acqua alla gente assetata e disidratata… continua a leggere…
LA GUERRA ALLA DEMOCRAZIA
Pubblicato: 15 aprile 2009 da Willoworld in CINEMA, GUERRA, MEDIA, POLITICA, RIFLESSIONI, STRAGITag:bush, chavez, cia, john pilger, obama, Sud America, Venezuela, War on Democracy
La guerra alla democrazia, ma non quella venduta dai grandi media, la grande ipocrisia a stelle e strisce. Il documentario di John Pilger (premiato recentemente come miglior film al One World Media Awards) è una testimonianza importante del cambiamento in atto in America Latina, partendo dal Venezuela, passando per la triste storia del Cile, per chiudere con gli ultimi inaspettati cambiamenti in Bolivia, dove per la prima volta al governo siede un nativo.
L’ironia del paradosso percettivo, nel quale cadiamo anche noi, che siamo sempre pronti a dubitare e ad informarci attraverso altre fonti, è tangibile fin dalle prime immagini. 50 governi sono stati rimossi negli ultimi 60 anni per volere di Washington. Sono proprio coloro che si autodefiniscono esportatori di democrazia che si adoperano per annientarla.
Ma il popolo del Sud America è pronto al riscatto, ed è una marea inarrestabile. Nonostante il bombardamento mediatico, Chavez va avanti per la sua strada, un uomo del popolo voluto dal popolo (democrazia dal basso!). Un uomo per il quale la gente è scesa in piazza a combattere. Le sue parole sono importanti. Il popolo del Venezuela, il paese più ricco dell’America Latina, sta riacquistando la sua dignità. Non attraverso lo spreco e il lusso, non sono queste le cose importanti. Sanità ed istruzione per tutti, ecco da dove bisogna partire.
Nonostante la vita non sia cambiata per l’elite di Caracas, le ricche famiglie filoamericane odiano apertamente il presidente Chavez per una questione puramente pudica. Le TV e i giornali sputano addosso al governo, ma il popolo intanto riprende possesso delle infrastrutture. Democrazia, appunto… quella vera, quella del popolo.
Il giornalista australiano ci racconta con precisione e pacatezza le malefatte della CIA, le torture e i soprusi subiti dalla gente di El Salvador, Guatemala, Nicaragua, Cile ecc… Una storia difficile da poter vendere agli inserzionisti pubblicitari delle grandi televisioni.
Questa è la versione originale. Non ve n’è ancora una sottotitolata in italiano. Il film è anche scaricabile qui.
LA GRANDE TRADIZIONE: OBAMA É UN FALCO
Pubblicato: 25 luglio 2008 da Willoworld in POLITICATag:gerusalemme, john pilger, obama
DI JOHN PILGER
New Statesman
“Continuo a dire che Gerusalemme sarà la capitale di Israele”. Lo ha affermato il candidato democratico Barack Obama a Sderot, nel sud di Israele, dove ha tenuto una conferenza stampa con il ministro degli Esteri, Tzipi Livni. [Repubblica del 23 Luglio]
Nel 1941 l’editore Edward Dowling scrisse: “I due più grandi ostacoli alla democrazia negli Stati Uniti sono, in primo luogo la diffusa illusione tra i poveri che abbiamo una democrazia e, in secondo luogo, il terrore cronico tra i ricchi che la potremmo ottenere”. Che cosa è cambiato? Il terrore del ricco è più grande che mai, e i poveri sono passati dalla loro illusione a quella di coloro che credono che quando George W. Bush finalmente, il prossimo gennaio, lascerà la carica, le sue numerose minacce al resto dell’umanità diminuiranno.
La inevitabile nomination di Barack Obama che, secondo un commentatore rimasto senza fiato, “segna un momento storico e veramente eccitante nella storia degli Usa”, è il prodotto della nuova illusione. In realtà sembra solamente nuova. Momenti storici e veramente eccitanti sono stati fabbricati in tutte le campagne presidenziali USA da che io mi ricordi, generando quella che può solo essere descritta come una stronzata su grande scala. Razza, genere, aspetto, linguaggio corporeo, spose e figli smorfiosi, persino scoppi di tragica grandeur sono tutti stati cooptati dal marketing e dalla “creazione dell’immagine”, ora magnificata dalla tecnologia “virtuale”.
Grazie a un sistema di collegi elettorali non democratico (o, nel caso di Bush, grazie a macchine per il voto manomesse) possono vincere solo coloro che tanto controllano quanto obbediscono al sistema. E’ stato così dalla autenticamente storica ed eccitante vittoria di Harry Truman, il democratico liberale definito come un umile uomo del popolo, che si spinse a mostrare quanto era duro cancellando due città con la bomba atomica.
Non è possibile vedere Obama come un probabile presidente degli Stati Uniti senza comprendere le richieste in un sistema di potere essenzialmente immutato: di fatto un grande gioco dei media. Per esempio, da quando ho paragonato Obama con Robert Kennedy su queste stesse pagine, egli ha fatto due importanti affermazioni, le cui implicazioni non viene permesso si intromettano con le celebrazioni. La prima è stata alla conferenza della American Israel Public Affairs Committee (Aipac), la lobby sionista, che, come ha fatto notare Ian Williams “vi accuserà di antisemitismo se citate il suo stesso sito Web per quanto riguarda il suo potere”. Obama aveva già offerto la sua genuflessione, ma il quattro giugno si è spinto oltre. Egli ha promesso di appoggiare una “indivisa Gerusalemme” come capitale di Israele. Non un solo governo sulla terra appoggia l’annessione israeliana di tutta Gerusalemme, nemmeno il regime Bush, che riconosce la risoluzione Onu che designa Gerusalemme come città internazionale.
La sua seconda affermazione, largamente ignorata, è stata fatta a Miami il 23 maggio. Parlando alla comunità degli espatriati cubani – che nel corso degli anni ha prodotto fedeli terroristi, assassini e trafficanti di droga per conto delle amministrazioni Usa – Obama ha promesso di continuare contro Cuba un soffocante embargo che dura da 47 anni e che è stato dichiarato illegale dall’Onu anno dopo anno.
Ancora una volta Obama si è spinto più in là di Bush. Egli ha detto che gli Stati Uniti hanno “perso l’America Latina”. Egli ha descritto i governi democraticamente eletti di Venezuela, Bolivia e Nicaragua come dei “vuoti” da riempire. Ha sollevato il non senso dell’influenza iraniana in America Latina ed ha appoggiato “il diritto della Colombia di colpire terroristi che cercano rifugio oltre i suoi confini”. Tradotto ciò significa il “diritto” di un regime, il cui presidente e i cui maggiori politici sono legati agli squadroni della morte, di invadere i suoi vicini per conto di Washington. Egli ha anche appoggiato la cosiddetta “Iniziativa Merida” che Amnesty International e altri hanno condannato come il tentativo di portare la “soluzione colombiana” in Messico. Non si è fermato qui. “Dobbiamo anche fare ulteriori pressioni sul sud” ha detto. Nemmeno Bush ha detto ciò.
È tempo che coloro che si nutrono di illusioni crescano politicamente e discutano il mondo del grande potere per quello che è, non per ciò che sperano che sarà. Come tutti i candidati presidenziali seri, presenti e passati, Obama è un falco e un espansionista. Egli proviene da un’ininterrotta tradizione democratica, come dimostrano i presidenti Truman, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton con le loro guerre. La differenza di Obama potrebbe essere che egli sente un bisogno persino maggiore di mostrare quanto sia inflessibile. Per quanto il colore della sua pelle faccia venir fuori tanto razzisti quanto sostenitori esso è irrilevante per il grande gioco del potere. Il “momento storico e veramente eccitante nella storia degli Usa” arriverà solo quando verrà sfidato il gioco stesso.
Titolo originale: “In the great tradition, Obama is a hawk”
Fonte: http://www.johnpilger.com/
Link
FONTE TRADUZIONE: Comedonchisciotte