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Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community Rivoluzione Creativa e sulle pagine degli altri progetti di Willoworld.

COSIMO E VIOLANTE (Omaggio al “Barone Rampante” di I. Calvino)

Cosimo e Violante oscillavano sulle altalene del parco e davanti ai loro occhi sfrecciavano le auto sulla tangenziale sopraelevata, un flusso continuo, statico nella suo moto perpetuo, così come il rumore, un rombo persistente e sommesso a cui l’udito dei ragazzi era ormai abituato. Il cielo era grigio ma privo del profumo di pioggia, ed era caldo per esser già novembre, così caldo che Violante aveva indosso soltanto il suo vestitino azzurro con le maniche sbracciate, mentre Cosimo sfoggiava con orgoglio la maglietta della sua squadra di calcio… continua…

SUICIDE IS PAINLESS

Immagini scorrono davanti ai miei occhi stanchi.
Seduta, nella sala d’aspetto di una stazione, mi osservo riflessa nel vetro.
Mi sento dolcemente indifesa, terribilmente impotente, penosamente importante, inesorabilmente diversa… continua…

IL VINCITORE

“Adesso mi hai stufato”, le dice l’uomo con voce decisa sollevandosi dalla posizione che aveva assunto per effettuare quel difficile rinquarto al biliardo. Di fatto la sua palla ha assunto troppo effetto, va a colpire di lato ed il suo tiro risulta sbagliato anche se non disastroso… continua…

RADIO BLUES

La radio sta andando con un mood lento, da estate, perché fuori non tira un alito di vento ed è pieno di dannati moscerini. É rimasta solo lei a raccontarmi le storie, vecchia scatola nera con l’antenna rotta, riesci ancora a prendere quella stazione blues, e chissà perché continua a trasmettere. Ma quanti ubriaconi come me vivono in questa maledetta città, e ascoltano vecchi pezzi di Tom Waits e dei primi Deep Purple?… continua…

UOVA INFRANTE

Il sole era accecante. L’uomo stava sdraiato sotto la grande quercia al margine del campo. Sentì alle sue spalle che due ragazzini si fermavano e bisbigliavano qualcosa tra di loro. Si mise ad abbaiare come se fosse un cane feroce… continua…

L’UOMO NERO

L’uomo nero ha sempre avuto mani vanitose, ciondolavano stanche all’inizio, stremate dalle fuliggine e dagli acidi che gli corrodevano la pelle fino alle ossa. Di notte però cambiavano, alla luce della luna gli sembravano di nuovo belle, con armoniche dita dipingere paesaggi sempre verdi, di quelli che non conoscono stagioni, se non quella che risponde ogni giorno con la vita alla morte pressante di ogni sogno colpito a morte… continua…

LA FILOSOFIA DEL CALCIO SECONDO IL CARRAI

Non sono mai stato uno sportivo, anche se devo ammettere che il tennis è un bello spettacolo; pulito e preciso, un gioco di linee e rimbalzi, dritti e rovesci che ha tutta una sua musica. Se poi è giocato dalle signore, con quei loro completini corti, candidi come le confezioni dei confetti, allora ci puoi perdere anche un paio d’ore davanti al maledetto schermo, con la Vecchia Romagna a farti compagnia, la boccia s’intende… continua…

L’ESPRESSIONE BEFFARDA

E’ sotto al mio piede sinistro tutto il segreto. Fin da quando ero piccolo si era rivelata una strana macchia nella pianta di quel piede, dapprima appena accennata, poi con gli anni sempre più chiara, che a dire la verità non mi aveva mai dato fastidio, anzi, mi aveva spesso fatto ringraziare la natura per non averla piazzata in parti del corpo ben più vistose, ma che verso la maggiore età era andata ancora trasformandosi, assumendo poco per volta i contorni della faccia di qualcuno, un’espressione arcigna di un essere che pareva rivelarsi così… continua…

ROCK CITY – Primo Episodio

La spiaggia era l’ultima attrazione underground, una striscia di terra non completamente soggetta alle regole della città, forse a causa della marea che la rendeva accessibile solamente dopo le dieci di sera. Fino al calar del sole infatti i bagnanti si accanivano per un metro quadrato di sabbia, che dall’argine che divideva il lungomare fino al bagnasciuga non c’erano più di dieci metri, per un tratto di appena un chilometro… continua…

LE POESIE DI…

I FIGLI DELLA FOLLIA

31 GENNAIO 2010

…E LE 101 PAROLE DI…

LIPS OF AN ANGEL

LÀ DOVE IL TEMPO MUORE

DEA

SOSTA VIETATA

Leggi anche: Letture in odore di primavera

Questo raccontino di Aeribella Lastelle, pseudonimo femminile per il progetto La Giostra di Dante, é venuto fuori all’indomani della visione di questo bel documentario. Guardatelo, é davvero interessante. Qui trovate la seconda parte poi seguite i link su youtube.

LO STRANO CASO DELLA SIGNORINA PARISI
di Aeribella Lastelle

La Terra scrive sul mio corpo.
La gente ammira i miei tatuaggi, segni tribali e simboli simmetrici, poi mi chiede chi me li abbia fatti ed io rimango interdetta. Mi piacerebbe dire loro la verità ma non posso perché mi prenderebbero per matta. Allora m’invento qualcosa per non destare sospetti.
L’ultimo di questi, una serie di cerchi concentrici all’interno di un triangolo (anche se secondo me si tratta di una freccia), me lo sono fatto in Portogallo la scorsa estate. È questo quello che ho raccontato in giro e i miei amici l’hanno bevuta. Se invece sapessero la verità, probabilmente smetterebbero di chiamarmi e mi consiglierebbero un buon dottore. Ma io non ho bisogno di dottori, sto benissimo. Anzi, non mi sono mai sentita meglio.
Ammetto che all’inizio la faccenda mi disturbava alquanto. Svegliarmi sudata nel mio letto dopo strani incubi che non riuscivo mai a ricordare, e poi guardarmi il corpo allo specchio per scoprire se il sogno aveva lasciato il segno, come succedeva quasi sempre. Sono due anni che va avanti questa storia, esattamente dal giorno in cui mi persi nel bosco. Proprio come Pollicino, dannazione… Che scema! Gettai nel cestino dei ricordi tre anni di relazione, sbattendo la porta in faccia a Nicco dagli occhi verdi, gran bell’affare! Ubriaco alla festa di ognissanti si era buttato sulla sua ex e poi era venuto con la coda tra le gambe a chiedermi scusa. Il minimo che si meritava era che lo mandassi al diavolo, ed è quello che feci. Schiumante di rabbia incominciai a girare a vuoto col motorino, per le strade di una periferia che non conoscevo. Poi mi lasciai alle spalle anche le case e mi ritrovai sulle colline. Sentii la marmitta scoppiettare e solo in quel momento mi resi conto che ero rimasta senza benzina. Che stupida… Lasciai il motorino sul bordo della statale e provai a tornare indietro a piedi, ma la strada saliva ripidamente e le luci della città erano sulla mia destra, oltre gli alberi. Così lasciai la strada con l’intenzione di tagliare per il bosco. E feci la fine di Pollicino… Il buio mi sorprese che ero ancora tra la vegetazione. Non vedevo più niente, né strade né luci, solo alberi, rami ed arbusti. Nonostante tutto provai una strana sensazione di quiete. Mi sedetti su un letto di foglie secche per riprendere fiato ed invece mi addormentai. Fu la prima volta che sognai quelle cose che non riesco mai a ricordare. Quando mi svegliai era giorno e mi rimisi subito in cammino. Non potevo credere di aver passato la notte nel bosco, da sola. Era tutto molto strano. Era come se mi fossi appena appisolata, anche se mi sentivo fresca e riposata, e non come se avessi appena passato la notte sulla terra umida di un bosco alla fine di ottobre.
Quando tornai a casa mi buttai sotto la doccia e lo vidi, poco sopra la caviglia destra. Era il primo messaggio della Madre sul mio corpo, una farfalla stilizzata, poco più grande di un’unghia. Da quel giorno è successo altre ventitre volte. Il mio corpo è il foglio bianco della mia signora, che piange per le pene inflittele dai suoi figli. Ella ci parla in molti modi, ma noi continuiamo ad ignorarla.
Per due anni mi sono chiesta perché io. Perché la Madre ha scelto di parlare specificatamente a me. Ancora non conosco la risposta, ma so che il giorno in cui riuscirò ad afferrare il senso dei miei sogni, sarò in grado finalmente di leggere i simboli di cui il mio corpo è ormai disseminato.
E fino a quel giorno sarà un onore per me essere la carta da lettere della mia signora.

Questa nota è stata ritrovata nel diario della signorina Parisi, il giorno dopo il tragico attentato in cui hanno perso la vita alcuni dei personaggi più influenti del panorama economico ed industriale del paese. La signorina Parisi ricopriva da circa un anno la funzione di “personal assistent” per l’ingegner Damiani, noto imprenditore anche lui vittima dell’esplosione di venerdì scorso. Gli inquirenti presumono che la ragazza abbia agito da sola e che il suo gesto sia stato il risultato di una lunga e convulsa escalation di stati mentali deviati. Qualcuno invece sospetta che la storia dei tatuaggi possa aver a che fare con altri strani fenomeni che si stanno ripetendo negli ultimi tempi, come i sempre più numerosi casi inspiegabili di cerchi di grano nel nord Europa. Purtroppo l’esplosivo indossato dalla Parisi ha completamente divelto il suo corpo e non è stato possibile accertare la presenza di questi peculiari tatuaggi, anche se i conoscenti della ragazza dichiarano di averli visti in più occasioni.
Ci si chiede a questo punto, nel caso la favola della Parisi contenesse un minimo di verità, a quante altre persone la Terra sta parlando in questo momento, e quante altre bombe ad orologeria sono pronte a saltare in aria?

LA GIOSTRA DI DANTE

Letture di Settembre

AVREBBE FATTO MEGLIO A NON VOLTARSI

Avrebbe fatto meglio a non voltarsi; per non rimpiangere quello che stava per lasciare; per non vedere quanto male avrebbe fatto; per dimenticare per sempre lo sguardo impassibile di chi l’aveva accusata. Ma la sua mente era troppo fragile in quel momento, e la sua paura più grande di qualsiasi responsabilità: fuggiva per quell’istinto di sopravvivenza che ci avvicina così tanto agli animali, da far sembrare un delitto un semplice evento nel corso inarrestabile della natura, eppure nella sua testa una frase batteva come un martello: “non è possibile”… continua…

IL LOMBRICO CALZOLAIO

Viveva in Lombricolandia il Lombrico Calzolaio.
Un giorno venne la guerra e il generale dell’esercito dei millepiedi chiese al Lombrico Calzolaio di preparare gli stivali per la campagna militare. Ma nel momento in cui il povero lombrico terminò il suo lavoro, la guerra era già finita… continua…

NOTTE A SHANGHAI

Osservo il mio viso allo specchio dopo essermi truccata, cerco qualche imperfezione, dopo un’attenta analisi mi ritengo soddisfatta. I capelli perfettamente acconciati come la moda occidentale impone, il viso un ovale perfetto accarezzato dalla cipria, sugli occhi un velo di trucco, le ciglia marcate da una linea nera. La bocca rossa, un piccolo cuore morbido in cui sbocciare… continua…

SUL TETTO DEL MONDO

Le avevano detto che il suo nome traeva origine dalla Luna, e con essa poteva crescere e ciclicamente rinnovarsi, le avevano detto di chiamarsi Thana, e che i raggi della luna l’avrebbero protetta, come la giovinetta che nel pericolo di essere violata venne soccorsa da essi, uccidendo il persecutore… continua…

IL PORTICO

Un soffio di vento le pettinava i capelli…”che miseria” pensava,  aveva da poco intravisto il bagliore di un amore e lo aveva perso per la testardaggine di una convinzione troppo ostinatamente espressa. Ora, quello che era una sirena sparata a 10.000 decibel delle sue urgenze di, ormai ex, adolescente, le ritornava  come l’eco di un fischio lamentoso fra costole e costole… continua…

UNA TERRIBILE ESTATE

New Orleans, 1922

Domenica 13 Agosto

Caro Teodor,

sono già passati quattro mesi dalla mia partenza da Chicago e trovo finalmente tempo per scriverti. New Orleans è calda e appiccicosa e questa condizione sembra riversarsi anche sull’ambiente che mi circonda. Ogni cosa, case, strade e persone hanno le sfumature dell’ambra, come se tutto fosse ricoperto di miele;  mi pare ormai di sentirne perfino l’odore nell’aria. Siamo ancora in America ma il grigiore di Chicago ha lasciato posto a colori e suoni quasi caraibici… continua…

LEGGI ANCHE: Letture da Spiaggia

Riparte il progetto 101 Parole, blog dedicato a storie brevissime (101 parole appunto) e legato al circuito willoworld.net. L’idea è quella di pubblicare un libro per Natale che conterrà tutti gli interventi (siamo ormai a più di 200!).

Rinnovo l’invito a parteciparvi. Le regole sono semplicissime: “componi un racconto di esattamente 101 parole, né una in più né una di meno”. Sembra facile, ma non lo é… I raccontini possono essere spediti a questo indirizzo: info@willoworld.net

Vi rimando agli ultimi interventi, alcuni dei quali connessi all’altro progetto di scrittura creativa La Giostra di Dante. Da settembre ci saranno anche altre novità sul sito Willoworld e Rivoluzione Creativa. Stay Tuned!

ULTIME 101 PAROLE:

RAGAZZA REVOLVER

IL VENTO

LUCY

CLICK

IL CASO LESTER ROBERTS

I CAPEZZOLI DELLA VANDA

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la leggenda di udrien e altre fantastiche storie p

Per augurare a tutti i visitatori dei siti del circuito Willoworld una felice estate, ho raccolto in questo e-book tutti i racconti prettamente fantasy presentati negli ultimi due anni. Una pubblicazione unicamente in formato digitale, scaricabile gratuitamente a questo link. Sbattevela nel vostro laptop da spiaggia, o se siete davverio avanti, nel vostro e-book reader. Magari ve la leggete sotto l’ombrellone!

Andate a visitare la pagina ufficiale del libro, con tanto di introduzione al progetto e indice dei racconti. La copertina (bellissima) é del solito Charles Huxley.

Tutti i siti di Willoworld.net non verranno aggiornati nelle prossime settimane causa ferie meritatissime! Nel frattempo mi auguro che i miei amici Silenti si facciano vivi.

Cogliete l’opportunitá di visitare tutti progetti in corso, le pagine (che sono tantissime) e le altre pubblicazioni delle Edizioni Willoworld.

Buona Estate!

FONTE: WILLOWORLD HOMEPAGE

ESTATE AL BAR 2

Pubblicato: 2 luglio 2009 da Willoworld in GIOCHI, POESIA
Tag:, , ,

Estate al bar 2

Dato che il precedente omaggio di Gano é diventato uno dei post piú visitati di Rivoluzione Creativa, il mitico personaggio della Giostra di Dante si é prodigato in un suggestivo bis. Ecco il seguito di Estate al bar.

Leggi anche il primo intervento.

ESTATE AL BAR 2
di Gano

È un caldo d’asfalto
E mutande appiccicose
Di mattine vogliose
E notti di malto

Io, Gano pazzo
Rimischio le carte
Ignaro della morte
Osservo l’andazzo

Al bar c’è l’arietta
Pare d’esser su un’isola
Mentre fuori tremola
Quest’estate matta!

Al banco Giuliano
Col suo shakerato
Dalla vita trombato
Sebbene abbia il grano

Al tavolo Franco
Montenegro ghiacciato
Dalla vita inculato
Si trascina stanco

Simo al videopoker
Impreca e bestemmia
È in preda alla scimmia
Speranze ne ha poche

Tina gioca al lotto
Ormai da una vita
Per niente avvilita
Attende il filotto

Carlino al cellulare
Messaggi alla ganza
Che è solo una stronza
Fa coppia esemplare

Poi ci sono anch’io
Il poeta ubriacone
Osservo le persone
E gioco a fare Dio

Al bar in estate
Convergono i pazzi
Gli antichi ragazzi
E bambine d’annate

Né amori e né affetti
Rimango appartato
Per niente sudato
Con una moretti.

letture-dietro-la-tenda

EVOCAZIONI PERVERSE (Terzo episodio del Ciclo di Udrien)

Gridia era una di quelle città tagliate fuori dalle grandi strade mercantili dell’Impero, sorta secoli fa in un territorio aspro, appollaiata alle rocce come un falco di montagna. Era il luogo ideale per portare avanti subdoli giochi di potere, lontano dagli occhi indiscreti della Guardia Reale… continua…

L’ANELLO

«Amore, hai visto per caso il mio anello?»
«Ce l’hai al dito…»
«Ma no, non la fede. L’anello che avevo al mignolo, quello fine d’argento…»
«Avevi un anello al mignolo?»
«Ma certo… che fai, mi prendi in giro?»
«Ti giuro che non te l’ho mai visto… ma sei sicuro?»
«Certo che sono sicuro… continua…

ULTIMA LACRIMA

Il SUO AMORE per ME… IL MIO AMORE PER LUI…
Il vento accarezzava i miei capelli.
Non un abito nero.
Il nero dell’angoscia.
Il nero della rabbia.
Il nero dell’ODIO.
L’odio che avevamo SCONFITTO INSIEME… continua…

LE SETTE REGINE (Quarto episodio del Ciclo di Udrien)

«Guerriero, perché ti interessano le terre del sud?»
«Non ho alcun interesse per quelle terre. Ho solo bisogno di rimanermene lontano dall’impero per un po’…»
E così il capitano del Migrante, una nave mercantile che trasportava metalli e altre materie prime, invitò a bordo lo straniero e la sua spada. Si chiamava Udrien, e il suo nome precedeva già la leggenda… continua…

GIORNATA NO

Mattina di pioggia
Umida e fredda
Neanche le cosce di Lola
Fan passare la tristezza
Oggi mi sento così
Sotto scacco alla vita
Succede a volte
E menomale
Se fosse sempre rose e fiori
Chissà che palle… continua…

FIRENZE, IL SOCIAL FORUM E LA FINE DEL 2002

Spesso mi domando se potrò mai cambiare qualcosa con le cose che scrivo. Anche una singola mente di questo triste pianeta. Chissà…
Il giorno è terminato. Il lavoro ci ha sfinito, come di consueto, e noi raccogliamo i frutti del solito ciclo. Un caldo blues che ti canta le cose giuste, l’amore, l’amicizia, e le tristi conseguenze della vita. Non si piange mai abbastanza per un buon blues… continua…

…E LE 101 PAROLE DI:

DIECI ANNI

LA LOCOMOTIVA GRASSA

Leggi anche: Letture da Spiaggia

citydarkness

Riporto una segnalazione arrivatami per e-mail da una Silente satellite. Si tratta di un concorso per racconti e video sul seguente tema: “la vostra ora di buio ideale”. Il concorso é patrocinato da La Repubblica e il WWF ed é legato all’iniziativa ecologica Earth Hour, che si terrá il 28 Marzo prossimo. Questo qui é l’articolo in questione.

Anche Willoworld ha partecipato all’evento mandando il seguente racconto, un pezzo di Jonathan Macini per La Giostra di Dante.

SPENGI LA LUCE
di Jonathan Macini

«Spengi la luce.»
«Ma dici sempre che ti piace guardarmi…»
«Si, ma stanotte c’è la luna, vedi?»
Il disco argentato si affaccia dalla finestra in tutto il suo splendore, grande e luminoso, a guardarlo ci si può perdere nel mare della tranquillità… La luce è presa in prestito dal sole, è il riflesso di un bacio, si deposita sui due corpi nudi, abbracciati, ricoprendoli di una patina di candore… continua…

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Descrivere Gano non è facile. È un po’ come parlare di Morrison o di Hendrix. C’è gente che ci ha scritto interi libri senza neanche riuscire a scalfire il mistero che si cela dietro personaggi di tale caratura. Non è in quello che fanno che risiede il mito, ma è in quello che sono, e bisogna rendersi conto che solo incidentalmente abbiamo avuto la fortuna di conoscerli attraverso le loro opere.
Nel caso specifico di Gano, che scrive dall’età di otto anni ma che non ha mai conservato un solo manoscritto, l’incidente che ci ha portati davanti a queste testimonianze di uomo ha quasi un significato mistico, una storia nella storia. Se le Edizioni Willoworld non avessero inciampato, più per caso che per altro, nelle opere del Bukowski nostrano, questo libro non sarebbe mai nato…
Gano è creatura da bar, poeta e fannullone, puttaniere e guru metropolitano. I suoi versi hanno un unico scopo ed è quello di afferrare il vero, oltre le regole di metrica e di rima. I racconti gli vengono dal pancreas, come ammette lui stesso nella breve intervista a fine libro.
Non si può parlare propriamente di “opera compiuta” con poco più di sessanta pagine. Si tratta più di un omaggio al personaggio, un invito, o forse un rituale scaramantico, augurandoci che ci sia un seguito, magari un bel romanzo autobiografico, chissà…
Un mondo a gambe aperte, quello visto da Gano, quello delle periferie cittadine, di gente semplice, a volte allo sbando, più spesso pavidamente all’assalto della vita. La vita vissuta e un po’ bastarda…
Perle grezze di saggezza, fermi immagine del quotidiano dipinti di fosforescenze, parole al vento e sussurrate piano, col fiato alcolico, ovviamente. Gano non è un ricercatore del bello. Gano non è uno che vuole stupire, colpire, infrangere o barricarsi. Gano è semplicemente Gano, un uomo che, nonostante il mito che già lo sovrasta, dimostra di essere più vero di molti comuni randagi.

GM Willo, 5 Marzo 2009

NOTE EDITORIALI

61 pagine, 15,24 cm x 22,86 cm, rilegatura termica rilegatura, crema carta interna (60# peso), B/N inchiostro interno, bianco carta esterna (100# peso), in quadricromia inchiostro esterno

Elaborazione di copertina a cura di Charles Huxley

Costo: 8,07 euro

Acquista il libro

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ALTRE EDIZIONI WILLOWORLD

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CHELATNA LAKE
di Davide Bandinelli

Ormai sfinito dal lungo viaggio, lascio cadere le borsa impermeabile nera sul pianerottolo di Freedom House in modo scomposto. Mi tolgo lo zaino con fatica e cerco nella tasca della giacca militare le chiavi del mio piccolo Chalet. Nonostante sia iniziata l’estate la temperatura non è certo la stessa di quella che ho lasciato in Italia, e lo capisco più dal respiro affannato che si trasforma in leggere nuvole di vapore, che dalla percezione del corpo, ancora caldo dopo il lungo cammino intrapreso. Mi sembra che il viaggio sia durato un mese, sono stanco… continua…

LA MOGLIE DEL TRIPPA
di Gano

Fuori pioveva e stare dentro al bar era una bellezza. Avete presente quelle giornate di febbraio, fredde e buie, e magari tira anche un vento bastardo dal nord, di quello che ti gela dentro, e porta sempre una pioggerella fina, che sembra innocua ma poi te la ritrovi anche nelle mutande. Insomma, era giornata di quelle, e fare due chiacchiere con la Giorgia mentre mi prepara il corretto a stravecchio è come stare in paradiso. Della Giorgia ve ne ho già parlato, mi sembra… continua…

LA METAMORFOSI DI NARCISO
di Demiurgus

Bagliori bluastri di pigre sirene, un cielo piombato di pioggia che non vuol piangere su di me. Mani guantate mi frugano addosso, mi scuotono, mentre sudato li lascio fare, non m’importa…
Ho gli occhi secchi e la faccia di un morto, livido, freddo…
“…Capo, dia un’occhiata…”
Il poliziotto estrae il foglio giallastro umido di morte, l’ultimo mio scritto.
Lo estrae dal cappotto che ho indosso, madido di fango grigiastro… il suo cappotto dalle piume nere… continua…

L’URNA DEL SACRO TÉ
di Aeribella Lastelle

Nella città di Clarabia, presso il palazzo reale della principessa Gigliola, si trova l’Urna del Sacro Tè, il cui prezioso contenuto altro non è che la cosa più desiderata dell’intero continente emerso (infatti gli abitanti dei Mari non usano prendere il tè!). Il pregiato contenuto dell’Urna è un estratto di foglie incantate provenienti da una pianta sconosciuta, proveniente da una remota dimensione dello spazio. Tali foglie possono essere utilizzate infinite volte e l’infuso che ne deriva possiede poteri illimitati. Per questo motivo viene chiamato il Tè dei Desideri… continua…

RANDAGIO
di Gano

Cerchi un pasto tra i cassonetti, Fido. Un osso, avanzi di pane, o al limite lecchi il sugo che sgocciola. Non te la passi poi così male, dai!… continua…

E infine due poesie di Gano

CULO

UN MONDO A GAMBE APERTE

INTERVISTA A GANO

Pubblicato: 27 febbraio 2009 da Willoworld in GIOCHI, INTERVISTE, NARRATIVA
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In attesa della prima pubblicazione ufficiale, in uscita a marzo, Willoworld intervista Gano, poeta ubriacone. Un personaggio tutto da scoprire!

gano-avatar

DA QUANTO TEMPO COMPONE POESIE?

Ero piccino. Mio padre mi picchiava ed io mi vendicavo con la penna. È stato utile, come una specie di rito voodoo. Alla fine il vecchio è crepato!

QUANTA VERITÁ SI NASCONDE NELLE SUE OPERE?

Mah, la verità è una cosa strana. Ognuno c’ha la sua. Quello che scrivo è tutto assolutamente vero, ve lo posso assicurare, perché viene da dentro di me. Alcuni scrivono col cuore, altri con la mente. A me piace scrivere con tutto il corpo, specialmente con quegli organi un po’ bistrattati, tipo il pancreas, ad esempio. Vengono delle poesie meravigliose col pancreas!

SI RITROVA PIÚ NEL RUOLO DI POETA O DI SCRITTORE?

Poeta? Scrittore? Non si offenda, ma a me non sono mai piaciute le etichette. Scrivo perché mi và. Ogni tanto esce una rima, mi piace e la lascio. Altre volte mi vengono in mente delle storie e le butto giù, come quando sono al bar e le racconto agli amici.

COSA LA SPINGE A SCRIVERE?

A otto anni mi spinse mio padre, poi è stata tutta discesa. Voglio dire, ogni cosa che mi capita, bella, brutta, noiosa, eccitante, merita di essere descritta oppure omaggiata. Ho scritto molto in passato, ma non mi sono mai interessato di conservare le cose che scrivevo. Molte poesie sono diventate carta straccio, foglietti lasciati nelle camere d’albergo insieme ad un paio di bottiglie vuote. Nessun rammarico. Scrivere è una medicina, e una volta presa non c’è bisogno di conservare la confezione, non so se mi spiego…

L’ASSOMIGLIANZA CON BUKOWSKI È QUASI SCONTATA. COSA NE PENSA DEL FATTO CHE I SUOI LETTORI LA VEDANO COME UNA VERSIONE ITALIANA DEL NOTO SCRITTORE AMERICANO?

Non può che farmi piacere. Charles è stato il promotore della poesia di strada. Avventure sconce, borderline, ma sempre con una grande vena poetica. Però non mi ispiro a lui, perché non ho alcuna aspirazione. Quello che faccio lo faccio perché mi và.

HA MAI PENSATO DI SCRIVERE UN ROMANZO?

Non ne sarei capace. Non ho la disciplina necessaria per affrontare un progetto simile. Potrei iniziarlo e perdermi tutti gli appunti dopo una settimana di lavoro. No, il racconto e la poesia sono le giuste misure per me.

COSA CI PUÓ DIRE DI QUESTA RACCOLTA CHE STA PER USCIRE?

Non ne so molto. La Edizioni Willoworld se ne sta occupando. Prima scrivevo su carta, adesso alcuni amici mi fanno scrivere sui loro computer e poi mettono i lavori su internet. Per questo motivo non vengono perduti. La Edizioni Willoworld mi ha detto che vuole riunire il materiale pubblicato fino ad ora in un piccolo libricino. Per me va bene. Non ho aspirazioni, come ho già detto.
Il titolo dovrebbe essere “Un mondo a gambe aperte”. È anche il titolo di uno dei miei scritti, che presto apparirà su queste pagine.

I VOSTRI PROGETTI FUTURI?

Andarmene al bar a farmi un goccetto (ridendo).

GANO HOMEPAGE

IL PRETE

Pubblicato: 26 febbraio 2009 da Willoworld in GIOCHI, NARRATIVA
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La gente va a confessarsi dal prete, mentre il prete viene a confessarsi da me. Funziona così nelle periferie della città, nei borghi lungo le statali e nei paesini. Il bar è il luogo ideale per lasciarsi andare, ma c’è sempre una reputazione da proteggere, e allora bisogna scegliere la persona giusta. E chi meglio del Gano, dico io…
Eh già, di segreti ne conosco anche troppi, ma va bene cosí. No, non fraintendetemi, non sono un curioso, e quello che mi dite potete stare tranquilli, rimane al sicuro. Ma so che è importante per certa gente trovare una persona che sappia ascoltare. E poi ci sono quelli che non sanno proprio a chi rivolgersi, come il prete, appunto.
E che avrà fatto di male questo prete!? Già m’immagino cosa state pensando. Ma no, niente schifezze, altrimenti gli avrei ammollato un calcio nella palle e gli avrei fatto passare la voglia. No, il povero cristo si era lasciato solo un po’ andare. Adesso ne posso parlare, perché lui non c’è più, pace all’anima sua. E poi tanto il nome mica ve lo dico…
Comunque, il prete, un omino piccino coi capelli bianchi e con la classica nappa da prete amante del buon vino, m’aveva visto nascere, praticamente. Io la chiesa la sgamavo, catechismo, comunioni… no, quella roba in casa nostra non c’entrava neanche per sbaglio. Mio padre era un comunistaccio convinto e ai preti li avrebbe dato fuoco. Io non mi spiegavo da dove venisse tutto quest’odio. Non mi spiegavo tante cose del vecchio, riposi in pace tra le fiamme dell’inferno!
Eppure, vi dicevo, che anche se in chiesa non ci mettevo piede, c’avevo un sacco di amici che ci andavano a giocare a pallone, e capitava spesso che il prete ci venisse a dire qualcosa se facevamo troppo rumore. La periferia della città è come un paese. Ci si conosce tutti, e tutti sanno tutto di tutti, ma fanno tutti finta di non sapere una cavolo! Ciononostante i segreti esistono, perché vedete ci sono due tipi di segreti, quelli che tutti sanno e quelli che nessuno conosce.
Il prete veniva al bar, di solito la domenica dopo la messa. Chissà se il vinello gli serviva per la gola secca del dopo sermone, o per convincersi di non aver appena proferito un sacco di stupidaggini. A me piace pensare che il vino abbia molti perché, e non è necessario che il bevitore li conosca tutti quanti!
Quel giorno era agitato e l’ora stava diventando tarda. C’era stato un funerale al mattino, la povera signora Clara, una bella donna sulla cinquantina con due figli grandi e un marito impiegato alle poste. Se l’era portata via quello stramaledetto cancro…
«Padre, tutto a posto?» gli chiesi avvicinandomi al banco. Ordinai un corretto a stravecchio.
«Si, grazie…» ma i suoi occhi erano lucidi, le mani gli tremavano e dalla bocca fuoriuscivano zaffate di vino.
«Perché non viene al tavolo, facciamo due chiacchiere?» Lui non provò neanche a rifiutare per cortesia. Si aggrappò alla mia offerta come un naufrago al salvagente.
«Che le succede Padre? Qualcosa che non va?» Ai tavolini di plastica del bar eravamo solo noi due. Un confessionale non poteva essere più riservato.
«Gano, quant’è che ci conosciamo?»
«Non saprei… mi ha visto nascere, Padre.»
«Perché non sei mai venuto in chiesa?»
«Cos’è, una paternale?»
«No, ma che dici… sono solo curioso….»
«Beh Padre, Gesù ha il suo stile, non ne dubito, ma il resto sono solo… come dire…»
«Stronzate?»
Fa uno strano effetto vedere quella parola in bocca ad un prete! Ma io annuii, perché aveva centrato il punto.
«Non ti stupire Gano, povero diavolo… Anch’io troppo spesso dubito di quello di cui non dovrei mai dubitare…»
«Crisi di fede?»
«Sempre Gano! Sempre. È ciò che mi fa andare avanti. Il dubbio… ma non è questo il motivo dei miei cinque cicchetti…»
« E allora?»
«Clara….»
«No!»
«Eh già…»
«Non vorrà dirmi…?»
«Io non ho detto niente, figliolo…»
Ecco, questi sono i segreti-segreti, quelli che non si possono neanche raccontare. Bisogna intuirli, bisogna fare finta di averli capiti, per poi riuscire con naturalezza ad ammettere di averli fraintesi. Sono i segreti non detti, mai svelati, verità fantasma che aleggiano sopra i bar di periferia.
«Ne prende un altro, Padre?»
«Solo se mi fai compagnia, Gano…»

GANO

LA GIOSTRA DI DANTE

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Agadez. Che cazzo significa?
La follia… ecco cosa significa. Sprofondare nel divano potrebbe essere una buona idea. Quando hai in circolo la roba giusta non ti rimane altro da fare…
Agadez, chi diavolo sei? Un dio? Un altro maledetto dio?

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Occhi grigi, pelle lattea. Che diavolo sono?
Non bisogna fidarsi del deserto. Ti manda in paranoia. E poi la doppia tequila era più che doppia. Forse mi sono bevuto il cervello.

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Sono ormai due anni che, come ogni giorno, siedo qui accanto a mia madre: segno una crocetta sull’agenda, un’altra, è la settecentesima.

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Oh, mio dio, perché mi chiedi questo? Forse semplicemente perché non esisti. Perché non può esistere un dio buono che permetta a certe creature di camminare sulla terra. È una follia…

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Escono in contemporanea due nuove pubblicazioni della Edizioni Willoworld, la casa editrice del circuito www.willoworld.net (al quale é legato anche i Silenti) che in poco più di un anno di attività ha già consegnato alla storia 18 libri inediti, tutti quanti scaricabili gratuitamente in PDF alla pagina ufficiale della casa editrice. Sono stati pubblicati raccolte di racconti, romanzi per bambini, portfoli di fotografia e arti grafiche, strumenti di gioco e altre affascinanti intuizioni editoriali.

Per questo natale il lavoro di un amico potrebbe rivelarsi il regalo più originale. Il libro della Giostra di Dante e Storie dall’eremo del nord sono in un certo senso due opere complementari. Nel primo sono state raccolte le esperienze narrative legate al GdR on-line “La Giostra di Dante”, il gioco di ruolo dei poeti e degli scrittori. Molti di questi scritti sono a nome dei personaggi di gioco di GM Willo. In più ci sono i lavori di Jack Lombroso, splendido alter ego di Charles Huxley. Il secondo libro invece riunisce tutti i racconti di GM Willo usciti nel 2008 e già pubblicati sulle pagine virtuali di willoworld.net. Si va dalla fantasy al cyberpunk, passando per delle sperimentazioni narrative come ad esempio 101 parole.  Sono in parole povere il risultato creativo dell’autore e gestore del circuito willoworld nell’arco dell’anno solare.

Le Edizioni Willoworld seguono la filosofia del free-charing e del copyleft. Tutti i testi sono consultabili e scaricabili gratuitamente e l’acquisto cartaceo di questi non ha nessun costo aggiuntivo alla produzione. Per questo i prezzi sono più che abbordabili. L’idea di fondo é sempre quella di creare per gioco, e giocare creando.

CONSULTATE LE PAGINE UFFICIALI DEI DUE LIBRI:
Storie dall’eremo del nord
ACQUISTA (euro 7,50)
SCARICA IL PDF

La Giostra di Dante
ACQUISTA (euro 5,95)
SCARICA IL PDF

fronte

Due nuove pubblicazioni della Edizioni Willoworld. La raccolta di racconti di Jack Lombroso, intrigante personaggio della Giostra di Dante, e un portfolio di elaborazioni grafiche di Valentino Vannozzi.

JACK LOMBROSO

Jack Lombroso nasce il 25 dicembre del 1948. Non è un Natale come gli altri. Perché quando nasce un personaggio del genere, non esistono giorni sacri, cerimonie religiose e profumi d’incenso. Esiste solo il dolore di una donna dilaniata dalle doglie, e le urla di una creatura che non ha mai chiesto di venire alla luce.
Non so se la descrizione può calzare. Non so niente di Jack. Può darsi che non esista nemmeno. So solo che da qualche giorno mi arrivano dei manoscritti firmati a suo nome. Sono fogliacci scritti a macchina oppure a mano, alcuni sgualciti, altri sporchi (e potrei facilmente intuire da dove provengono quelle piccole macchie rosse). Su di se ha rivelato poco o niente. Il suo nome (sicuramente falso, come falsa sarà la sua data di nascita), e un paio di indicazioni riguardo a certi lavori pubblicati negli anni ’70, riviste underground, movimenti sperimentali, sottoculture sfuggenti dilaniate dai fumi dell’LSD. Insieme alle pagine ha aggiunto la sua foto. Una scheda segnaletica.
Uno scherzo di dubbio gusto, o la migliore rappresentazione di se stesso?

Raptus Interruptus e altri schizzi di quotidianità è il primo libro di Jack Lombroso edito dalla Edizioni Willoworld. Raccoglie i racconti pervenuti alla Giostra di Dante negli ultimi sei mesi.

Visita la pagina ufficiale dell’opera.
Scarica gratuitamente il PDF oppure acquista il libro.

LA NUMERO CENTOTRE

Poche mosse e il lavoro è finito. Torna a casa guidando piano.

Entra e si toglie le scarpe. Gira lento per la stanza guardando con attenzione i libri che tiene sugli scaffali. Sfoglia le pagine di una raccolta di poesie di Garcia Lorca.
Piega l’angolo della pagina quando ne incontra una che gli piace. Sa che difficilmente riaprirà quel libro, eppure segna ogni poesia che trova bella. Sulla pianta grassa che tiene vicino alla finestra è spuntato un piccolo fiore. Viola.

Legge distrattamente la posta, mentre sorseggia la birra che ha tirato fuori dal frigo una decina di minuti prima. Non l’ama troppo fredda.
Mentre la vasca si riempie finisce la birra e ne stappa un’altra.
Un grammo chiuso tutto dentro una cartina allevierà i suoi pensieri.

Acqua calda, quasi bollente. Una soffice schiuma bianca lo avvolge.
La birra rimane appoggiata sul bordo della vasca mentre lui scivola lento in un magnifico torpore.

Accappatoio legato lente. La musica è bassa: un notturno di Chopin. La candela brucia solitaria schiarendo appena la stanza, mentre un aroma di rosa si sparge nell’aria dal bastoncino d’incenso.

Relax. Non serve altro adesso.

Fino a domani mattina nessuno scoprirà il corpo di Teresa.
Nessuno troverà la bionda chioma imbrattata di rosso, la gola aperta come un secondo sorriso.
Il corpo bianco dalle forme sensuali, steso sul letto ricoperto di seta.

Fuori la pioggia accompagna Chopin. Terza birra, Secondo grammo.

Relax. Non serve altro dopo un lavoro ben fatto.

Le suole di gomma non hanno fatto rumore. La serratura ha ceduto dopo il primo tentativo. Teresa neanche si è accorta di cosa le ha tolto la vita. La lama affilata è corsa veloce tagliando la pelle, arrivando alla carne, superandola, mentre tranciava le vene.
Subito il sangue ha zampillato veloce, caldo aroma che buca il cervello, che riscalda i pensieri.

Le strade erano deserte a quell’ora, mentre la città dorme sotto i lenzuoli caldi, al sicuro nelle tane di cemento. La luna si rifletteva sull’asfalto bagnato, intanto un cane ululava lontano.

Teresa ora dorme, dormirà per sempre. Vittima numero centotre del repertorio di un professionista. Domani qualcuno piangerà ma a lui non interessa. Domani sarà il suo giorno di riposo.

La pioggia continua a battere sul vetro. Il rumore lo rilassa, accompagna lento il chiudersi degli occhi. Scivola in un sonno dolce mentre si allunga sul divano.

Chopin continua a suonare.

Tratto da Raptus Interruptus.

elaborazioni

ELABORAZIONI di Valentino Vannozzi

I lavori digitali di V.V. sono delle vere e proprie “storie di un immagine”. Li ho usati spesso per buttare giù dei racconti. In verità non c’è mai stato bisogno di attingere alla propria immaginazione, perché i suoi soggetti, avviluppati da inafferrabili cromatismi, raccontano già tutto. V.V. ricerca un “mood” onirico, quasi esoterico. Visionare i suoi lavori è un po’ come sbirciare dal buco della serratura dell’anticamera dell’inferno. Il circo delle serpi, dei demoni e delle belle donne.

GM Willo

Standard Portrait, 84 pagine. Euro 26,95

Visiona la pagina ufficiale.