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Continua il progetto “Limbo”, un libro-blog di GM Willo illustrato da Charles Huxley. Ogni venerdí un nuovo intervento. Oggi é la volta di un racconto scritto circa un anno fa. Buona lettura!!!

IL SEGRETO DEI DOWA

Guardavo il bambino giocare sul prato dietro al villaggio, un piccolo Arcon che rincorreva felice le farfalle. Si libravano sopra le gerbere e le margherite in volteggi precisi, un meraviglioso disegno del caso. Nonostante la visione fosse gradevole, non riuscivo ad ignorare quella sensazione d’artificiosità che trapelava da tutto ciò che mi circondava.
Nascosto al limitare del bosco, tra le rocce ricoperte di muschio e alcuni piccoli alberi di abete, osservavo curioso le vite di quella piccola comunità Arcon, una delle numerose famiglie nomadi di Limbo. Limbo, proprio lui. Quel mondo così ben congeniato, risultato di anni di lavoro e sacrifici, anche i miei. Quasi la memoria si confonde nei remoti inizi di tutto ciò.
Limbo, la giara della coscienza umana, l’eredità della fallimentare storia dell’uomo lasciata nella speranza di un futuro migliore. Ma che importanza aveva ormai tutto questo? Limbo era, nonostante la bizzarra verità che pochi conoscevano, un mondo fatto di uomini, donne, bambini e centinaia di altre creature. Ognuno padrone della sua storia, della sua vita e delle sue ragioni. Nessuno poteva negare questa evidenza.
Gli Arcon avevano gli stessi sentimenti degli Elenty, le stesse necessità. A differenza degli Arenty, possedevano una coscienza propria, ed erano liberi di perseguire qualsiasi scelta. Gli Arcon erano la nuova umanità in un mondo di codici ed impulsi elettrici.
Ma fino a quando sarebbe durato tutto ciò?

Una massiccia figura ammantata di grigio si avvicinò al bosco, attraversando con andatura decisa il verde prato fiorito. Trascinava dietro di se una pesante spada in un fodero rosso legato al fianco, e lunghi capelli corvini gli scendevano dietro la schiena ondeggiando al ritmo del suo passo.
“Tenero Lou, che meraviglia che sei!” pensò Trevor che lo osservava dal limitare del bosco. I due amici si conoscevano dal tempo in cui il robusto uomo delle praterie aveva salvato il mago da un gesto folle, un gesto che aveva il solo scopo di farla finita. Trevor fu tratto in salvo dalle forti braccia dell’Arcon, trascinato lontano da quel fuoco da lui stesso appiccato, in una notte che segnò indelebilmente i destini dei due uomini. Da allora non si erano mai separati… continua a leggere…

1. INTRODUZIONE

Alla fine del 21esimo secolo l’umanità entrò nell’era del caos, che in pochi decenni portò alla completa estinzione del genere umano. Teologi e scienziati concordarono nell’affermare che la fine dell’uomo combaciava con qualche misterioso piano, sia questo divino, naturale o chimico. Non era certo importante determinare la vera entità di questa svolta (che chiamarono Curvatura di Involuzione), ma era fin troppo chiaro che gli eventi che si susseguirono in quegli anni avevano un unico fine: l’estinzione della razza umana.
Vi erano guerre, vi erano epidemie causate dalle guerre stesse (soprattutto quelle in cui venivano usate armi batteriologiche) e vi erano catastrofici eventi naturali dovuti agli sbalzi climatici avvenuti in tempi recenti. Vi erano insomma tutti i presupposti per il crollo della grande cultura egemone dell’uomo, ma a nessuno sarebbe saltato in mente di pensare ad una totale scomparsa del genere umano.
Questa avvenne a causa della perdita di fertilità. Nessuno riuscì mai a capire quale fu la causa di questo evento. Forse l’evoluzione di uno dei tanti virus sviluppati in laboratorio e fuoriusciti a causa dei bombardamenti delle guerre in corso, almeno secondo gli scienziati, mentre per i religiosi era fin troppo facile pensare a una punizione divina… continua…

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LIMBO: Capitolo 6

Pubblicato: 23 ottobre 2009 da Willoworld in ARTE, FANTASY, NARRATIVA
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Presto verrá pubblicata anche la nuova illustrazione di Charles Huxley.

Gli specchi d’acqua riflettevano il magenta del cielo, fin dove l’occhio arrivava. L’orizzonte si perdeva tra le nebbie, insieme al riverbero di quella moltitudine di laghi, tra la bassa vegetazione e le canne di bambù che affioravano un po’ ovunque. L’aria odorava di orchidee.
Jade osservava quel nuovo paesaggio mentre discendeva l’altura insieme ai suoi due compagni. Misar le camminava accanto aiutandosi con il suo bastone, mentre Yumo li seguiva qualche passo più indietro. Guidava i due muli attraverso il sentiero, guardandosi intorno di tanto in tanto. Il senso del pericolo del Protettore, affinato come in nessun altro, era costantemente all’erta.
Erano trascorsi una quindicina giorni da quando avevano lasciato il deserto. Misar sperava di poter avere qualche informazione sulla posizione della gilda attraverso la consultazione di una Colonna delle Voci. Per questo si erano diretti verso i laghi. Il vecchio era convinto che da qualche parte laggiù doveva essercene una. Il padre di Jade gliene aveva parlato una volta.
La posizione di questi luoghi di sapere e di scambio di informazioni, che secondo la mitologia Arcon furono messi dallo stesso Seidon per aiutare gli uomini a rintracciarsi in quel mondo così mutevole, cambiava insieme a tutto il resto, ma gli erranti divulgavano con impegno la conoscenza delle loro ubicazioni. Si diceva che venivano addirittura disegnate delle mappe speciali chiamate Carte a Proiezione, in cui venivano tracciate le possibili traiettorie di spostamento delle colonne. Jade non ne aveva mai viste, ma ne intuiva il loro funzionamento… continua…

Il fuoco ardeva a pochi metri dal lago. Il lago era il cratere di un vulcano spento. Le brezze montane ne increspavano la superficie.
Quello era il luogo ideale per giocare con gli elementi, per provare nuove formule, sondare i limiti del proprio potere e riversarlo nel paesaggio circostante. C’era acqua, fuoco, vento e terra. C’era il silenzio, interrotto a volte da un tuono lontano, oppure dall’urlo di un falco. C’erano i boschi di faggi e querce che circondavano il cratere, e gli animali che si nascondevano per timore del crepitio. Era il crepitio della magia, come se l’aria attorno al mago cominciasse a sfrigolare, perdendo consistenza. Gli animali non lo sopportavano, e ne fuggivano con la coda tra le gambe.
Mylo provò a concentrarsi di nuovo sulle fiamme danzanti che aveva dinanzi. Sentiva il calore sulla sua faccia ed il vento che gli accarezzava i capelli tagliati corti. Era un giovane robusto, dal volto pallido e la bocca rossa come petali di rosa. Aveva il portamento tipico dei Lupi Cacciatori; nobile e fiero… continua…

CAPITOLO 2
Sogni ricorrenti – Un canto per il padre

Era sorto un giorno di sole attorno alla tenda. Il giallo rimaneva sulla superficie del deserto, nella sabbia che si perdeva in dune e dossi all’orizzonte. Ma il cielo era limpido e il sole brillava di una luce fresca. Si riuscivano anche a vedere le Montagne della Notte, guardando nella direzione dalla quale il giorno prima Jade e Misar erano sopraggiunti.
La ragazza pensò che fosse una giornata inadatta ad un funerale. Troppo luminosa, troppo allegra. Era uscita presto quella mattina, poco dopo che Misar si era svegliato ed aveva trovato il corpo del suo vecchio amico già freddo. L’anziano era rimasto accanto a suo padre per un po’ di tempo, sussurrando delle parole che potevano appartenere a una canzone o a una preghiera, o forse ad entrambe le cose. I Canti di Limbo, la voce di Seidon che aleggiava nelle valli e sugli altopiani, melodie misteriose che la gente percepiva quando un evento era prossimo o appena trascorso. Questi canti si trasformavano in preghiere che la gente usava per ringraziare Seidon ed omaggiarlo… continua…