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JOHN & JACK

Pubblicato: 31 agosto 2010 da Willoworld in LIBRI
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Questo libro raccoglie gli ultimi lavori di Jonathan Macini e Jack Lombroso, due autori crudi e sofferenti che riversano nelle loro storie tutta la loro rabbia per la società bugiarda nella quale viviamo. Il loro descrivere situazioni morbose è un modo per esorcizzare i mali del mondo.
Il libro si apre con un racconto a quattro mani iniziato alla fine del 2009 e rimasto incompiuto a causa della scomparsa di Jack. Non si hanno infatti sue notizie da svariati mesi. Lombroso è sempre stato un personaggio sfuggente. È riapparso qualche anno fa dopo più di una decade di vita borderline, ma tutti sapevano che non sarebbe durata. L’alcol, la droga, la depressione, e chissà quale altro mostro, hanno reclamato la sua anima. Jonathan non se l’è sentita di chiudere il racconto da solo e ha deciso di lasciarlo così, come la vita di Jack Lombroso, senza un inizio e senza una fine.

GM Willo – 26 Agosto 2010

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Fonte: Edizioni Willoworld

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Torna Rock City, un mondo immaginario in cui si aggirano improbabili creature seventies pronte a tutto per vivere il sogno della città della musica. Il mio inseparabile compagno di avventure virtuali, Charles Huxley, ha coniato un logo apposta per questo progetto. Grazie Charles!

Entrate nel mondo di Rock City, una città fuori dallo spazio (anche se molto yenkee) e fuori dal tempo (ma è di sicuro l’era del vinile), in cui la magia, il diavolo e la musica si fondono per servirvi un delizioso spezzatino di emozioni. Buona lettura!

SECONDO EPISODIO: Il Fantasma di Penelope Pearl

I ragazzi sedevano sulle panchine del parco, quello dietro l’Agorà, il più grande dei centri musicali della Dream Records, sessantamila metri quadri di negozi di strumenti, sale di registrazione, bar, ristoranti, negozi di dischi, e poi parrucchieri, tatutatori, tabaccai e rivenditori di gadget di ogni tipo. Il tutto sorgeva intorno a due grandi palcoscenici sui quali ogni sera dava spettacolo la crema del pop di Rock City. Erano passate da poco le tre di notte e i bandoni erano ormai chiusi. Avrebbero riaperto appena sei ore dopo, perché il flusso era inarrestabile e la voglia di fare parte del grande gioco della musica non risparmiava nessuno. A quell’ora gli irriducibili rimanevano sulle panchine del parco, aggrappati all’ultima bottiglia di birra, per lasciarsi accarezzare ancora un po’ dalla notte e smaltire nella testa i fumi delle pasticche.
– Dai Alvin, raccontaci ancora della Pearl…
– Mio Dio, che schianto che era, me la sarei fatta…
– Ehi ragazzi, piano con le parole. La ragazza non era di certo una santa, ma la sua voce metteva i brividi e solo per questo non le si può mancare di rispetto, specialmente adesso che non c’è più…
– Già, è stata una perdita per tutti, soprattutto per la Dream Records…
– Che si fottino quelli della Dream Records…
– Dai Alvin, dicci come è andata…
– Cazzo, lo sai come è andata, te l’avrà raccontata almeno cento volte…
– Si, ma è sempre uno spettacolo. Dai incomincia, che la benzina è quasi finita…

Alvin si sistemò a sedere coi piedi sulla panchina e le braccia poggiate sulle ginocchia, in modo da poter guardare tutti quanti in faccia, perché quando Alvin raccontava una storia voleva entrarti dentro e farti credere a tutto, la magia, il diavolo e gli spettri del palcoscenico. Rock City era una città strana e succedeva sempre qualcosa di inspiegabile, perché nella metropoli della musica la magia esisteva per davvero, e la linea che divideva il vero dall’immaginato correva sul filo delle sostanze spacciate dagli sciamani. La storia di Penelope Pearl la conoscevano tutti in città, ma nessuno riusciva a raccontarla bene come Alvin, giovane roady al soldo della D.R. Intendiamoci, lavorare per una major era una cosa normalissima a Rock City, se si considera che più del sessanta per cento del fatturato cittadino veniva dall’industria musicale e affini. Se volevi campare, il che significava rimanere nel giro, divertirti ed assistere ogni tanto ad un bel concerto, non ti restava che mettere da parte i tuoi principi ed incassare l’assegno dei discografici. Alvin avrebbe volentieri dato fuoco a tutta la baracca, ma le cose non sarebbero cambiate e lui avrebbe sicuramente fatto una brutta fine, perché non conveniva mettersi contro le major. Per questo e per altri motivi, tanto valeva seguire il flusso e vivere il sogno.
Il silenziò calò attorno alla panchina. Il ragazzo si lasciò andare ad un lungo sorso di birra, poi scaraventò la bottiglia vuota nelle ombre del parco. La storia poteva incominciare.
– Penelope Pearl aveva mille talenti, ma io la ricorderò per sempre per queste tre cose; la voce, gli occhi e la parlantina. Erano tre abilità che si fondevano nel momento in cui voleva colpirti. Ti guardava, dal basso dei suoi centosessantuno centimetri, e potevi già dirti fottuto, perché perdersi nel verde smeraldino dei suoi occhi era come abbandonarsi ad un tuffo nel vuoto. Poi ti parlava e, a differenza di molti cantanti, che quando li senti chiacchierare ti chiedi come facciano a tirar fuori dalla gola certe note, la magia della sua voce ti arrivava dritta al cuore, proprio come quando attaccava uno di quei pezzi strappa-anima con cui usava chiudere i suoi concerti. E mentre facevi i conti con le emozioni rimescolate dal timbro di quella giovane gattina, lei t’infilzava con le parole giuste, che ti sparava addosso come una mitraglietta. (altro…)

Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community Rivoluzione Creativa e sulle pagine degli altri progetti di Willoworld.

COSIMO E VIOLANTE (Omaggio al “Barone Rampante” di I. Calvino)

Cosimo e Violante oscillavano sulle altalene del parco e davanti ai loro occhi sfrecciavano le auto sulla tangenziale sopraelevata, un flusso continuo, statico nella suo moto perpetuo, così come il rumore, un rombo persistente e sommesso a cui l’udito dei ragazzi era ormai abituato. Il cielo era grigio ma privo del profumo di pioggia, ed era caldo per esser già novembre, così caldo che Violante aveva indosso soltanto il suo vestitino azzurro con le maniche sbracciate, mentre Cosimo sfoggiava con orgoglio la maglietta della sua squadra di calcio… continua…

SUICIDE IS PAINLESS

Immagini scorrono davanti ai miei occhi stanchi.
Seduta, nella sala d’aspetto di una stazione, mi osservo riflessa nel vetro.
Mi sento dolcemente indifesa, terribilmente impotente, penosamente importante, inesorabilmente diversa… continua…

IL VINCITORE

“Adesso mi hai stufato”, le dice l’uomo con voce decisa sollevandosi dalla posizione che aveva assunto per effettuare quel difficile rinquarto al biliardo. Di fatto la sua palla ha assunto troppo effetto, va a colpire di lato ed il suo tiro risulta sbagliato anche se non disastroso… continua…

RADIO BLUES

La radio sta andando con un mood lento, da estate, perché fuori non tira un alito di vento ed è pieno di dannati moscerini. É rimasta solo lei a raccontarmi le storie, vecchia scatola nera con l’antenna rotta, riesci ancora a prendere quella stazione blues, e chissà perché continua a trasmettere. Ma quanti ubriaconi come me vivono in questa maledetta città, e ascoltano vecchi pezzi di Tom Waits e dei primi Deep Purple?… continua…

UOVA INFRANTE

Il sole era accecante. L’uomo stava sdraiato sotto la grande quercia al margine del campo. Sentì alle sue spalle che due ragazzini si fermavano e bisbigliavano qualcosa tra di loro. Si mise ad abbaiare come se fosse un cane feroce… continua…

L’UOMO NERO

L’uomo nero ha sempre avuto mani vanitose, ciondolavano stanche all’inizio, stremate dalle fuliggine e dagli acidi che gli corrodevano la pelle fino alle ossa. Di notte però cambiavano, alla luce della luna gli sembravano di nuovo belle, con armoniche dita dipingere paesaggi sempre verdi, di quelli che non conoscono stagioni, se non quella che risponde ogni giorno con la vita alla morte pressante di ogni sogno colpito a morte… continua…

LA FILOSOFIA DEL CALCIO SECONDO IL CARRAI

Non sono mai stato uno sportivo, anche se devo ammettere che il tennis è un bello spettacolo; pulito e preciso, un gioco di linee e rimbalzi, dritti e rovesci che ha tutta una sua musica. Se poi è giocato dalle signore, con quei loro completini corti, candidi come le confezioni dei confetti, allora ci puoi perdere anche un paio d’ore davanti al maledetto schermo, con la Vecchia Romagna a farti compagnia, la boccia s’intende… continua…

L’ESPRESSIONE BEFFARDA

E’ sotto al mio piede sinistro tutto il segreto. Fin da quando ero piccolo si era rivelata una strana macchia nella pianta di quel piede, dapprima appena accennata, poi con gli anni sempre più chiara, che a dire la verità non mi aveva mai dato fastidio, anzi, mi aveva spesso fatto ringraziare la natura per non averla piazzata in parti del corpo ben più vistose, ma che verso la maggiore età era andata ancora trasformandosi, assumendo poco per volta i contorni della faccia di qualcuno, un’espressione arcigna di un essere che pareva rivelarsi così… continua…

ROCK CITY – Primo Episodio

La spiaggia era l’ultima attrazione underground, una striscia di terra non completamente soggetta alle regole della città, forse a causa della marea che la rendeva accessibile solamente dopo le dieci di sera. Fino al calar del sole infatti i bagnanti si accanivano per un metro quadrato di sabbia, che dall’argine che divideva il lungomare fino al bagnasciuga non c’erano più di dieci metri, per un tratto di appena un chilometro… continua…

LE POESIE DI…

I FIGLI DELLA FOLLIA

31 GENNAIO 2010

…E LE 101 PAROLE DI…

LIPS OF AN ANGEL

LÀ DOVE IL TEMPO MUORE

DEA

SOSTA VIETATA

Leggi anche: Letture in odore di primavera

E_T

In questo diciottesimo numero del corriere di Willoworld: continua la saga di Sebastian Claw con un nuovo episodio e una veloce immagine di 101 parole. Seguono i racconti di Davide Bandinelli, GM Willo, Giulia Riccó e per finire una poesia di Gano.

Scaricate il documento in PDF a questo link e poi STAMPATE, SPILLATE E FATE GIRARE!

Per scaricare gli arretrati consultate la Pagina del Corriere.

FONTE: www.willoworld.net

NUOVO CORSO CON GLI AD-SENSE

Pubblicato: 10 settembre 2009 da Willoworld in AMMINISTRAZIONE, APPELLI
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parentesi silurica

Da qualche giorno è attivo il bolg mirror Sandokan, nel quale riporto vecchi articoli ancora attuali e molte diavolerie fatte nei due anni di attività on-line. Anche se per tutto questo tempo ho sempre disdegnato la pubblicità sui miei blog, oggi la mia opinione è cambiata. D’altra parte questo hobby sta diventando quasi un lavoro, e per quanto mi piaccia farlo, non sarebbe male un piccolo ritorno. Tanto più che, pur preferendo un buon feedback morale alla manciata di euro che gli adsense mi porteranno (se mai mi porteranno;))) , in due anni non ne ho riscontrato molto di questo supporto, malgrado le 3-400 visite al giorno sui Silenti e le altre 2-300 sugli altri miei siti.

Internet funziona così. Lo sorso anno per la prima volta nella storia gli investimenti pubblicitari in rete hanno superato quelli della TV e dei giornali. WordPress non consente l’attivazione di ad-sense e va benissimo così, anche perché mi piace tenere le mie pagine pulite;)))) Ma in questi giorni ho creato altre tre pagine per consultare i miei racconti, divisi per generi. Le pagine sono: Storie di un giorno, Racconti dell’ignoto e Storie Fantasy.

Quindi, sentitevi liberi di consultare questi blog e i relativi sponsor. Tutto il materiale che apparirà regolarmente su questi nuovi siti fa parte dell’archivio di Willoworld.

RC LOGO QUADRATO

Nasce oggi la community on line Rivoluzione Creativa, una piattaforma legata al sito Rivoluzione Creativa in cui autori e artisti che si ritrovano nel manifesto del copyleft potranno interagire e scambiare le proprie opere.

R.C. opera già da alcuni anni (prima si chiamava Willoworld Creativity, trattandosi di una costola del sito Willoworld.net) per dare voce a tutti coloro che desiderano esprimersi attraverso la poesia, la narrativa, le arti grafiche, la musica, e sente vicina l’ideologia del Creative Commons e della libera condivisione dell’arte, monda dalle obsolete regole del copyright.

La community permetterà a tutti quegli autori che già lavorano per Willoworld e R.C. di, previa registrazione, proporre le proprie creazioni, condividerle, e dare la possibilità agli altri membri di commentarle e votarle. La piattaforma permette di caricare immagini, video, tracce musicali e naturalmente testi.

Ogni giorno verrà selezionato un intervento da pubblicare sul sito di R.C., che rimane comunque la pagina ufficiale del progetto. In seguito nasceranno altre iniziative; pubblicazioni, eventi, magari anche qualche meeting. L’idea di fondo è di conoscersi e di usare questo strumento per far convergere menti fresche e capaci di comprendere la rivoluzione che è oggi in corso (leggi il manifesto di R.C.)

Invitare il maggior numero di persone a partecipare a questo progetto è essenziale. Registrandovi potrete invitare direttamente tutti i contatti della vostra mailing list. Proponete R.C. ai vostri amici, anche a quelli che non creano. Potranno comunque commentare e votare le opere degli altri.

Non è necessario che vi registriate con il vostro nome. Potete anche semplicemente usare uno pseudonimo e partecipare alla community in totale anonimato. La cosa importante è essere attivi, consultare la pagina, scambiare opinioni, rimanendo sempre nell’ordine del buon gusto ed evitando lo spam.

Chi già lavora insieme a Willoworld e R.C., potrà usare questo strumento per continuare a pubblicare le proprie opere, evitando di scrivere e-mails al gestore del sito. Ormai i social network hanno sostituito questa funzione. Inoltre avranno modo di interagire direttamente sulla pagina, come già in molti casi succede su Facebook. Le funzioni sociali infatti sono più o meno le stesse del popolare social network.

Chi non conosce R.C. o non vi ha mai partecipato, perché dovrebbe aggregarsi a questa community?
Beh, il logo dice tutto: Rivoluzione Creativa – Espressioni in condivisione. Il pretesto è quello di far conoscere le proprie creazioni e condividerle secondo l’ideologia del copyleft. Il fine è quello di conoscersi, sviluppare idee, creare un flusso e far convergere un bel po’ di energia positiva. Perché alla base c’è proprio quella: positività.

Spargete la voce. Innescate il virus. Registratevi e mostratevi. Vi aspetto!

VISITA LA COMMUNITY DI RIVOLUZIONE CREATIVA E REGISTRATI!

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LA PERGAMENA

Pubblicato: 21 ottobre 2008 da Willoworld in APPELLI, EVENTI, NARRATIVA
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La Pergamena è uno strumento che Willoworld mette a disposizione a chi cerca spunti per la composizione. Un forum semplice e di facile consultazione in cui verranno proposti dei temi di scrittura creativa. Chi desidera condividere i propri lavori e pubblicarli attraverso le pagine di Willoworld, potrà facilmente inserire la risposta al topic relativo. La Pergamena si integra alla Giostra di Dante ma è un progetto distinto, che non ha altro scopo se non quello di stimolare la creatività dello scrittore. In questi ultimi mesi ho scritto molto, ma non avendo il tempo materiale per potermi concentrare su un progetto a lungo termine, come ad esempio un romanzo (ne ho uno ammezzato che vorrei finire entro la fine del prossimo anno), mi diletto con la composizione breve, addirittura brevissima, come nel caso di 101 Parole. Possono rivelarsi degli esercizi molto utili per chi aspira a diventare uno scrittore a tutti gli effetti. È importante tenersi in esercizio. C’è chi dice che bisogna battere almeno 2000 parole al giorno, per rimanere ad un livello accettabile, un po’ come i violinisti che si esercitano sei, sette ore al giorno. Ma non è tutta tecnica, ed io lo so bene, perché di tecnica non ne ho molta. Autodidatta, scarso in sede scolastica, mi sono trovato costretto ad esprimermi attraverso questo mezzo per pura necessità. Negato per la musica (suonata) e per il disegno, mi convinsi che in qualche modo a scrivere si riesce sempre. Con gli anni sono sicuramente migliorato, ma spero di migliorare ancora.
Perciò anche io utilizzerò la Pergamena per tenermi in esercizio. So che alcuni frequentatori di questo sito sono degli aspiranti scrittori, perciò spero di invogliarli a fare di più. Di carne sulla griglia del Mondowillo ce n’è sempre tanta, quindi fatevi sotto. E buon’appetito!

VISITA IL FORUM DELLA PERGAMENA

ECCO UN ESEMPIO DI QUELLO CHE PUÓ VENIR FUORI DA QUESTA ESPERIENZA….

Nel presentare la nuova stagione 2008-2009, vorrei provare oggi a definire una volta per tutte il “target” di Willoworld e di tutte le manifestazioni virtuali che porto avanti da un pezzo a questa parte. L’ho già fatto in passato, ma le cose cambiano, si evolvono e alla fine non sono mai le stesse. La mia evoluzione come uomo e comunicatore è stata possibile anche grazie a questa idea; non siamo mai quelli del giorno prima. Non bisogna approfittarsene però. Il cambiamento deve essere giustificato, altrimenti alla fine uno fa come gli gira, ogni giorno in un modo diverso. Una posizione quanto mai incoerente.

Ma se si accetta l’esperienza e la facciamo fluire attraverso le nostre conoscenze ed emozioni, è indubbio che questa ci trasformi. Se resistiamo a questa trasformazione, l’esperienza risulta sprecata.
Willoworld nasce come archivio di materiale privato e si trasforma nel 2007 in un work-in-progress di libero accesso. L’intento è quello di coinvolgere alcune persone che per anni hanno condiviso insieme svariate passioni, dalla letteratura alla musica, dalla politica al gioco di ruolo. Nascono giornali virtuali, album fotografici, esperimenti di blogging. Il mio intento primario è quello di stimolare la gente a creare, perché credo fermamente che sia un ottimo esercizio per rimanere vicini alla propria purezza. Il creare nel segno del gioco, un processo esente da condizionamenti quali ambizione, successo, fama, riconoscimento. Per questo motivo adopero il creative commons license e abbraccio la filosofia del copyleft.

Internet è stata la terza rivoluzione informatica, dopo stampa e televisione, ma credo stia anche diventando la seconda rivoluzione della fruizione dell’arte, dopo quella della riproducibilità dell’opera (avvenuta nel secolo scorso e in quello precedente attraverso la fotografia, il cinema, e i supporti musicali). La rivoluzione della riproducibilità ha permesso a tutti di godere dell’arte. Con internet e le sue molteplici funzioni, tutti possono diventare degli artisti (nel senso di comunicatori di rappresentazioni grafiche, narrative, musicali ecc…) e dare sfogo liberamente alla propria creatività.

Vorrei farvi partecipi di una mia visione profetica del modo in cui percepiremo l’arte in futuro. Tutta l’idea di Willoworld gira attorno a questa visione, ovvero la decentralizzazione del mito. Si creeranno gruppi sempre più ristretti, miniculture di sottoculture nelle quale fermenteranno gli artisti. La fruizione delle opere non sottostarà più al copiright e le corporation che sponsorizzano gli idoli di grande impatto mediatico dovranno alla fine inchinarsi alle possibilità tecnologiche di riproduzione. Mentre gli idoli del grande schermo rimarranno a fare la pubblicità alle bibite gassate, in rete fioriranno le sottoculture che daranno alito a nuove correnti artistiche. I piccoli gruppi si autofinanzieranno e autocelebreranno, con incontri, concerti, raduni, concorsi. In realtá tutto questo sta giá succedendo. Qualcuno cercherà di incanalare nel vecchio sistema questo nuovo dirompente modo di vivere l’arte. Forse ci riuscirà, o forse impareremo sempre di più a leggere il mondo fuori dalle righe. Il cambiamento è possibile solo se non abbiamo paura di cambiare noi stessi.

Utopia? Probabile. Io ho sempre amato questa parola. Intanto i miei progetti vanno avanti. C’è ancora molto da dire, molto da raccontare. Ho un milione di storie che mi aspettano. Desiderano uscir fuori, raggiungervi.
Incomincia la nuova stagione di Willoworld; 2008-2009. Ne vedrete delle belle!

Clikka per ingrandire la cartolina ufficiale di Willoworld

VIENI CON ME!

Pubblicato: 2 luglio 2008 da Willoworld in GIOCHI, NARRATIVA
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Caro diario, non ho mai scritto un diario prima d’ora. Stanotte però ho bisogno di non pensare. Ho bisogno di buttar giù la mia storia, nella speranza di potermi liberare di lei. È una notte fredda. La neve è caduta per tutto il giorno e ha ricoperto ogni cosa. Poi la temperatura si è abbassata, formando uno strato di ghiaccio duro e compatto. Il cielo adesso è limpido e le stelle occhieggiano, nascondendoci i loro misteri. Che cavolo ne sappiamo noi! Domani è Natale, la solita commedia che si ripete. Non ne posso già più, ed ho solamente quindici anni…

Caro diario, non so perché scrivo. Forse ho solo paura. Eppure sento il mio cuore che batte forte nel petto, e sembra cercare di convincermi che tutto andrà bene. Infatti mi sento stranamente tranquilla.
Proprio un anno fa Julian se ne andava. Fu il ghiaccio ad ingannarlo, mentre tornava a casa col suo scooter. Maledetto ghiaccio! Mi rimase sulle labbra per più di un mese, insieme al suo ultimo bacio. Ma chi se ne frega di una stupida ragazzina di quattordici anni? Certo poverina, il suo boyfriend, ma lei ha tutta la vita davanti. Le passerà…
A tutte quelle persone che hanno pensato questo di me (e sono tante, perché ho letto i loro sguardi al funerale) voglio solo dire una cosa: no, non mi è passata! E dopo stanotte non mi passerà più.

Due sere fa tornavo a casa dopo una partita di pallanuoto. La neve cadeva leggera. Era la prima dell’inverno. Davanti a casa, il giardino dei giochi è poco illuminato. Ci sono solo un paio di lampioni che emettono una debole luce arancione. Con la neve e la foschia notturna, i fasci di luce diventavano due globi di luminescenza ovattata. La visione aveva qualcosa di magico. La neve è incominciata a cadere più forte, e sembrava attutire ogni suono. Ma attraverso questa sorta di imbottitura naturale, con cui la città si stava ricoprendo, un suono si è alzato distintamente. Era l’arpeggio di una chitarra, note leggere che volavano via a cavallo dei bianchi fiocchi turbinanti. Per un istante non ci potevo credere. Eppure l’udito non mi stava ingannando. Era proprio la canzone che Julian aveva composto per me.

Ricordo come fosse adesso il giorno in cui me la fece ascoltare. Un pomeriggio meraviglioso, passato a raccontarci storie e a sussurrarci parole dolci. Avrei voluto che restasse da me, che passasse la notte con me, invece di montare su quel suo maledetto scooter e andare incontro alla morte. Ma quando si ha solo quattordici anni non puoi decidere un bel niente. E allora temi che i tuoi genitori ti prendano per una ragazza facile, che fa dormire il suo fidanzato a casa. Vorresti, ma non puoi. Mi disse che aveva scritto quel pezzo la sera prima, pensando a me. Ancora non era finito. Voleva metterci sopra delle parole, farne una canzone d’amore. Ricordo che pizzicava le corde con dolcezza, mentre mi guardava con quei suoi occhi gentili, profondi, come le notti d’inverno.

Mi ero bloccata davanti alla porta di casa. Il suono proveniva dal giardino, al di là dei lampioni. Laggiù c’erano le altalene, lo ricordavo bene. Ci andavo da bambina, e ci sono tornata spesso dopo, anche insieme a Julian. Potevo davvero fare finta di niente, dimenticare quella musica e salire su in casa? Nessuno, credo, ci sarebbe riuscito.
La neve aveva preso a danzare con frenesia. La tempesta era stata annunciata per la notte. Ho attraversato la strada fermandomi davanti ai globi di luce arancione. L’arpeggio si ripeteva, cambiando di tonalità. Non ricordo di aver pensato nulla in quel momento. Niente poteva giustificare quel suono. Forse quello che mi ha spinto a fare qualche altro passo in avanti è stata la convinzione di riuscire a fare smettere quel disco nella mia testa, una volta che mi fossi resa conto che non c’era nessuno oltre i lampioni. Invece qualcuno c’era.

Seduto sull’altalena, la chitarra sulle ginocchia, la testa abbassata a cercare gli accordi. Era una figura magra, vestita di una tunica scura, sdrucita, come dire… antica. Era il suo unico indumento. La veste di un frate. E subito mi sono accorta che la neve non riusciva a posarsi su quella stoffa, ma scivolava leggera, integra, cadendo ai suoi piedi. L’orrore mi ha sopraffatto solo in un secondo tempo. La melodia continuava a carezzarmi il cuore. L’assurda speranza che fosse veramente Julian mi stava trattenendo dal fuggire. Ascoltavo rapita le note che si ripetevano, in un gioco sonoro di specchi ed intuizioni infinite. Poi la canzone si è fatta incalzante, più veloce, più tumultuosa. Nel momento in cui ha alzato la testa, i miei occhi si sono posati sulle sue mani, e un urlo mi è morto in gola. Erano quelle di uno scheletro, lunghe come le notti d’inverno, bianche come la luna. Si muovevano veloci sopra le corde. Il respiro era prigioniero dentro al mio petto, ma sono stata costretta a rilasciarlo insieme all’urlo, quando finalmente mi ha mostrato il suo volto. Un teschio dalle nere orbite, un ghigno di morte che mi ha condotto all’anticamera della follia. Ero paralizzata. La musica continuava a incalzare, mentre io mi perdevo in quel suo sguardo vuoto e abissale. Potevamo rimanere così fino a che la neve non mi avesse coperta interamente, scomparendo per sempre agli occhi di questo assurdo mondo. Ma dopo qualche secondo una voce è penetrata nella mia testa. Diceva: “Vieni con me!” Il messaggio si ripeteva insieme alla canzone, diventandone parte. Erano le parole che Julian non era riuscito a scrivere quando era ancora in vita. “Vieni con me!”

Sono fuggita senza rendermene conto. L’ultima cosa che ricordo sono gli scalini di marmo del condominio, percorsi tre alla volta con gli scarponi coperti di neve. Deve essere stato un miracolo che non sono scivolata. Mi sono buttata sul letto ed ho pianto fino ad addormentarmi, addentrandomi in sogni spettrali di cui però non conservo alcun ricordo.
Caro diario, sono passati due giorni. Oggi è la vigilia di Natale. Le lucine illuminano la città, gli alberi, gli sciocchi addobbi nelle vetrine dei negozi. In giro ho visto solo persone che si sforzavano di essere più felici, più buone, migliori. Un piccolo sforzo, solo per l’occasione. Le luci sono ovunque fuorché nel giardino dei giochi. Laggiù ci sono solo due lampioni arancioni, che provano ad illuminare un luogo troppo grande per i loro watt.
L’arpeggio suona anche questa sera. Gli altri non riescono a sentirlo, mentre io invece lo odo anche adesso, con le finestre chiuse e le serrande abbassate. Mi sta chiamando. “Vieni con me!”
E vuoi sapere cosa penso?
Te lo lascio immaginare salutandoti, mio primo ed ultimo diario.

Aeribella Lastelle

FONTE: Willoworld Creativity

Il progetto “L’Urlo” non è nuovo in rete. Si tratta semplicemente di un “sensless collaborative book”, un esperimento di comunicazione come ce ne sono molti nel web. Alla base c’è il concetto di collaborazione, scambio di sensazioni, voglia di esprimersi. È ciò che la rete offre ogni giorno a milioni di persone.
Episodi come questo definiscono ancora più in profondità il senso della realtà (virtuale e non, poco importa a questo punto) del futuro più prossimo. Non più due mondi separati ma uno solo.

L’idea di un progetto totalmente anonimo, privo di un senso o di una direzione, è come il respiro di un organismo gigantesco composto da una moltitudine di unità-cellule. È il prodotto della rete.
L’inesauribile macchina della creatività, che corre a velocità supersonica attraverso chilometri di filo (e sempre più spesso nell’etere), ha bisogno di essere definita. Un po’ come un segmento, che altro non è che una parte di retta (infinita) delimitata da due punti.
Il senso del progetto è proprio questo.
Come accennato anche nel precedente Versetti Poetronici, dal caos sistematico (lo stato primario del processo creativo) si passa al caso controllato (trovare un senso a quello che un senso non sembra avere).

Anche se il risultato di un progetto simile sembra più volgere all’involuzione (un libro è un ormai da considerarsi un oggetto del passato), bisogna tener presenti un paio di cose. Primo, non sappiamo, anche se molti cercano di intuirlo, come si evolverà il fenomeno Internet in futuro. Può anche darsi che rimarrà un mezzo alla portata di pochi, proprio a causa della sua natura partecipativa. Non tutti sono in grado di abbandonarsi all’orgia della collaborazione. Secondo, non è detto che la rete rimanga libera come lo è oggi.

Mi piace pensare inoltre ad un libro come l’ultima testimonianza di qualcosa di scomparso, dentro un incubo Orwelliano in cui i pompieri non bruciano i testi di letteratura ma i pc.
Quando anche l’ultima connessione verrà tagliata e l’ultimo supporto digitale cancellato, torneremo a collezionare quintali di carta sopra gli scaffali.
E non avremo più modo di URLARE!

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