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1984 & 1/2

Pubblicato: 11 marzo 2010 da novocainamagazine in ARTE, CINEMA, INTERNET, MEDIA
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Ho rivisto da poco Brazil, un film del 1985 diretto da Terry Gilliam.

Il film è ambientato in un futuro in cui la burocrazia ha preso il sopravvento in ogni attività dell’uomo e combinata al cinismo spietato dei potenti uccide i pochi che ancora riescono a sognare. Un misto di 1984 di Orwell e 8 e 1/2 di Fellini, tanto che doveva essere il titolo originale, che poi fu cambiato con Brazil a causa di un motivetto che non vi toglierete dalla testa per molto tempo… Da brividi

Ma queste poche righe non potranno mai descrivere le emozioni contrastanti che ho provato rivedendolo… Per questo ve lo consiglio.

QUI potrete vederlo in streaming, gratuitamente.

FROM: NOVOCAINA

La isla de las munecas

Pubblicato: 3 marzo 2010 da novocainamagazine in OCCULTISMO, VARIE
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Si tratta di un isola di discrete dimensioni,“La Isla de la Munecas”con una grande foresta,la leggenda dice che Don Julian Santana popolando l’isola di bambole morte,torturate,stuprate,cannibalizate,a monconi,impiccate,pugnalate,amputate a decine di migliaia e Deus solo sà dove è andato a trovarle.
Forse il desiderio di celebrare la scomparsa per annegamento in quei luoghi di una bambina annegata con la sua bambola….dicono o forse: dico io, Santana era un vecchio Nazista Pedofilo rifugiatosi in Messico. (altro…)

BLUES

Pubblicato: 18 gennaio 2010 da novocainamagazine in ARTE, POESIA
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Eccomi qua,
di nuovo…
strane sensazioni
e
chiare voglie
mentre il vecchio negro suona il blues.
Quanta gente…
Visti dall’alto
sembrano piccole,
frenetiche, formiche.
Strane sensazioni,
chiare, invece,
troppo chiare le voglie.
Rosa Rossa e Stella Nera,
abbracciano il destino,
finzione di una scelta.
Bevono e pensano,
fino a star male.
Bevono e pensano,
mentre il vecchio negro,
suona ancora il blues.
“Il Mostro”
FROM: NOVOCAINA

 

Tra le lamiere di questa luminosa città, i topi se la ridono nascosti sotto le
macchine. All´angolo di una strada, una banda di volti segnati dal freddo fa
partire una bella canzonetta, una marcia gioiosa, sui suoni di trombe e
tromboni, fa ricordare a chi siede con le spalle ricurve su solitarie
panchine, le belle serate del dopo guerra trascorse ubriache a ballare sui
tavoli, le piccole lucine e le penombre di teste che oscillano, le voci delle
donne tra cristalli e brindisi. Un assolo di tromba spacca la memoria, all´
improvviso, inghiottendo i passanti, gli amici, gli amori. In un deserto di
slanci, tra il rumore delle macchine veloci e il suono costante della corrente
elettrica tra muri e i lampioni, nascono pensieri tra i denti, immagini fisse
di sagome in lontananza, che si ingrandiscono lunghe, senza mai toccarsi, così
stanche, deboli e lente, si schiudono come bolle di sapone nella testa. Guardi
il mondo, lo guardi molto ma sogni altro. Lo scandire di un si riempirebbe la
bocca, fermerebbe il tempo senza lasciare niente al cosa resta. Adesso,
svolazzano le tende adagiate sui vetri delle finestre, amanti di questo stesso
silenzio costruiscono fotografie che in questa città, sembreranno domani un
ricordo ragionevole. Ci vorrebbe una bella passeggiata lontana dal posto in cui
mi trovo, lontano dal rumore, dalla forma dell´acciaio che lampeggia come
sedotto dalle luci. Alzando la testa guarderei alcune nuvole come sfumate
macchie bianche correre veloci nel cielo senza aspettare i miei passi lenti e
incerti, disegnerebbero nuovi percorsi da seguire solo con gli occhi, senza più
lacrime da dedicare al tempo ladro. Ma per fortuna c´è il mare, lo guardo
consolare ogni dentro perso, ogni desiderio di sconfinare. Mi aiuta a godermi
un sogno, dell´intensità di un grande amore, un abisso scuro forse, ma materno
e senza porte chiuse in cui sentirsi vigliaccamente al sicuro. L´aquilone di un
bambino guarda con interesse il mio filo legato a lui, intravisto, sottile,
coreografico ponte tra le voci dei passanti ed i loro lamenti. E´notte, il
cielo è carico a scoppio, le stelle sono ovunque, giù e su si confondono,
simile a me, che parlo da sola. Calmo le urla mentre il cuore batte, attendendo
il momento in cui scorgere il volto di un uomo che torna, ha con se solo l´
entusiasmo di un presente, e la raffinata arte della dimenticanza. Il passato
non più punto fermo di un vissuto senza trasparenze nè gioie con l´eco, senza
più gabbie che tra i fumi emergono immense. Nell´adesso salvo, mai più perduto.
Io, assettata di sincerità morderei il suo cuore per ricordare del mio, il senso.
Miriam Carnimeo

Mi accade così, all’improvviso, di scoprire che la mia casa è un museo di stili scadenti, eppure è ancora familiare, ma opprimente come un abbraccio decrepito. Poi il buio tracima nelle stanze e avverto la presenza della mia donna. – Non ho fatto niente io. Quelle parole di Milena naufragano ad intermittenza sulla mia esasperazione. Pugno batte carta, la morra del nostro amore. Lei mi tiene sigillato qui dentro casa, con il silenzio e la pelle. Ma io vivo superfluo rasente i giorni, perché è una vita che mi assento spesso da me stesso. Ci sono talmente tanti cassetti chiusi nella mia mente, così zeppi di  rabbia e odio repressi che potrei far esplodere questa palude tra me e lei. Io cerco di trovare qualcosa che mi tenga tranquillo. Ma la notte arriva sempre, cala giù fino in fondo allo stomaco e lo riempie di immagini sconnesse e affilate. Rabbrividisco quando il buio mi sorprende, spiandomi dallo spazio vuoto tra i  mobili. Provo a scappare a piedi nudi sul pavimento gelato, ma annego in quello spazio vuoto, senza luce, dove non c’e’ colpa solo punizione, nessun dolore solo orrore.  La pelle nuda di Milena è una sforbiciata netta nello stomaco, uno scandaglio gettato in fondo agli incubi, che avvolge di oscurità le mie immagini. Forse stanotte non riuscirò a diradarle. La memoria è un sasso tondo e molti sassi formano un mucchio compatto. Qualcuno me li ha fatti ingoiare tutti in questi anni, però è strano che questa notte li senta più pesanti. Milena sta rannicchiata contro la parete, con la testa chinata in avanti diventa piccola piccola. Le braccia magre sono strette intorno al  corpo, i capelli le nascondono lo sguardo. La sua innocenza ha uno spessore, ragiona di neri desideri e si struscia pesante, lasciando le sue tracce addosso a me. La sua ingenuità diventa minuscola, vittima di quella stanza enorme che la contiene. – Io non ho fatto niente – ripete. Ma il colpevole non è l’assassino, è la vittima. Milena ha imparato a resistere senza muoversi. La lapido con i miei sassi e lei si copre il volto con le mani, perché ha paura che possa scoprire qualcosa dentro il suo sguardo. Anni oscuri, molti anni di dolorose memorie si sfaldano in quel gesto, sgretolandosi un secondo dopo l´altro. Il nostro passato marcisce nero, come un dente marcio che ci ha storditi per mesi ed ora ci solletica, di tanto in tanto, con una fitta estranea. C´è un lungo istante in cui le parole divampano come la brace, ma salgono verso l´alto in spirali di fumo e scompaiono, portandosi dietro il loro significato. Sono stata iniziata al sesso con la violenza. Dentro ogni gesto che fai – le dico – sento che usi la tua vita per disarmare la mia. Ma era ineluttabile che la sopraffacessero, necessario. Lei usa il suo sesso con gli uomini come si usa un bisturi, affondandolo dove sono più sensibili, incidendo i loro nervi scoperti e provocando dolore. Sì, molto dolore. Il perverso gioco di Milena, la sopraffazione, una slot machine per guadagnare la loro fiducia: ottengono quello che vogliono, quando lo vogliono. Si avvolge rampicante dentro il loro orgoglio, fino allo spasimo dell’umiliazione. Allora affonda il bisturi ben affilato. Dolore. Poi li umilia con le loro stesse parole, tra le sue mani quelle parole diventano cera liquida che si scioglie sui corpi. Bastarda, la eccita umiliarli. Ma non umiliarli davanti agli altri, no, deve umiliarli davanti a loro stessi. Ride quando si torturano le loro virilità inermi per lei. Ora i sassi mi pesano nello stomaco, mi fanno male. La notte sa bene come cucire insieme le immagini dentro la mia testa. Una depressione fredda nelle viscere, lei che sculetta su tacchi altissimi e tutti la guardano. Milena guarda gli uomini negli occhi, non li spia, li guarda affamata. Sto gelando. Sussurra frasi ambigue gli altri, a me invece sorride, con quel sorriso che mi inchioda ad una colpa. Una colpa mia, mia, mia! Prima Milena ha telefonato a qualcuno, la sentivo ridere forte, sguaiata. Fa caldo ora. Ascolto la sua voce e sto meglio, ma poi odierò il suo tono mellifluo. Lo so. Sempre uguale. Carta batte pugno, la nostra morra d’amore. La colpa di Milena è vivere. Vivere ingenuamente in un corpo insinuante. Un’anima sottile dentro una carne enorme e nera. Il suo movente, forse, l’ingenuità. Ho voglia di farla finita, con questa notte e con tutte le altre. Le mie mani stringono la sua gola, è calda, pulsa ancora sensualmente. Si contorce come se danzasse e ancora non riesco ad uccidere la sua ingenuità. Gli occhi neri sbiancano appena, liquidi di una voglia nuova. Non ho fatto niente, io – lo dice di nuovo. Lo so. Ora lo so davvero. Buonanotte amore mio.

Dario de Giacomo

Il mostro nello stomaco

Pubblicato: 10 novembre 2009 da novocainamagazine in NARRATIVA
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Ubriaco di sonno. Le palle gonfie di voglia. Accelera, stringendo le cosce. Si gonfia contro la cucitura dei jeans. Lui accompagna la sua donna al portone, con la fretta dell’eccitazione. Lei lo trattiene. Lui lo sa. Sente che la sua donna vibra a labbra umide.
Lo attira contro il suo corpo e lui ha sempre più fretta. Copre la distanza tra il suo corpo e quello della donna con le frasi consuete dell’amore stanco. Finge di essere ancora là, con lei, ma gli occhi lucidi tradiscono il desiderio. La donna li avverte su di lei, quegli occhi però sono altrove, guardando immagini diverse. La sua tenerezza dolciastra, con lei, prova il fastidio del corpo di donna che lo trattiene, mentre vorrebbe andare. Nell’auto c’è ancora l’odore dolce di lei sul sedile vuoto. La ama teneramente e si accarezza i coglioni duri, da solo. Il vuoto nero nello stomaco è angoscia e distanza. Un mostro nello stomaco gli prosciuga la carne di tutti gli umori.
Si spalanca nello spazio freddo della sua camera da letto. Anche stanotte, come ogni notte si abbandona al mostro. Compie i gesti rituali della sua voglia artificiale che inzuppa i riquadri geometrici del tappeto turco. Il desiderio svuotato assume il contorno di una macchia nera e umida. Trattiene il respiro, respirando nel mostro. Il tempo è un’illusione che inganna gli amanti, solcando di rughe il muscolo cardiaco. Si siede a gambe larghe, liberando le mani. Lo spazio è un’inganno che illude i sensi, attirandolo nella rete, davanti allo schermo illuminato: il desiderio solo una manciata di pixel che formano figure di carne e byte. E’ l’anacoreta che rinuncia al mondo, tentato dal mostro che si annida nelle pieghe sporche del suo stomaco. L’immagine respira sullo schermo. Poi un’altra immagine e un’altra. L’anacoreta, da solo, prega a mani giunte sul cazzo. Si estenua per ore, senza cedere alla piena. Gli umori fluiscono, rifluiscono sotto la superficie squadrata della scrivania di legno. Rimanda la soddisfazione, rimanda da sempre, ancora una volta stanotte. Puzza di uomo, sguazzando dentro il sapore che sale dalle mani lisce. Digrigna i denti temendo che si spezzino, quel rumore nessuno lo sente là fuori. Nessuno vede le immagini che vedono i suoi occhi. La sua donna vive dolciastra nel mondo e lui gronda miele. Ma il mostro nel suo stomaco nessuno deve vederlo, vive nel riquadro smaltato dello schermo. Ogni notte più forte, reso più impudente e osceno dalla frequentazione. Si fa abitudine tra le sue mani che stringono forte le immagini. Lui vomita parole sconosciute, con rabbia, scrivendo veloce e dislessico. Ogni notte la sua donna si allontana, e lui fa la puttana in chat, temendo che lei lo sogni ancora. Albeggia appena quando sborra lividamente. Freddo e umido e rancore di mostro. Barcolla, spegnendo le luci dello schermo. Si rilassa nel letto, innamorato della sua donna, dolcissimo nel sonno. Si avvicina di nuovo il giorno, lui spargerà miele dentro le sue braccia. Sente il puzzo del mostro e ne prova ribrezzo, desiderando un bacio leggero a labbra strette. Tornerà la notte? Un po’ più distante di ieri? Tornerà e sarà piu buia!

 

di Dario de Giacomo

http://novocainamagazine.blogspot.com/

A cuore aperto

Pubblicato: 8 novembre 2009 da novocainamagazine in ARTE, NARRATIVA
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L’apertura palpita.
Una grossa ferita come occhio si lascia notare,

 

Da quanto tempo è li?

Ripulita dalle pause da me stessa, e nei brevi momenti di luce.

Verrebbe voglia di coprirla o ricucirla, ma la posizione ed il suo ricordo hanno reso ormai possibile l’anomala geografia del cuore.

Chiudere gli occhi ma ricordandosi del respiro, del getto fresco di un bacio, la pressione leggera di una carezza.

Compiere salti nel buio, l’agile anima sollevarsi dagli inganni, sfumare dal rosso sangue al blu cobalto di un nuovo cielo.

Strapparsi con un taglio preciso dallo ieri per riaprirsi all’oggi, quello che è stato ormai chiuso, dietro una finestra, dentro una casa, che odora di un niente dimenticato.

L’amore si scopre un punto di vista, che non chiede contorti pensieri, giace spoglio, insegna senza avere, ti riempie nell’ovunque.

Questo corpo così piccolo, diviene cucchiaino per assaggiarne i sapori,
destinato a riempirsi per poi svuotarsi.

Uno slancio improvviso, magari solo un passo che ignora le distanze,
si cade ma ondeggiando verso l’incontro con un unico pensiero che tace.

Rinasci innamorato senza averlo mai toccato, con la semplice attenzione di una curiosità mai sazia, sorriderti tra i movimenti delle mani che sfiorano volubili l’aria che nell’ora soffia,
su un cuore che pur aperto,
non marcisce.

L’amore non è un mistero, ti conserva in un luogo dove la verità ha solo un giorno,
un punto di vista tra rosso sangue e un pensiero blu cobalto a guardarti dal cielo.

Si pensa a questo, e il cuore è salvo, l’amore resta e la sola guerra da fare è quella con se stessi,

sorridendo ancora,

concedendoci un po’ di luce,

nel grande buio che trabocca.


Testo: Miriam Carnimeo
Elaborazione grafica: Charles Huxley

Il tutto

Pubblicato: 7 novembre 2009 da novocainamagazine in PENSIERO
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Toglietemi tutto, la voglia di combattere, di ricordare e soprattutto quella di provare e sperare.

Toglietemi anche quel brandello di meritocrazia che ciondola lacerato dal cadavere della uguaglianza. Toglietemi i pensieri, fateli vostri e fotteteveli finchè ne avrete la forza. Toglietemi il piacere, il sorriso. Toglieteci la lealtà, rendeteci lupi che sbranano lupi. Prendete l’onore e l’onestà e giocateci alla roulette russa, vediamo a chi per primo esploderà il cervello. Toglietemi tutto cosicchè vagherò nudo nel vostro marcio deserto sterile. Ma quando, la sera, ferito e ansimante raggiungerò la mia tana ripenserò a tutti voi e affilerò le mie zanne, cercando un modo per riprendermelo… Il Tutto.

#LUPUS INFYBULA#

http://novocainamagazine.blogspot.com/

Novocaina Magazine…#1!

Pubblicato: 5 novembre 2009 da novocainamagazine in INTERNET, LIBRI, VARIE
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Dopo lo zero cosa c’è?

 

Il #1 del magazine… Il numero 1??? E chi l’avrebbe mai detto…

Ce l’abbiamo fatta!

Altri racconti e immagini dal blog alla carta.

Scarica qua

Lo sciacallo di Dario de Giacomo

Pubblicato: 3 novembre 2009 da novocainamagazine in NARRATIVA
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I

Nuvole basse, sporche, cariche, a volo radente, premono sullo sterno come sonno agitato. Non so svegliarmi, annaspando dentro di me in cerca d’aria. La luce nuvolosa ferisce la vista, mi stanca. Tengo gli occhi serrati e le tapparelle abbassate ma non riesco a svegliarmi. La memoria esala l’immagine del cubo grigiastro dove vivo con un uomo che non conosco e cammino su mattonelle a scacchiera: untuosa distesa di bianco e nero. Annuso la paura rancida dell’uomo nel suo sudore, a volte si avvicina a me. So che mi spia, lo sento quando mi raschia il viso con la sua guancia rasata male. Le sue mani febbricitanti cercano la mia intimità; calde e ossute, ma è uno strano calore, lo odio!, la febbre che le consuma è malattia. Da quanto cerco di sfuggirgli? di notte ascolto il suo rantolo, poi si sveglia, mi mostra le sue ferite, le esibisce. Credo che provi piacere per lo schifo che suscitano in me, le mostra apposta. Desidero il sole, l’abbraccio di un essere umano vivo, con i piedi immersi nell’acqua di mare, qui, invece, il fiato si ghiaccia e disegno stelle, pezzi di cielo, sul vetro della cucina. Grido ti amo, da sola, e sono ebbra di freddo. Mi tocco tra le cosce per sentire il calore di un essere umano che mi desideri. Forse sono solo stanca per il vino, il vino rosso che macchia la tovaglia di lino ruvido con gli stessi ricordi stinti di ogni volta: nel buio mi racconto favole. Racconti come macchie scure che colorano le mie risate scialbe di disagio: siamo sempre in troppi a questo tavolo, con l’imbarazzo di ritrovarci stranieri tra stoviglie straniere. Abbiamo imparato dai nostri padri a stare a tavola, se non al mondo, e i nostri figli impareranno da noi. Troppi morti e troppo sangue attorno a questo tavolo. Sto impazzendo. Parlo da sola.

Willo

Continuano le collaborazioni di Willoworld e le intrusioni dentro le pagine più creative delle rete italiana. Siamo i saltimbanchi dell’etere, sempre pronti ad ospitare chi ha voglia di esprimersi, comunicare, gridare, ridere e ballare. È la volta di Tooklife, un sito davvero interessante che oggi ha proposto uno dei miei racconti: l’Anello. Andatelo a leggere o a rileggere.

Un nuovo racconto dei miei è apparso anche recentemente su Factory 77, altra stazione di menti creative. S’intitola Il Tempo per Amare e potete scaricarvelo e votarlo a questa pagina.

Novocaina entra prepotentemente nel blog dei Silenti per segnalare quotidianamente le follie del freschissimo magazine borderline. Gli stessi Silenti si affacceranno di rimando sulle pagine di Novocaina, perché questa è la rete e più è intricata e più ci piace!

La community di Rivoluzione Creativa ha raggiunto i 24 membri. Si scrive, si crea, si commenta cercando sempre di ispirarci a vicenda. Il connubio Bruno-Giulia , ad esempio, è davvero esplosivo!

Qualcuno (anzi, probabilmente nessuno;) avrà notato che lunedì scorso il Corriere di Willoworld non è uscito, questo perché ho notato che l’e-nzine non veniva più scaricata. Il progetto presentava le opere di Rivoluzione Creativa in cartaceo, con lo scopo di promuovere gli autori. Poco male. Ho in mente invece delle nuove pubblicazioni digitali a tema. Stay tuned!

Infine Limbo. Domani uscirà un nuovo videoracconto di 101 Parole. La saga cyber-fantasy illustrata da Charles Huxley continua… Non perdetevelo!

GM Willo – www.willoworld.net

L’ultimo lavoro della mia vita

Pubblicato: 28 ottobre 2009 da novocainamagazine in LIBRI, NARRATIVA
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Ormai Andrè è morto da tempo, sdraiato sul letto con la camicia piena di sangue. Attendo l’alba qua in questo schifoso motel. Una bottiglia a farmi compagnia e due sacchi di banconote che non spenderò mai. Le luci delle auto della polizia continuano a filtrare attraverso le tende, illuminando a intermittenza questa squallida stanza.
Rassicuravo Andrè dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Dicevo di essere al sicuro ormai, ma Jimmy deve aver parlato. Lo sapevo. Eppure lo sapevo; me lo sentivo che sarebbe andata male stavolta. Quanti coglioni sono stati fregati, pensando che fosse l’ultimo colpo della loro vita. Un bel colpo, un lavoro in grande. Quanto basta per scappare in un paesino nel buco di culo del Messico e rimanerci ,vivendo da milionario. E invece eccomi qua. Aspettavo Jimmy, ma al suo posto è arrivata la polizia. Ma facciamo un po’ di chiarezza in questa storia. Lasciate che ve la racconti dall’inizio.

…CONTINUA A LEGGERE…

novoalicescrifactory

La grande onda creativa è incontrollabile e assolutamente decentrata, e va bene così. D’altra parte anche tutti i progetti in rete di Willoworld si reggono da soli, pur convergendo nella homepage. I Social network sono i luoghi d’incontro, ma i nostri rifugi virtuali, dove conserviamo le nostre piccole meraviglie, ce li teniamo stretti e continuiamo ad abbellirli di nuove splendide manifestazioni d’amore. Le nostre pagine sono aperte a tutti, ma spesso attraggono solo una piccola cerchia di amici. I gruppi di facebook possono aiutare a chiamare gente, ma chi è che davvero consulta i link proposti dagli utenti di un certo gruppo?

Il modo migliore per far conoscere i propri spazi è entrare in collaborazione con altri blogger, e non parlo di scambiarsi velocemente il link per aggiungerlo al blogroll. Una collaborazione attiva può diventare un grande legame, un bel modo di conoscersi e di far conoscere altre interessanti postazioni ai propri lettori.

In questi giorni Willoworld sta proponendo dei racconti inediti da pubblicare in esclusiva sulle pagine di altri siti. Novocaina ha presentato i lavori di Jonathan Macini e Gano (vedi Clarissa e Costanza), Scrivolo, il meraviglioso Nano Grafomane, ha pubblicato il racconto di GM Willo Il colore dell’anima e Alice in Brandland ha avuto l’esclusiva de Il Tempio, che spero pubblicherà presto. Poi ancora Factory 77, un sito davvero interessante che sposa la filosofia del Creative Commons e che ha da poco lanciato il progetto SAVE, piccoli racconti ed immagini di parole. In questo modo si sta creando una piccola rete di postazioni che spero diventino per tutti i nostri lettori una sorta di percorso quotidiano alla scoperta di nuove intriganti storie.

Aggiungete questi quattro amici tra i vostri preferiti: Factory 77, Novocaina, Scrivolo e Alice in Brandland

Fonte: Willoworld.net

Letture da tappeto

CLARISSA

La notte che uccisi Clarissa scoprii l’irresistibile fascino della morte. Ma prima di raccontarti questa storia, mia cara lettrice, desidero che tu conosca una grande verità: più ti è vicina la persona reclamata dalla nera signora, più meravigliosamente profondo è l’abisso in cui la tua anima vorrebbe abbandonarsi… continua…

QUEL GIORNO A ZACATECAS

Quando la Division del Norte riuscì a sfondare la resistenza delle truppe federali, il caldo si era fatto ormai insopportabile e l’acqua iniziava a scarseggiare.
I giovani soldati si arrendevano nella speranza di non essere fucilati mentre gli ufficiali, che sarebbero andati incontro a morte certa, si davano alla fuga dopo essersi tolte le uniformi.
A mezzogiorno Zacatecas era tornata ad essere libera e gli abitanti, affacciati alle finestre, salutavano i rivoluzionari sventolando lenzuola e fazzoletti bianchi… continua…

LA BABELE DI CARNE E CATRAME cap 1

Non ricordo perché ero lì, né perché bevessi così tanto. Come di rientro da un sogno mai iniziato, mi guardai intorno, il bar era vuoto, le luci soffuse del locale regalavano un senso di pace. La birra davanti a me si era scaldata… continua…

VIRTUAL SOTHOTH

Mi auguro che quello che sto per raccontarvi sia a tutti gli effetti il delirio di un uomo in preda a strane febbri. Che gli eventi ai quali il mio avatar ha assistito, siano solamente il risultato di un’alterazione improvvisa delle droghe in circolo. Che il mondo dentro al quale mi sono proiettato non sia altro che la burla di un server criptato… continua…

LA PIOGGIA DI STELLE

La luna era stata letta. Non lasciava molte speranze.
I Sarti rammendarono i palloni aerostatici. Tre grandissimi: uno giallo, uno verde ed uno rosso. Il primo si chiamava Linandir, il secondo Oussa e il terzo, cremisi come i tramonti delle spiagge di Boxala, Yuldra. Ogni cesta poteva ospitare dieci guerrieri. Trenta di loro non sarebbero bastati… continua…

L’ANELLO

«Amore, hai visto per caso il mio anello?»
«Ce l’hai al dito…»
«Ma no, non la fede. L’anello che avevo al mignolo, quello fine d’argento…»
«Avevi un anello al mignolo?»
«Ma certo… che fai, mi prendi in giro?»
«Ti giuro che non te l’ho mai visto… ma sei sicuro?»
«Certo che sono sicuro…»
Quinto Bertocchi se ne esce di casa alle otto meno un quarto, in leggero ritardo e con un evidente malumore… continua…

… e le poesie di Grazia Longo.

Leggi anche: LETTURE FRESCHEGGIANTI IN ODORE D’AUTUNNO

PASSAMI LA CICCA

Un disperato bisogno di  vita… danneggiando i rivestimenti in pelle del sedile sulla carrozza 24, Stefano ripercorreva i chilometri passati come un risucchio doloroso. Niente ti avrebbe riportato indietro e la fuga era ora possibile… continua…

C’ERA UNA VOLTA

Maddalene conserva negli occhi i sogni di suo padre. L’ha lasciata una notte d’inverno, su quella curva a gomito a poche centinaia di metri da casa. L’asfalto era bagnato. Il buio e poi la nebbia, che ricopriva ogni cosa, come la patina di povere che riveste i mobili antichi, come il tempo che si adagia sui ricordi offuscandoli, senza mai però cancellarli… continua...

I VEGGENTI DEL NUOVO MONDO

Il collasso del mondo non avvenne dal giorno alla notte, come molti si aspettavano. Accadde lentamente, attraverso gli anni e le generazioni.
Fu come un complicato meccanismo, messo in moto da molteplici fattori; lo scontro tra religioni, l’esaurimento delle risorse energetiche, lo scioglimento dei ghiacciai, il divario tra i ricchi e i poveri e soprattutto l’odio e l’ignoranza accumulata nei secoli… continua…

JESSICA

Un sogno, nient’altro che un sogno.
Eppure ancora mi pare di riviverlo. Il profumo di orchidee, la bocca carnosa che mi sfiora la schiena, il respiro caldo sul mio corpo. E poi gli artigli, accarezzanti sulle costole, lenti ma inarrestabili verso il linguine. Il sesso nelle sue mani, ed io completamente perduto nel suo gioco… continua…

IL PALAZZO DEL BARONE PREZZEMOLO

«Figliolo, vedi il palazzo ritratto in quella foto lassù?»
«Si zio, lo vedo».
«Un giorno il Barone Prezzemolo decise di demolirlo, malgrado tutti fossero dell’opinione che il palazzo fosse il cuore di quel paesaggio. Infatti come vedi era proprio una bel palazzo… continua…

RADIO BLUES

La radio sta andando con un mood lento, da estate, perché fuori non tira un alito di vento ed è pieno di dannati moscerini. É rimasta solo lei a raccontarmi le storie, vecchia scatola nera con l’antenna rotta, riesci ancora a prendere quella stazione blues, e chissà perché continua a trasmettere. Ma quanti ubriaconi come me vivono in questa maledetta città, e ascoltano vecchi pezzi di Tom Waits e dei primi Deep Purple? Quanti…  continua…

CORRI DEMONE, CORRI!

Il rumore della discoteca era assordante anche nel parcheggio. Jeco infilò a fatica la chiave nella serratura della sua scattante millesei con motore compresso, camuffata da utilitaria, e si mise al volante… continua…

E LE POESIE:

Amarti non é stato vano

Lettera al figlio adoloscente

LEGGI ANCHE: Letture di Settembre

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