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Oddity, opera prima del chitarrista-polistrumentista Franck Carducci, racchiude fin dalle prime note tutta la magia della scena sympho-prog, facendo il verso ai capostipiti Marillion e Pendragon, omaggiando ovviamente i maestri Genesis e chiudendosi con una vera e propria dichiarazione d’amore, la cover di The Carpet Crawlers.
Forte del supporto di validi musicisti e nomi prestigiosi come il fratello di Steve Hackett, John (tanto per non farsi mancare il legame carnale con i paladini inglesi), questo primo lavoro del musicista franco-italiano spicca sicuramente per tecnica e qualità di produzione. La lunga suite d’apertura Achilles, divisa in sei movimenti, ci trasporta subito in quelle zone armoniche tipiche del progressive più melodico, senza però mai risultare prevedibile. E sono proprio le linee melodiche il cavallo da battaglia di questo bel disco, che sicuramente gli amanti del genere non potranno perdersi. (altro…)
Delle vecchie Orme è rimasto solo il nome, dato che con la dipartita di Tagliapietra un paio di anni fa, solo il batterista Michi Dei Rossi è rimasto di quel meraviglioso trio che cavalcò gli anni settanta con uno dei sound progressivi più originali del panorama, un sound che spiccava più che altro per l’hammond di Pagliuca e la voce di di Aldo Tagliapietra. Ma se si affronta questo album appena uscito senza la pretesa di ritrovare la magia di quello storico gruppo, non sarà difficile perdersi nelle sue nobili sezioni melodiche, grazie soprattutto ai virtuosismi di Michele Bon (davvero un ottimo tastierista). La Via della Seta è un concept di tutto rispetto, che credo piacerà a tutti gli amanti del progressive italiano come il sottoscritto. (altro…)
Una compilation ispirata da una magnifica illustrazione di Charles Huxley. Trame progressive, oscuri vortici metallici e tanta melodia. Ascoltatela a questo link.
INCOHERENCE
1. Karn Evil 9 (1st Impression) Various Artists
2. Desperate Graves The Mars Volta
3. Mount Marilyn Tiamat
4. Enchantment Paradise Lost
5. Vicarious TOOL
6. Buying New Soul Porcupine Tree
7. The Great Debate Dream Theater
8. Homeworld Yes
9. Conceiving You Riverside
10. Waking Hour Gathering
11. La terra dell’acqua PFM
12. Anytime Vanden Plas
13. Monsters and men The Flower Kings
La compilation dei classiconi degli anni ’70 che segue la precedente Carina Nebula.
EAGLE NEBULA
1. Death Walks Behind You
ATOMIC ROOSTER
2. Hocus pocus
FOCUS
3. The Lamia
GENESIS
4. Epitaph (including March For No Reason and Tomorrow And Tomorrow)
KING CRIMSON
5. My God
JETHRO TULL
6. La Villa Strangiato
RUSH
7. Dazed And Confused
LED ZEPPELIN
8. Child in Time
DEEP PURPLE
9. The Revealing Science of God Dance of the Dawn
YES
Secondo Progarchives, il database del rock progressivo più completo della rete, questi sono i dieci migliori album del 2010. La classifica si basa sulle opinioni dei webtnauti che frequentano il sito. Conosco solo alcuni di questi lavori, e nessuno (a parte forse gli Haken) trova posto nella mia personale classifica che pubblicherò a breve.
Clikkate sulle copertine per leggerne i titoli.
Aquarius
A child in the mirror
Création de l’univers
Il Tempio delle Clessidre
Five Deadly Venoms
Inner Firmaments Decay
Lunatic Soul II
Excavations of the Mind
In The Wake Of Evolution
Clivages
NB: La classifica è aggiornata alla data di questo articolo e potrebbe subire in futuro delle modifiche. Fonte: The Colony of Slippermen
1. Stagioni – Francesco Guccini
2. Libero nell’aria – Sergio Cammariere
3. Sulle rive di Morfeo – Carmen Consoli
4. Dio mio no – Lucio Battisti
5. Femmena – Raiz
6. Ti Ricordo Ancora – Fabio Concato
7. Non E’ Tempo Per Noi – Ligabue
8. Madre Dolcissima – Zucchero
9. Eroe – Caparezza
1. Welcome To My Nightmare – Alice Cooper
2. Sleeping Village – Black Sabbath
3. Lay down stay down – Deep Purple
4. Perpetual Change – Yes
5. One White Duck ~ 0¹º = Nothing at All – Jethro Tull
6. The Cinema Show – Genesis
7. Since I’ve Been Loving You – Led Zeppelin
8. The Necromancer – Rush
9. Islands – King Crimson
WHERE THE RAINBOWS DIE (easy listening, reggae, eclectic, alternative rock)
1. Imitation of Life – REM
2. Side – Travis
3. The Teacher – Paul Simon
4. Pure Plesure Seeker – Moloko
5. Spies – Coldplay
6. Lilly – Pink Martini
7. Toledo – Elvis Costello & Burt Bacharach
8. Wonderful World – James Morrison
9. Find my baby – Moby
10. Singing softly to me – King of Convenience
11. Hard Luck Woman – Giuliano Palma & The Bluebeaters
12. I Surrender – David Sylvian
Avevo sette anni quando ascoltai per la prima volta Firth of Fifth dei Genesis. Credo che quella canzone abbia condizionato pesantemente i miei gusti musicali, e sono sicuro di non essere stato il solo. Otto anni dopo ricercai quel pezzo, e non fu difficile trovarlo perchè ricordavo benissimo la copertina dell’album che mio fratello usava ascoltare quando ero solo un bambino. Il vinile era andato perduto, forse durante un trasloco, e l’era del CD era appena arrivata, così usai i miei risparmi per cercare di fare capo a quella melodia che mi era rimasta così innocentemente nel cuore, cercando di ritrovare la scala dell’assolo di Hackett. A quindici anni riascoltai Selling England by the Pound e mi innamorai dei Genesis.
Una favola forse già sentita. Chi non ha avuto infatti un fratello o dei genitori attraverso i quali ha potuto conoscere i grandi gruppi degli anni ’70. Potrei raccontare la stessa storia per Smoke on the Water dei Deep Purple e Aqualung dei Jethro Tull (in versione live dall’album Second Out). La riflessione mi preme però farla sul “fiume in constante cambiamento”, frase finale del testo di Firth of Fifth, perchè nel frattempo molte cose sono cambiate insieme al “fiume”.
Stando ai ricordi di Peter Gabriel (dalla biografia di Chris Welsh del 1998), il glorioso Selling England by the Pound fu quasi un episodio in sordina, nato sull’onda creativa del periodo Foxtrot. Nonostante il successo che ottenne, Gabriel non sembra conservare dei ricordi particolari del periodo in cui realizzarono il loro quinto album, quello che li consacrò nel tempio del rock progressivo.
In effetti Firth of Fifth fu concepita da Tony Banks già dai tempi della scuola, con un’introduzione di pianoforte molto intricata. Solo nel 1973 venne aggiunto il testo di Gabriel, ed il lungo ed emozionante assolo di chitarra di Hackett. Insomma, non si può parlare propriamente di miracolo creativo, di intesa perfetta, di allineamento cosmico… Si tratta semplicemente di un’idea partita da lontano e poi evolutasi nel più felice dei modi.
Se poi si ascoltano le parole di una delle ultime interviste di Phil Collins sui vecchi Genesis, si rischia di perdere tutta la poesia. Secondo il pelato-talentato batterista-cantante-golfista londinese, a tutti i membri dei Genesis piaceva il soul, ma erano costretti a suonare progressive perchè quella era la moda di allora. Parole forti, che rischiano di incrinare un’epoca. Per quanto mi riguarda, fa bene ad andarsene a giocare a golf, visto che gli manca così tanto!
Eppure a risentirla per l’ennesima volta, a distanza di trent’anni dal primo impatto, riesce ancora ad emozionarmi. L’ascolto insieme ai miei figli, augurandomi che un giorno questa melodia possa far nascere in loro un po’ di curiosità. Mi piace immaginarmeli a sgattaiolare al piano di sopra, dove tengo la collezione di CD (oggetti già obsoleti), e a cercare con avidità tra le vecchie collezioni di prog.
“Eccolo, è questo… l’album con la copertina gialla e l’uomo che dorme sulla panchina…” “Si, ma adesso con che cosa lo ascoltiamo?” “Forse in cantina c’è ancora quel vecchio lettore cd di papà…”
Ve le ricordate le mitiche compilation da cassetta, quelle che ci perdevi un pomeriggio a farle, e quando avevi finito dovevi rimettere sugli scaffali decine se non centinaia di cd o addirittura vinili, e che poi ti sparavi a palla nell’autoradio? Posso dire di essere stato quasi un esperto di questa meravigliosa arte. Era il modo migliore per far conoscere nuova musica agli amici, il modo migliore per avere sempre la “creme de la creme” a portata d’orecchio. Se ancora non sapete di cosa sto parlando, vi rimando a questa splendida scena del film Alta Fedeltà.
E così, come per caso (anche se il caso non esiste, come dice qualcuno…), mi sono imbattuto in 8Tracks, un nuovo social network dedicato ai creatori di compilation. Carichi le tracce che ti servono, le inserisci in un progetto, ci aggiungi una copertina e il gioco è fatto. Unica restrizione, come al tempo delle cassette da 46/60/90 minuti, il massimo di 8 pezzi per compilation. Poi la tua opera compiuta puoi tranquillamente farla girare in rete, linkarla su FB oppure metterla sul tuo sito. Mi ci sono buttato al volo!
Ecco allora i miei primi esperimenti. Ascoltateli clikkando le copertine qui sotto…
Si trovano da diversi giorni al primo posto della classifica dei migliori album progressivi del 2010 secondo Progarchives, il database più completo del web. Si chiamano Haken, sono inglesi e questo Aquarius è il loro album di debutto, un lavoro davvero pretenzioso. Pur trovandolo un disco impeccabile dal punto di vista tecnico, pieno di melodia e decisamente prog, non posso fare a meno di notare che a questa giovane band manca ancora un segno di riconoscimento, una firma riconoscibile che solo i grandi del prog hanno. Nelle loro cavalcate, molte delle quali sforano i dieci minuti, si sentono chiaramente le influenze di gruppi come i Kansas, i Tangent, il tutto condito con quell’approccio sympho tipico della scuola britannica (Pendagron e IQ). Ma di tempo ce ne avranno per coniare un loro sound, e nel frattempo possiamo tranquillamente goderci questo bel disco, consigliato esclusivamente a chi ama il prog più classico.
HAKEN – Aquarius Studio Album, released in 2010
Tracks Listing
1. The Point of No Return (11:27) ascolta
2. Streams (10:14) ascolta
3. Aquarium (10:40) ascolta
4. Eternal Rain (6:43) ascolta
5. Drowning In the Flood (9:28) ascolta
6. Sun (7:19) ascolta
7. Celestial Elixir (16:56) ascolta
Total time: 72:43
Line-up
– Charlie Griffiths /guitars
– Ray Hearne / drums
– Hen / guitars & keys
– Ross Jennings / vocals
– Diego Tejeida / keys
– Tom Maclean / bass
Si tratta probabilmente del primo grande evento metal progressivo del 2010, un concept duro ma dal sapore esotico, prodotto da quel genio un po’ arrogante di Steve Wilson, leader dei Porcupine Tree. Gli Orphaned Land, band israeliana di derivazione death-metal, tornano a distanza di 6 anni dal loro ultimo full lenght. Le sonorità sono cambiate dagli anni ’90, gloriosi giorni in cui la band graffiava e rullava la sua rabbia metallica. Oggi gli Orphaned Land sono una band colta, impegnata anche politicamente, che spera con la sua musica di avvicinare le culture in contrasto tra loro. In proposito, consiglio la visione di questo video di presentazione dell’album.
Ascoltate poi il singolo Sapari che introduce l’opera. Questo è un album pieno di vita, da assorbire lentamente ad occhi chiusi e cuore aperto.
THE NEVER ENDING WAY OF ORWARRIOR
Orphaned Land Studio Album, released in 2010
Songs / Tracks Listing
[Part I: Godfrey’s Cordial – An ORphan’s Life]
1. Sapari (4:04)
2. From Broken Vessels (7:36)
3. Bereft in the Abyss (2:45)
4. The Path Part 1 – Treading Through Darkness (7:27)
5. The Path Part 2 – The Pilgrimage to Or Shalem (7:45)
6. Olat Ha’tamid (2:38)
[Part II: Lips Acquire Stains – The WarriOR Awakens]
7. The Warrior (7:11)
8. His Leaf Shall Not Wither (2:31)
9. Disciples of the Sacred Oath II (8:31)
10. New Jerusalem (6:59)
11. Vayehi Or (2:40)
12. M I ? (3:27)
[Part III: Barakah – Enlightening The Cimmerian]
13. Barakah (4:13)
14. Codeword: Uprising (5:25)
15. In Thy Never Ending Way (Epilogue) (5:09)
Total Time 78:22
– Kobi Farhi / Leading chants, growls, narrations, choir & backing vocals
– Uri Zelha / electric & acoustic bass
– Yossi Sassi Sa’aron / Electric & classic guitars, saz, bouzouki, chumbush, choir vocals & piano
– Matti Svatizky / Electric & acoustic guitars
– Steve Wilson / Keyboards
– Shlomit Levi / Vocals
– Avi Diamond / Drums
Come tutti i progger ho sempre avuto una predilezione per quelle composizioni dilatate che nel genere vengono chiamate “Suite”. Alcune di queste canzoni sono dei veri e propri viaggi che vorresti non terminassero mai. Dato che non esiste un paradigma preciso che definisca questo tipo di canzoni (la lunghezza? ma quanto? la divisione in movimenti? e i concepet sono anche quelli delle suite?) ho provato semplicemente ad indicare le venti esperienze musicali che amo di piu’ e che ritengo appartenere a questa definizione. Se ne ho lasciate qualcuna fuori non me ne dolete, potrebbero riapparire nel prossimo articolo dedicato ai concept. Inoltre ho evitato di riportare piu’ di un pezzo per band (altrimenti gli Yes avrebbero preso troppi posti!).
Qualcuno mi ha fatto notare d’avere le traveggole, e forse solo per non ammettere a me stesso di cavalcare l’onda verso gli “anta”, ho scritto nel precedente articolo, poi corretto, che avrei stilato la classifica degli ultimi 30 anni di rock progressivo, scordandomi un intero decennio. Ma puó anche essere che mi sia inconsciamente dimenticato il periodo in questione. É risaputo infatti che con l’avvento del punk il rock progressivo venne letteralmente fatto a pezzi.
Nonostante gli anni ottanta abbiano rigettato il barocchismo del genere, l’underground progressivo ha continuato comunque a sfornare album. Questa é la selezione che ho fatto dal 1979 al 1988, rimanendo comunque sui grandi nomi.
Il rock progressivo compie proprio quest’anno 40 anni, se si incomincia a contare dall’uscita del masterpiece In The Court of the Crimson King dei King Crimson del 1969. Sicuramente molti potrebbero obbiettare, perché giá l’anno prima c’erano i Pink Floyd, Frank Zappa, Moody Blues, e via dicendo. Ma questa é una classifica personale e non ha nessuna pretesa. Vuole solo omaggiare il trentennio e dare qualche consiglio di ascolto.
Questa prima parte dell’articolo “I migliori album di rock progressivo degli ultimi 40 anni” incomincia con il primo decennio: 1969 – 1978.
1969: In the court of the crimson king – King Crimson
1970: Emerson Lake & Palmer – Emerson Lake & Palmer
1971: Fragile – Yes
1972: Darwin – Banco del mutuo soccorso
1973: Selling England by the pound – Genesis
1974: The lamb lies down on Broadway – Genesis
1975: he Minstrel in the Gallery – Jethro Tull
1976: Still Life – Van der Graaf Generator
1977: Forse le lucciole non si amano piú – Locanda delle Fate
In uscita il nuovo lavoro dei Gathering, storica band olandese di post metal sperimentale. É il primo full leght dopo l’uscita di scena della cantante Anneke van Giersbergen. La nuova voce é della norvegese Silje Wergeland. Potete ascoltare l’intero album a questo link.