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Purtroppo non credo che questo ultimo appello degli Adbusters riuscirà per davvero a fare implodere il social network più imponente del pianeta, ma è interessante notare come un nuovo e pandemico sentimento di antipatia verso Facebook stia maturando tra gli internauti. Non sono solo gli Adbuster a preannunciare, forse con un po’ di ingenuità, il collasso del colosso di Zuckerberg. Molti esperti in social network e social media sono abbastanza sicuri che nel giro di un paio di anni Facebook non dominerà più la rete.

Dal sito http://www.adbusters.org

Da quando Facebook è diventato un elemento indispensabile della nostra vita, c’è stato un crescente senso di presagio che qualcosa non andasse per il verso giusto, la premonizione che alla fine avremmo sentito il bisogno di rompere qualsiasi rapporto con il sito. (altro…)

La decisione di Jason Rosenthal, nuovo amministratore della piattaforma NING per la creazione di social network, di tagliare il servizio gratuito creando delle tariffe agevolate per le piccole community (20 dollari l’anno recuperabili facilmente con gli ad-sense di Google) ha lasciato nel dubbio migliaia di utenti NING. Cosa fare? Cambiare piattaforma compromettendo un lavoro di mesi o addirittura anni, oppure sborsare questi miseri 20 dollari e accondiscendere al ricatto di Rosenthal? Anche io sono stato tra quelli che hanno dovuto prendere questa decisione, e non è stato facile.

La mia community Rivoluzione Creativa si occupa di creatività on-line e copyleft. Gli autori che vi partecipano pubblicano esclusivamente sotto creative commons permettendo così ai loro interventi di poter liberamente girare per la rete. È un progetto senza alcun ritorno, dal punto di vista economico. Ho lavorato 9 mesi alla community e sono riuscito a reclutare oltre 60 membri. L’opzione dei 20 dollari era certamente allettante, ma poi ho detto NO! Ho spostato la community su Social Go (ma ce ne sono molti di servizi simili gratuiti, basta cercare), compromettendo seriamente il lavoro e perdendo buona parte degli associati.

Se ho deciso di prendere questa strada è perché credo che se gli utenti dei servizi gratuiti in rete incominciassero a chinare la testa e a sottostare ai ricatti come quello di Rosenthal, Internet 2.0. come lo conosciamo diventerebbe presto un ricordo. Immaginate cosa succederebbe se WordPress o Blogger chiedessero una minima retribuzione, anche solo 5 euro l’anno a utente? La stragrande maggioranza dei blogger non si farebbe problemi a mettere mano al portafoglio pur di conservare il proprio diario on-line. Tutti gli altri servizi si adatterebbero di conseguenza e nulla su internet sarebbe più libero e gratuito.

Per questo motivo invito tutti gli utenti italiani di Ning a migrare come ho fatto io. Non fatevi corrompere… gratis, è meglio!:)

Se la più banale delle apparizioni televisive può trasformarti in una “Persona Molto Importante” (VIP), allora io voglio essere un VUP, “a very unimportant person”. Osservando da vicino quei personaggi che riscuotono un certo successo (specialmente tra i giovani) ci facciamo velocemente un’idea della loro caratura. Non sto solamente parlando delle loro doti tecniche ed artistiche, che nella maggior parte dei casi lasciano molto a desiderare, ma di quelle virtù etiche e morali che contraddistinguono un bel modello di persona. La stessa cieca rincorsa verso la celibrità è una chiara dimostrazione della vanità di questi personaggi.

Eppure questa tendenza a voler diventare famosi a tutti i costi ce l’abbiamo più o meno tutti. Se si osservano i comportamenti degli utenti dei social network, specialmente tra i giovani, si denota una spiccata propensione per il mostrarsi e l’affermarsi senza alcun pudore. Le gallery fotografiche dei teenagers sembrano dei tabloid di moda o di gossip, creature-fotocopie degli insipidi personaggi di cellulosa sbattuti in prima serata dalle TV spazzatura italiane (e non solo).

Ma il fenomeno non si ferma qui. Filosofi improvvisati, poeti dell’ultim’ora, aspiranti artisti, fotografi del lunedì e naturalmente (mi ci metto pure io) pseudo-scrittori da due soldi. O almeno è questa la percezione che in molti potranno avere scorrendo gli interventi pubblicati regolarmente sulle pagine di Facebook.

Qual’è il fattore che nobilita la rappresentazione di una pesona (o anche di un’opera)? Non certo il talento, se si pensa al programma “Grande Fratello” e ai vari reality show. Semplice, è il “fattore lotteria”. Se viene estratto il tuo nome puoi far parte dell’olimpo dei privilegiati. Una vera e propria maledizione, se si pensa a come vengono trasfigurate le perone dal successo e dai soldi. Mi auguro non mi succeda mai, almeno non in questo mondo… Eppure la tentazione rimane forte, incisa a fuoco nel nostro subconscio da decenni di TV-Bombing.

Come possiamo uscire da questo paradigma? Facile (a dirsi)! Cambiare atteggiamento nei confronti degli status quali “successo”, “fama”, “importanza”, “valore” come ci sono stati imposti dalla nostra società, la stessa che incorona persone prive di qualsiasi talento o virtù quali idoli per le nuove generazioni. Se il gioco è sporco, o accetti di sporcarti le mani oppure decidi di non giocare. Per quanto riguarda me, io ho deciso di giocare un altro gioco, con le mie regole.

E il gioco di cui parlo può essere giocato proprio con l’aiuto dei social network e degli strumenti messi a disposizione da internet 2.0. È un gioco di percezione che non gira attorno al prodotto o al personaggio ma all’azione in se, il creare o l’essere. È un gioco che non ha niente a che vedere con le classifiche, con i numeri o con una qualsiasi retribuzione economica. Non è importante il valore della tua opera ma il fatto che tu ci abbia messo dentro un pezzo di te. Non conta cosa rappresenti ma chi realmente sei. Liberarsi dalla trappola del Super-Io, che quotidianamente nel nostro occidente crea migliaia di nuovi consumatori di prozac e altre droghe antidepressive, è essenziale. Fatto ciò non ci resta che fare i funamboli, coinvolgere una decina di contatti e ritagliarci i propri piccoli momenti di popolarità.

Paradigma vago? Può darsi, ma se la tendenza è quella di voler diventare “famoso”, preferisco sembrare “fumoso”. L’era dei VUP incomincia oggi. ENTRA IN RIVOLUZIONE CREATIVA!

FONTE: www.willoworld.net

il vento della rivoluzione

La community di Rivoluzione Creativa fondata qualche settimana fa e legata ai siti R.C. e Willoworld incomincia lentamente a funzionare. Quattordici membri, pochi in effetti attivi, ma comunque qualcosa si sta movendo. L’idea, e lo ribadisco per tutti coloro che hanno già partecipato in passato alle attività ricreative di Willworld.net, è quella di avere a disposizione una piattaforma per condividere liberamente le proprie “Creature” (poesie, storie, immagini, video e musica), commentarle e valutarle. In seguito l’amministratore del sito Rivoluzione Creativa riproporrà quotidianamente ogni opera sulla piattaforma principale che vanta una sessantina di visite al giorno e un counter di oltre 10000 hits.

La gestione di una community non è cosa facile. Qualche consiglio me lo gira mia moglie, community manager di professione, ma per quanto si possa pubblicizzare ed invitare con cortesia i propri conoscenti, lo slancio di partecipazione deve sempre venire dall’altra parte. Durante questi tre anni di impegno prettamente hobbistico in rete mi sono accorto che molti miei contatti non sono ancora pienamente coinvolti nella rivoluzione di Internet 2.0, e tanto meno lo saranno in quella attuale che ci porta lentamente verso la terza fase di questo grande fenomeno tecnologico e sociale.

All’inizio il collegamento di tutti i nostri computer ci ha spaventato, ma col tempo abbiamo superato questa prima invasione della privacy. Poi è arrivato il tempo di proporci, di scambiare informazioni attraverso blog e forum. La terza rivoluzione passa per la condivisione di ogni nostro dato. Sta già succedendo attraverso i social network con le foto, i video e il resto. In futuro avremo portatili superveloci in wireless privi di harddisk. Incamerare dati infatti diventerà superfluo, perché tutto sarà in condivisione. Se l’idea vi turba, non preoccupatevi. Ci si abitua a tutto, un passo alla volta.

La visione può diventare un incubo da grande fratello oppure uno splendido miraggio di comunità globale in sintonia. Una bella sfida davvero.
Nel mio piccolo continuerò ad esortare persone a partecipare a questa festa di condivisione e creatività. Registratevi a Rivoluzione Creativa e iniziate a rendere partecipi gli altri membri delle vostre creazioni. Seguite il vento della rivoluzione.

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FACEBOOK… CHE PATIRE!!!!

Pubblicato: 8 settembre 2009 da Willoworld in INTERNET, RIFLESSIONI
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Facebook é come il bar sotto casa, con l’insegna squallida, le paste antiche in bella mostra, i tavolini di plastica con parti di giornale del giorno prima, il baldacchino delle gomme con un bello strato di polvere e il barrista di nome Aldo che si scaccola spudoratamente mentre ti prepara il caffè…

…anzi no, è come il locale piú in del momento, posizione ideale in pieno centro, non ci parcheggi neanche se moccoli in vietnamita, ci trovi la potta fresca che in realtà è solo scongelata di fresco, ci trovi il vip di passaggio, e lo chiami vip solo perché è appena uscito dal grande fratello, ma è il locale in cui ci trovi tutti, tra un negroni e una capirinha, spilluzzichi i salatini e le olive, fai due chiacchiere con la barrista che manco a dirlo sfoggia una scollatura nella quale s’intravede l’ombelico…

…anzi no, facebook come la partita di pallone, la curva dei tifosi; stai scomodo, non vedi un cazzo e rischi anche di prenderne…

Facebook è il social network della massa, e inevitabilmente ti tocca andarci se non vuoi rimanere con i tre contatti di Imeem o i cinque sfigati di Ning. Ma ragazzi, posso dirvelo con sincerità, così mi sfogo…. È FATTO MALE!!!!

Ok, adesso sto meglio. Scusate, non prendetevela, ma dopo che l’upload delle foto mi è andato 4 volte in tilt e il server ha fatto i capricci tutto il pomeriggio, bisognava ventilassi….

Ciao!

Jamendo

In passato questo sito ha appoggiato entusiasticamente l’iniziativa di Jamendo, un portale che promuove musicisti indipendenti che abbracciano l’idea del copyleft e che consente la condivisione di musica on-line gratuitamente. Si tratta sicuramente di un servizio in espansione che ha i suoi costi e le sue necessità, e forse sono arrivati al punto in cui la pubblicità non basta più a coprire le spese. Però…

Ma partiamo dall’inizio. Uno dei collaboratori dei Silenti, Charles Huxley, più di un anno fa, propose a Jamendo un accordo per promuovere la musica dei suoi artisti nei locali, senza dover passare per la SIAE. Per fare ciò Charles incominciò a contattare direttamente i musicisti sul social network Jamendo, e molti di questi gli risposero entusiasti. Andava semplicemente firmato un modulo in cui l’autore dichiarava che acconsentiva alla trasmissione della propria musica nei vari locali.

Dopo qualche giorno lo staff di Jamendo contattò Charles per comunicargli che i suoi interventi sul social network erano considerabili alla stregua di spam e che doveva immediatamente interromperli. Perciò Charles mandò tutto a puttane, amareggiato dal fatto di aver speso molte ore dietro a un progetto che non avrebbe mai visto la luce.

E invece la luce finalmente l’ha vista, perché Jamendo ha appena lanciato l’iniziativa Ambasciatore, in cui qualsiasi suo utente potrà proporre ai titolari di locali di registrarsi alla versione PRO di Jamendo (quella a pagamento) per poter trasmette nei loro esercizi pubblici la musica degli autori di Jamendo senza passare per la SIAE. Questi ambasciatori verranno retribuiti con dei “regali”.

Ovviamente tutto ciò è alquanto sconfortante. All’inizio tutti noi pensavamo che Jamendo potesse essere il futuro della condivisione legale di musica su internet, e credevamo che i creatori di Jamendo avessero fini più nobili. In realtà si tratta pur sempre di un servizio on-line, con le sue necessità. Però il povero Charles se l’è giustamente presa a male, e forse a quelli di Jamendo è piaciuta così tanto la sua iniziativa che li è venuta l’idea dell’Ambasciatore… chissà!:)

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E-dentity

Facebook ce l’ha tolta, con la scusa di ritrovare vecchi compagni di classe, persone lontane, gente che per un motivo o per l’altro abbiamo perso di vista. Ma se c’era un motivo, allora che bisogno avevamo di ritrovare quella gente?

I Social Network sono il presente di Internet. Non ho molta simpatia per queste piattaforme, ma le uso perché è l’unica maniera per rimanere in contatto con la maggior parte dei miei conoscenti che navigano in rete. In realtà le funzioni importanti dei social network, condividere, scrivere, rappresentarsi, mandare messaggi, pensieri, caricare foto e video, erano già tutte alla portata del precedente fenomeno dei blog. Per quanto riguarda invece i giochi, le applicazioni, i test e i quiz, beh… stendiamo un velo pietoso. Abbiamo davvero bisogno di sapere “che personaggio dei Simson sei”? Sappiamo bene che tutta questa roba è la ragione per la quale ci viene dato gratuitamente l’uso di questi dispositivi. Informazione…

Ma a parte il discorso della pubblicità mirata e delle ricerche di mercato (oltre che a una giustificata paranoia da Grande Fratello), quello che più mi disturba di questo fenomeno di massa è la perdita della propria identità di navigatore dell’etere. Partendo dal presupposto che nessuno riuscirà mai a rappresentare pienamente se stesso neanche attraverso centomila funzioni, quello che ci rimane è un gigantesco equivoco di personalità. Crediamo di avere settemila amici, ma in realtà non ne abbiamo neanche uno. È il nostro personaggio, quello fatto di immagini, link, interventi, pensieri e note che ha tutti quei contatti. Se non distinguiamo i due mondi, rimaniamo perduti nel limbo tra la realtá e il ciberspazio.

Quello che siamo in rete non siamo noi. Dobbiamo ricordarcelo sempre questo, prima di metterci davanti alla tastiera. Riconoscere la nostra E-dentità è un passo fondamentale per l’utente che socializza dietro lo schermo.

Che fare allora? A questo punto abbiamo ritrovato i vecchi amici, ce ne siamo fatti di nuovi, viviamo una seconda vita dietro lo schermo, inconsapevoli di essere diversi da come realmente siamo. Chi siamo davvero? Questa è la domanda. Chi siamo realmente in rete? La persona che lavora, che va scuola, che alleva i suoi figli, che va in birreria o in discoteca, oppure l’avatar con il ciuffo e lo skateboard che abbiamo simpaticamente battezzato Frankie007? Rispondetevi e riappropriatevi della vostra e-dentità.

Fatto questo vi basterà solo comunicare ai vostri settemila amici chi siete realmente. Cancellate il vostro account e ricreatene un altro, col vostro vero nome, Frankie007 per essere chiari. Quello è ciò che siete e ciò che sarete sempre dentro il più grande gioco di ruolo mai esistito.

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TWITTER

Pubblicato: 3 marzo 2009 da Willoworld in INTERNET
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Ok, proviamo anche Twitter

Su suggerimento di mia moglie, che è già totalmente presa dal nuovo social network (insomma nuovo, è nato nel 2006), anche io mi sono iscritto a Twitter. Più diretto di Facebook, il tool da 140 caratteri potrebbe diventare un buono strumento per esplorare il web. Nessuna condivisione di immagini, files o altro, solo uno scambio alla pari di sensazioni ed esperienze.

Sicuramente può trasformarsi in un ottimo espediente per allargare il circolo delle amicizie virtuali. Quindi se volete, seguitemi su Twitter. Un consiglio; molti lo usano per seguire i loro beniamini (personaggi famosi dello spettacolo). Evitate di farlo. La maggior parte di questi personaggi registrati su Twitter sono probabilmente dei falsi. Molto più interessanti sono i Guru del web, gli esploratori della rete. Chissà dove potrebbero portarvi…