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L’avevamo annunciato un mese fa. Eccolo finalmente, il terzo capitolo di Peter Joseph, appena messo in rete. Per attivare i sottotitoli in italiano, guardatelo su youtube.

Potete anche guardarlo interamente a questo link.

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Il grande fratello ti osserva

Scrivere questo post non sarà facile,

ma vi prego di avere pazienza e di non trarre conclusioni affrettate.

UTOPIA è una parola magica, capace di suscitare reazioni contrastanti,

un miraggio che affascina, un ideale che attira e seduce.

Se riflettiamo a fondo, in essa è sempre presente il germe della DISTOPIA,

tra l’utopia e la distopia non c’è un rapporto di contraddizione; tutt’altro.

Appartengono entrambe ad un particolare filone della fantascienza a sfondo sociale,

che descrive tanto luoghi immaginari dove regna il benessere e la felicità (utopia),

quanto terribili ipotesi di mondi futuri invivibili (distopia).

alla base di questi due atteggiamenti

c’è la denuncia di una realtà avvertita come dolorosa e oppressiva

e la sollecitazione costruttiva a porvi rimedio

attraverso l’esercizio della ragionevolezza.

Ovviamente ci sono delle differenze:

l’utopia recide i legami col passato e con il luogo presente,

opera una cesura tra la storia reale e lo spazio riservato alla progettazione utopica;

la distopia invece intende collocarsi in continuità con il processo storico

amplificando quelle tendenze negative operanti nel presente che,

se non vengono smascherate e ostacolate,

condurranno alle società perverse da essa tratteggiate.

Alcuni autori, spesso ignorati, ci hanno messo in guardia dall’utopia stessa;

Huxley e Berdjaev insistono sulla pericolosità della realizzazione materiale,

concreta, delle utopie: ed io mi chiedo…

Un mondo senza reati, è utopico o distopico?

E’ un mondo dove regna il benessere, la libertà e la felicità (utopico),

o un mondo futuro invivibile (distopico)?

Davvero vi affascina una società completamente trasparente,

dove ogni conversazione viene intercettata,

ascoltata, giudicata, interpretata, immagazzinata?

In questi giorni si parla molto di intercettazioni, del senso di sicurezza,

della necessità delle intercettazioni per individuare e arrestare i “cattivi”…

Molto utopico e idilliaco, a prima vista…come ogni utopia del resto…

Eccoci arrivati al punto dolente, amici silenti…

Siamo sicuri che dietro questa apparente soluzione per risolvere i mali del mondo

non si nasconda un male invisibile più diabolico del male stesso?

Che ci piaccia o no, il mondo è frutto di contraddizioni,

una società si basa spesso su assunti pragmatici,

dove legalità ed illegalità svaniscono,

lasciando il posto a ciò che è utile, a ciò che funziona.

Se ogni impresa, pubblica o privata, venisse intercettata,

l’intero sistema economico crollerebbe come un castello di carta…

Siete pronti a radere al suolo tutto, in nome della trasparenza?

Siamo coscienti che in ogni strumento di controllo

si nasconde uno strumento di potere?

Che un occhio che guarda per controllare

si può trasformare in un occhio che spia e giudica,

che sfrutta il suo potere per opprimere, reprimere,

censurare preventivamente, ogni dissonanza?

Barattare la propria LIBERTA’ con un miraggio di SICUREZZA,

mi appare, oggi più di ieri,

il più grande errore che un essere umano può compiere.

“Io non voglio essere sicuro: desidero essere libero”.

Quando questo si trasforma in “io non voglio essere libero: desidero essere sicuro”

qualcosa dentro di noi si rompe e la società si trasforma, inevitabilmente…

Ed intanto il grande fratello Orwelliano ci aspetta, dietro l’angolo…