Sono reduce dalla prima partita di Dungeons & Dragons insieme a mio figlio, quello più grande, che ancora deve compiere cinque anni, e non posso fare a meno di testimoniare questo evento. L’idea di diventare il Master dei miei figli mi è sempre bazzicata per la testa, ma non mi aspettavo potesse accadere così presto. Il GdR è un’attività ludica complessa, non proprio adatta ai bambini, anche se forse sono proprio loro ad avere una maggiore abilità di immedesimazione. Invece il piccolo Jo mi ha davvero sorpreso, divertendosi e intrattenendosi al tavolo per oltre un’ora, cosa non facile a quell’età.
Il primo assaggio di D&D gliel’ho somministrato con la versione “gioco da tavolo” e una manciata di regole super-semplificate. Lo scenario del dungeon con i tesori ed i mostri ha stimolato subito la sua fantasia. Ha capito al volo che non è sempre vantaggioso cercare lo scontro aperto e, nonostante giocasse con un guerriero, ha provato più volte ad agire da ladro. Da DM comprensivo e padre premuroso, gli ho concesso di forzare le regole, e ne sono nate alcune emozionanti situazioni. È riuscito a intrufolarsi in una stanza, accaparrarsi il tesoro senza farsi vedere dal mostro che l’abitava, e ad uscirne illeso.
Nel lanciare i dadi ha già una sua tecnica che ho battezzato “lancio alla tremarella”. L’eccitazione del risultato infatti gli fa muovere spasmodicamente il pugno stretto intorno alla pietruzza. Questa peculiarità mi ha ricordato le tecniche di lancio dei giocatori più esperti, i riti propiziatori ed i moccoli che immancabilmente accompagnano i fallimenti.
Nella prima avventurina i nostri due personaggi sono penetrati in un classico dungeon per recuperare una chiave e uccidere orchi, troll e scheletri. Non contento, il piccolo Jo mi ha chiesto la seconda parte della storia. Cosa aprirà mai questa chiave? E allora, dopo quasi un’ora di gioco, abbiamo riorganizzato lo scenario, con tanto di ponte sul fiume di lava. “Bisogna stare attenti perché se si scivola dal ponte facciamo una brutta fine!” ha commentato subito il piccolo guerriero. La famosa chiave apriva la porta d’accesso ad un secondo dungeon. Sul ponte abbiamo combattuto i non-morti, poi un verme gigante e altri troll. Alla fine abbiamo recuperato tutti i tesori e gli oggetti magici disseminati per le stanze. Uno spettacolo.
Rimettendo a posto la scatola e i dadi il padre premuroso ha chiesto al figlio con gli occhi luccicanti: “Ma ti è piaciuto?” E il piccolo ha risposto, nel suo fluente olandese… “Ja!”
EVVAI! PICCOLI GIOCATORI DI RUOLO CRESCONO!!!!
FONTE: Storie di Ruolo
Bellissimo 🙂