di Giuseppe Tavera
Direi di si anzi, sarebbe più semplice se prima di ascoltare gli altri, pensassimo un poco a sentire noi stessi. Prestarci attenzione è il prerequisito fondamentale per l’armonia e la pacatezza di spirito. Ascoltare noi e gli altri, significa fondamentalmente essere disponibili ad imparare e solo ascoltando e conoscendo la persona che si ha vicino, si è in grado di sfuggire alla logica delle risposte preconfezionate che sono solo sintomo di scarsa attenzione per il prossimo.
Esiste una teoria che definisce il nostro rapporto con gli altri basata sui 7 specchi esseni di Gregg Braden.
Eccone un sunto preso via internet.
1) Il primo specchio esseno, dei rapporti umani, ci rimanda tramite gli altri (gioia o rabbia) cio’ che siamo nel presente.
2) Il secondo specchio esseno ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente. Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente.
3) Il terzo specchio esseno lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade qualcosa di magico. Quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un’attrazione magnetica verso quella persona.
4) Il quarto specchio esseno ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione che ci portano rinunciare lentamente alle cose a cui teniamo di più.
Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza ad ogni stadio.
5) Il quinto specchio esseno rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro simboleggiando le nostre credenze e aspettative con la nostra Madre e il nostro Padre celeste.
6) Il sesto specchio esseno gli antichi lo chiamarono l’Oscura notte dell’anima e ci ricorda che la vita tende verso l’equilibrio anche se a volte non lo sembra.
E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.
7) Il settimo specchio esseno ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente,siamo noi il nostro punto di riferimento.
Quando “ascoltiamo” una persona, diventiamo in un certo senso uno specchio in grado di riflettere (e qualche volta di deformare) un aspetto del nostro interlocutore. Con questo specchio possiamo essere degli angeli come possiamo essere delle macchine letali, alla come per ogni cosa è sempre il buon senso a comandare.