Posts contrassegnato dai tag ‘Erich Fromm’

VITA DOPO LA MORTE

Pubblicato: 7 marzo 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO, RIFLESSIONI
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Quando affermo che la vita termina con la morte, dissentono da me i cristiani e gli ebrei, i quali credono a una vita dopo la morte. Ma su di un punto mi danno ragione: anche se si crede alla vita dopo la morte, non si tratta certo di un viaggio organizzato in un paese ignoto pagato in anticipo. Non si tratta affatto di un viaggio di piacere. C’è una vita dopo la morte sole se accade qualcosa già qui, nella nostra vita, che ci consenta di prendere parte a quel tipo di vita descritto dalle diverse religioni.

In sostanza, non dipende dal credere o meno in determinate affermazioni o dogmi religiosi su una vita dopo la morte, perché in ogni caso dovremo affrontare seriamente il problema della morte e non ci sarà consentito tentare di mascherarlo di sfuggirgli.

Erich Fromm – Problemi dell’invecchiamento

Immagine di: http://www.flickr.com/photos/familymwr/

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AMORE E LIBERTÀ

Pubblicato: 24 febbraio 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO
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Liebe, amore, ha la stessa radice di Lob, lode, apprezzamento, ma anche di Freude, gioia, e Freiheit, libertà. Queste parole esprimono un’esperienza, un complesso di esperienze. Non c’è amore che non sia accompagnato anche da gioia, libertà e apprezzamento.

C’è un’antica canzone popolare francese che recita “L’amour est l’enfant de la liberté”, l’amore è figlio della libertà. In questa canzone amore e libertà aono accomunati. Oggi questo rapporto intimo, profondissimo tra amore e libertà viene completamente misconosciuto. La maggior parte degli uomini hanno paura di perdere la libertà amando, e non riescono a credere che l’amore rappresenti allo stesso tempo il più grande potenziamento della libertà.

Erich Fromm – Leggi altri pensieri

Immagine di Lord Khan: http://www.flickr.com/photos/lordkhan/

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TIPI UMANI

Pubblicato: 15 febbraio 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO
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Tutto é diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identitá: esiste un vuoto interiore. Non si hanno convinzioni né scopi autentici. Il carattere mercantile é l’essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e di funzionare.

É proprio questo il tipo umano conforme ai bisogni sociali. Si puó dire che la maggior parte degli uomini diventano come la societá desidera che essi siano per avere successo. La societá fabbrica tipi umani cosí come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E giá da bambino l’uomo impara quale sia il tipo piú richiesto.

Erich Fromm – 1977

Immagine di Snedegar3: http://www.flickr.com/photos/edmondsonlifeimages/

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UN ERRORE CHIAMATO UOMO

Pubblicato: 30 gennaio 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO
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Da una prospettiva biologica l’uomo è un fallimento perché non è capace, come invece la donna, di generare una nuova vita. Rispetto alla sua esperienza l’uomo si sente sterile; il fatto che il suo seme sia necessario per mettere al mondo un figlio è un sapere puramente teorico. All’atto pratico il bambino è in tutto e per tutto una creatura della madre, che gli dona la vita.

La maggior parte degli uomini rimuovono il desiderio di generare un figlio perché vogliono mantenere l’illusione della propria superiorità. Per tale motivo devono mettere a tacere il proprio sentimento di inferiorità biologica per mezzo del potere, dominando e sfruttando le donne e dimostrando a se stessi, giorno dopo giorno, di non essere inferiori.

Erich Fromm

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LA PAURA DELLA MORTE

Pubblicato: 20 gennaio 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO, RIFLESSIONI
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C’è una differenza tra l’avere un forte desiderio di vivere o l’avere una terribile paura della morte. La paura della morte cresce insieme al sentimento di non aver vissuto nel modo giusto, di aver condotto una vita senza gioia e senza senso. Un uomo davvero vitale non ha paura della morte perché trova la sua identità nel proprio essere e nella propria attività interiore.

Invece tutte le persone che, come la maggior parte di coloro che vivono nella nostra cultura, si identificano con ciò che hanno (con i beni materiali che posseggono, con la loro posizione sociale, con il loro prestigio, il loro potere e così via), si riconoscono nel motto: “Io sono ciò che ho”. Il loro Sé è la somma di ciò che hanno; la loro preziosa proprietà è il loro io, la loro persona. In loro la paura della morte non è tanto quella di non vivere più, ma la paura di perdere la cosa più preziosa che posseggono, la loro persona.

Bisogna prendere in considerazione le manifestazioni della paura della morte e del morire tanto consce che inconsce [tra cui vanno annoverati la negazione della morte, l’illusione dell’immortalità e il desiderio necrofilo di morte].

Molti uomini hanno infatti una grande paura di morire e perciò considerano un tabù la morte – in particolare la propria morte – tanto che hanno paura di fare testamento. Per tale motivo spesso questo atteggiamento patologico viene razionalizzato a livello conscio affermando che “non bisogna sfidare la sorte”. In realtà in ciò si annida un atteggiamento superstizioso: certe cose spaventose non possono essere nominate, perché già solo questo potrebbe farle accadere. Ci sono casi di persone che si suicidano perché hanno un’enorme paura della morte.

Erich Fromm – La Volontà di Vivere

Leggi anche: Da che parte stai?

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DA CHE PARTE STAI?

Pubblicato: 4 gennaio 2011 da Willoworld in FILOSOFIA, PENSIERO, RIFLESSIONI
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La distruttività come compensazione della noia è tipica della modalità esistenziale dell’avere. La creatività è un elemento distintivo dell’orientamento dell’essere. Distruttività e creatività sono entrambe risposte possibili al bisogno di trascendenza.

Vogliamo trascendere la nostra natura di creature, il nostro essere creati da altri, e lo possiamo fare in due modi. Da una parte possiamo creare la vita; le donne possono farlo comunque per natura, mentre gli uomini, non generando per via biologica, possono compiere questo atto grazie alle idee o con ogni sorta di altri mezzi.

Noi possiamo trascendere la vita con la creazione. Creare è difficile, però, per una lunga serie di motivi; e se non riusciamo a trascendere la vita con la creazione, possiamo farlo con la distruzione. Distruggere la vita è trascenderla, quasi quanto crearla.

La distruttività è, per così dire, una potenzialità alternativa per l’uomo. Se non ce la facciamo a venire a capo della vita in modo creativo e a trascenderla, allora proviamo a trascenderla distruggendola. Nell’atto della distruzione noi ci rendiamo più forti della vita.

Erich Fromm – “Anima e Società”

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